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Meno movimento e più partito, meno urla e proteste sguaiate e più proposte concrete (e pacate), meno insulti ai giornalisti e più presenze in tv. E soprattutto, meno Beppe Grillo da solo in prima fila ma più parlamentari e direttorio, a partire da Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico. Il Movimento 5 Stelle incassa il buon risultato di queste regionali che ne segnano la prova di maturità e una sostanziale tenuta in una tornata elettorale come quella amministrativa tradizionalmente più ostile ai grillini.

L’ex comico si è fatto vedere in comizio soltanto nella sua Genova, dove peraltro non ha riempito la piazza come in altre occasioni, mentre l’unico suo exploit dal punto di vista mediatico è stato quello della marcia da Perugia ad Assisi per il reddito di cittadinanza. Per il resto sono stati i deputati e senatori e soprattutto i candidati presidente e i candidati al consiglio regionale a giocarsela in prima persona. Morale della favola, nel caso si andasse ad elezioni politiche anticipate con l’Italicum alla Camera, al ballottaggio contro il Pd renziano ci andrebbero i 5 Stelle.

VENETO E LIGURIA, CROCE E DELIZIA

E’ nel Veneto leghista che i grillini hanno registrato il loro peggiore risultato. Il candidato Jacopo Berti, 31enne imprenditore padovano, con il suo 11,9% lotta fino all’ultimo voto per salire sul podio piazzandosi al terzo posto, a un abisso dal governatore Luca Zaia e doppiato dalla renziana Alessandra Moretti, ma davanti a Flavio Tosi per una manciata di consensi (almeno a poche centinaia di sezioni ancora da consultare). E questo sarebbe il vero successo grillino da quelle parti, riuscire cioè a relegare al quarto posto il sindaco di Verona. Sia chiaro, qui il 19,86% delle europee 2014 è lontano e la potenza del Carroccio non ha lasciato scampo a nessuno; l’M5S è infatti il quarto partito dietro a Lista Zaia, Lega Nord e Pd.

Discorso diverso nella Liguria di Grillo che vede la 32enne ricercatrice universitaria Alice Salvatore (nella foto con Grillo) al terzo posto con il suo 24,84%, miglior risultato di tutti i candidati grillini in Italia, a poca distanza dal 27,43 della renziana Raffaella Paita e a 10 punti da Giovanni Toti di Fi. L’M5S è però il secondo partito dietro al Pd (25,62%, ma alle europee era oltre il 41%) e davanti al 20,25% della Lega, anche se non vanno dimenticati i quasi 40mila voti persi rispetto alle europee dell’anno scorso, quando la lista ha sfiorato il 26%.

NEL CENTRO IL COLPO GROSSO E’ MARCHIGIANO

Risultati ambivalenti per i grillini nel centro Italia. Nelle Marche il Movimento mette a segno un indiscutibile successo con il 21,78% di Gianni Maggi (68enne ex radicale, il più anziano degli aspiranti governatori pentastellati) che si piazza secondo dopo il vincitore Luca Ceriscioli del Pd (41,07). E’ qui che i 5 Stelle riescono a scavalcare l’asse destrorso Lega Nord-Fratelli d’Italia che con Francesco Acquaroli guadagna il terzo posto (18,98%). Come alle europee del 2014, quando conquistò il 24,51%, il Movimento di Grillo si conferma l’alternativa ai dem nonostante i quasi 62mila voti persi tra le due consultazioni, complice anche l’affluenza più bassa.

In Umbria invece Andrea Liberati, 39 anni ed entrato a corsa già iniziata dopo la rinuncia della precedente candidata Laura Alunni, ha sofferto la concorrenza tra Catiuscia Marini del Pd e l’agguerrito sindaco di Assisi, Claudio Ricci, riuscito a coagulare attorno a sé l’intero centrodestra. Così il grillino non è andato oltre il terzo posto con il 14,30% (alle europee 19,48%). Tuttavia, l’M5S è comunque il secondo partito dopo al Pd, con la Lega arrivata a sfiorare il 14%.

Risultato analogo in Toscana per quanto riguarda il candidato presidente; in questo caso, a differenza delle Marche, l’asse Lega-Fdi ha superato i 5 Stelle, con Claudio Borghi Aquilini secondo con il 20,1% e il grillino Giacomo Gennarelli (36enne consulente energetico) fermo al 15,05, non lontano comunque dal 16,68 di un anno fa. Anche come partito i 5 Stelle sono terzi, superati dal 16,6% della Lega.

LA TENUTA AL SUD

Appena 16mila voti. Tanto (anzi, sarebbe meglio dire poco) è mancato al Movimento 5 Stelle per affermarsi come secondo partito in Campania. Il 17,27% di lista lo costringe infatti al terzo scalino dietro di un soffio a Forza Italia (18,04%) e al Pd (19,74%). La candidata grillina Valeria Ciarambino, 42enne impiegata e fedelissima del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, si è fermata al 17,24%, stretta nella lotta all’ultima scheda tra il vincitore del Pd Vincenzo De Luca e Stefano Caldoro del centrodestra. Se si guarda alle regionali del 2010, sembra passata davvero un’era geologica dato che in quell’occasione l’allora sconosciuto Roberto Fico, oggi presidente della Commissione di vigilanza Rai, raggranellò l’1,35%. Il confronto con le europee 2014 è quindi più adeguato: anche in quell’occasione l’M5S arrivò terzo, ma con il 22,93% e oltre mezzo milione di voti contro i 365mila di ieri.

Dove invece i grillini si affermano come secondo partito è in Puglia; nonostante lì il conteggio delle schede vada a rilento, il Movimento nei voti di lista viaggia verso il 16% con il Pd al 19%, mentre Forza Italia non arriva nemmeno all’11% e Oltre con Fitto sta sotto alla soglia del 10%. Nei consensi al candidato presidente, grazie alle alleanze, il candidato fittiano Francesco Schittulli recupera ed è testa a testa all’ultimo voto attorno al 18% con la grillina Antonella Laricchia, studentessa in Architettura, che con i suoi 28 anni è la più giovane candidata presidente di questa tornata elettorale.

Elezioni regionali, come sono andati i 5 stelle (senza l'urlatore Grillo)

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