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Sicché a un certo punto, mentre leggo l’intervento di James McAndrews, banchiere della Fed di New York (“Negative nominal central bank policy rates – where is the lower bound?”), dalla panoplia di studiosi citati dal banchiere americano spunta fuori un personaggio poco noto alle cronache e ormai pressoché dimenticato dalla storia dell’economia: Silvius Gesell.

Mi sembra una raffinata beffa del destino, come sempre molto fantasioso, ritrovare Gesell in una dissertazione molto tecnica e persino un po’ noiosa sulla vita economica ai tempi dello Zero lower bound. Se non altro perché, e lo sa bene chi ha frequentato i testi eterodossi del pensiero economico, Gesell è uno di quei tizi che una certa vulgata definisce frettolosamente eretico, trascurando magari di ricordare come nel suo Trattato della Moneta Keynes abbia dedicato un lungo approfondimento al pensiero del mercante svizzero-argentino, poi divenuto economista per passione, salvo poi definirlo ironicamente un mattoide.

Eppure chi ha frequentato i libri di Gesell, anche per sentito dire, riconosce il suo denaro a scadenza nell’impianto keynesiano.

Pensate all’idea della trappola della liquidità, laddove Keynes esattamente come Gesell riconosce nel poter essere tesaurizzato pressoché senza costi, l’handicap del denaro. Oppure nella preconizzata eutanasia del rentier, laddove Keynes auspicava che le condizioni economiche evolvessero di guisa che non fosse più possibile mantenere una classe di redditieri, vuoi per le evoluzioni economiche, vuoi (forse quello più auspicate dall’economista inglese) per quelle spirituali. In uno dei suoi saggi Keynes scrisse che un giorno forse avremmo capito che il denaro serve a godersi la vita, non ad essere tesaurizzato senza senso alcuno che non sia patologico.

Gesell, dunque, e la sua vita, controversa e border line, debitore riconosciuto del pensiero di un altro controverso personaggio come Rudolf Steiner, che all’economia dedicò alcune conferenze nelle quali venne sviluppata una teoria monetaria il cui perno era proprio l’idea che il denaro dovesse lentamente decumularsi per assolvere alla sua funzione di regolatore degli scambi. Pensiero che rifiuta radicalmente la concezione classica del denaro come merce che risale a Locke e al periodo dello standard aureo, che sempre Keynes definirà un residuo barbarico.

“O felice moneta, che fornisce al genere umano un’ottima bevanda e mantiene i suoi possessori immuni dall’infernale vizio dell’avarizia, poiché non si può seppellire, né conservare per lungo tempo!” , dice Pietro Martire d’Anghiera discorrendo del cacao come moneta da parte degli Aztechi, nel suo De orbe novo del 1530.

Se il nostri soldi fossero di cioccolata sarebbe più piacevole “mangiarseli”, ossia consumarli. Se poi fosse cioccolata che si scioglie se la si tiene chiusa nei forzieri ancor di più.

Tutto questo parrà a molti insensato e astratto, libresco, per così dire. Ma vedete, l’economia ai tempi dello Zero lower bound riserva di queste sorprese. Perché ai giorni nostri, come ha scritto di recente Ocse, “il rovescio della medaglia della ricchezza è il debito”, e poiché non vogliamo cessare d’essere ricchi, dobbiamo attrezzare l’economia affinché tali debiti siano sostenibili, ossia credibili, per un periodo di tempo infinito, trattandosi di debiti eterni come la nostra sete di ricchezza, d’altronde.

Ed ecco allora lo Zero Lower bound, la migliore (per ora) approssimazione possibile dell’idea che il denaro tenuto fermo perda valore. Pensate ai depositi delle banche commerciali presso le banche centrali: ormai da mesi la Bce ha fissato un tasso negativo. Quindi il denaro che tengono fermo lì produce costi.

Ed ecco perché il nostro McAndrews cita Gesell, incredibilmente riesumato dalla polvere dei libri dimenticati e troppo stravaganti per essere presi sul serio. Però vedete, spesso i mattoidi, per dirla con le parole di Keynes, sono quelli che poi segnano il percorso della storia.

Infatti il nostro banchiere nota che Gesell, e altri come lui, hanno spesso suggerito soluzioni estreme come l’eliminazione della moneta, o la sua tassazione. “Questi – spiega – sono tutti altri modi di imporre tassi nominali negativi sui mezzi di pagamento che le persone usano”.

Gratta gratta, sotto l’idea dei tassi negativi trovi Gesell, Steiner e tutte le stravaganze di una certa economia che nessun economista per bene si sognerebbe di invitare a un pranzo accademico.

Ed è nel tracimare del pensiero lungo i percorsi accidentati di ciò che è incerto, che l’economia ai tempi dello Zero lower bound incontra la sua seconda peculiarità.

Ma la terza è quella più importante.

L’economia ai tempi dello “Zero lower bound”: la rivincita di Gesell

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