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Missione fallita, l’ennesima. Sono settimane difficili per l’industria spaziale russa. Dopo lo schianto nell’Oceano Pacifico del vettore cargo Progress destinato a portare i rifornimenti alla stazione spaziale internazionale, questa notte il razzo Proton-M è precipitato dopo appena otto minuti dal lancio avvenuto dal cosmodromo di Bajkonur, nella regione siberiana di Cita. Lo ha riferito l’agenzia di stampa russa, Interfax, specificando che l’incidente è avvenuto circa 500 secondi dopo il lancio e a 160 km di altitudine.

IL SATELLITE “MEX SAT 1”

L’emittente britannica BBC riferisce che la causa dell’incidente del razzo vettore Proton-M «sarebbe stata identificata», ma non sono stati ancora forniti dettagli sulla dinamica. Il razzo trasportava il satellite messicano MexSat1, del peso di 5,4 tonnellate, che era stato costruito per e su commissione del governo messicano dalla Boeing. Il suo lancio, previsto inizialmente per il 29 aprile, era stato posticipato proprio su richiesta del colosso costruttore di aeromobili, perché fossero effettuati ulteriori test. Secondo quanto dichiarato ufficialmente dal portavoce Dmitry Peskov, il presidente russo Vladimir Putin sarebbe stato immediatamente avvertito del fallimento della missione spaziale.

LA POSSIBILE CADUTA DI MATERIALI TOSSICI

Non si esclude che nella zona dello schianto vi siano frammenti tossici. Secondo quanto riferito da un dirigente del settore spaziale, lo stadio finale del razzo poteva infatti contenere tonnellate di propellente altamente nocivo. Proprio per questo motivo Roskosmos, l’agenzia spaziale russa, ha fornito alle autorità della regione di Cita le coordinate del luogo dove si pensa possano esserci state cadute di materiale. Secondo quanto riporta la BBC, citando fonti ufficiali, le comunicazioni con Proton-M  si sono interrotte ben prima di quando si suppone si sia staccato il terzo stadio del razzo vettore.

LA LUNGA LISTA DEI FALLIMENTI SPAZIALI RUSSI

«L’industria spaziale russa, che ha aperto di fatto la strada alle esplorazione spaziali, è stata perseguitata nel corso del tempo da una serie di incidenti e imprevisti che hanno offuscato la sua gloriosa reputazione», spiega Reuters. Il fallimento di oggi, infatti, è solo l’ultimo di una lunga serie, nell’ambito delle sue missioni spaziali. Solo due settimane fa, c’era stata la disavventura del vettore cargo Progress, teoricamente diretto verso la base spaziale Iss, che solo poche ore dopo il decollo non ha più risposto agli ingegneri della Federazione e ha cominciato ad avere reazioni incontrollabili.

Le circostanze dell’incidente sono talmente poco chiare da aver sollecitato l’intervento di una commissione d’inchiesta che sta indagando sul caso e rischiano di far posticipare ulteriormente il rientro della Soyuz TMA-15M con a bordo italiana Samantha Cristoforetti, il russo Anton Shkaplerov e lo statunitense Terry Virts, ipotizzato per l’11 giugno.

Citando due degli altri più recenti incidenti, nel mese di luglio 2013, un razzo vettore Proton con a bordo tre satelliti per la navigazione del valore di circa 200 milioni dollari si è schiantato poco dopo il decollo dal cosmodromo di Baikonur. Nel 2011, invece, un altro cargo Progress si era schiantato in Siberia poco dopo il lancio.

Tutti i flop spaziali della Russia di Putin

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