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E’ importante la sentenza della Corte di Cassazione che ha riconosciuto la legittimità della richiesta dell’Ici avanzata ben cinque anni fa dal Comune di Livorno agli istituti scolastici del territorio gestiti da enti religiosi. Una decisione che giunge nel bel mezzo delle tensioni tra la Chiesa italiana e lo Stato a proposito del provvedimento sulle unioni civili in discussione.

IL COMUNICATO DEL COMUNE

Il Comune ha diffuso un comunicato in cui – sottolineando che la Suprema Corte ha ribaltato quanto stabilito dei primi due gradi di giudizio – si è stabilito che “poiché gli utenti della scuola paritaria pagano un corrispettivo per la frequenza, tale attività è di carattere commerciale, senza che a ciò osti la gestione in perdita”. In particolare, come scrive anche il quotidiano locale Il Tirreno, “il giudice di legittimità ha precisato che, ai fini in esame, è giuridicamente irrilevante lo scopo di lucro, risultando sufficiente l’idoneità tendenziale dei ricavi a perseguire il pareggio di bilancio”. In sostanza, dunque, “il conseguimento di ricavi è di per sé indice sufficiente del carattere commerciale dell’attività svolta”.

UN SALASSO FINANZIARIO PER LE DUE SCUOLE

Il problema è che per gli istituti interessati dalla sentenza, il “Santo Spirito” e la “Immacolata”, la prospettiva è quella del salasso finanziario. Il Comune di Livorno, infatti, ha già fatto sapere che “si provvederà a notificare anche gli importi dovuti per le annualità 2010 e 2011, imponibili a fine Ici”. E la somma ammonta a 422.178 euro.

LA SODDISFAZIONE DELLA GIUNTA COMUNALE

Il Comune esulta: “Ci fa piacere che questa sia la prima sentenza a livello nazionale che riguarda immobili di questa tipologia, destinati a uso scolastico, affinché sia fatta definitivamente chiarezza sulla legittimità di tali pagamenti tributari da parte degli enti religiosi”, ha commentato il vicesindaco della città, Stella Sorgente.

PER LA CEI, E’ UNA “SENTENZA PERICOLOSA”

Meno conciliante è invece la reazione della Conferenza episcopale italiana. Il segretario generale, mons. Nunzio Galantino, ha definito “pericolosa” la sentenza. Essa, ha aggiunto, “limita la garanzia di libertà sull’educazione che tanto richiede anche l’Europa. Chi prende decisioni, lo faccia con meno ideologia. Perché ho la netta sensazione che con questo modo di pensare, si aspetti l’applauso di qualche parte ideologizzata. Il fatto è che non ci si sta rendendo conto del servizio che svolgono le scuole pubbliche paritarie”.

“PROSCIUTTO SUGLI OCCHI DELL’IDEOLOGIA”

Subito, Galantino sfodera i numeri: “Ci sono un 1,3 milioni di studenti nelle scuole paritarie. Bisogna anche sapere che a fronte dei 520 milioni che ricevono le scuole paritarie, lo Stato risparmia 6,5 miliardi. Attenzione, dunque, a non farsi mettere il prosciutto sugli occhi dell’ideologia”.

“NON SONO SOLO SCUOLE CATTOLICHE”

Il segretario generale della Cei ci tiene a fare un distinguo: “Non stiamo parlando solo di scuole cattoliche. Impariamo a chiamare le cose con il loro nome, parliamo di scuole pubbliche paritarie. C’è un discorso tutto ideologico. Ho l’impressione che si voglia far passare il problema come fatto tutto cattolico”.

IL COMMENTO DEL GOVERNO

Dal governo, arriva il commento del sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi: “Se le scuole paritarie devono pagare l’Imu, molte aumenteranno le rette o chiuderanno. Lo Stato, di conseguenza, dovrà trovare nuove risorse per costruire nuove scuole e gestirle e la parità scolastica non solo sarà minima nel nostro Paese, ma proprio scomparirà”.

Imu e scuole paritarie. Perché la Cassazione fa infuriare la Cei

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