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Che succede nel mondo delle Popolari? Incassato, a malincuore, il colpo basso del governo Renzi, che ha obbligato d’imperio la trasformazione dei dieci maggiori istituti popolari in società per azioni entro 18 mesi, ora gli stessi istituti interessati sono all’opera per realizzare (prima o dopo la trasformazione in spa?) fusioni e/o acquisizioni. In verità, fin dall’inizio, si è notato una maggiore disponibilità da parte dei capi azienda a seguire l’onda “renziana” pro mercato e contendibilità delle banche, rispetto ai presidenti delle banche popolari più restii, anzi contrari, all’intervento giudicato invasivo dell’esecutivo.

LE PROSPETTIVE

Così ora, mentre il consiglio regionale della Lombardia ha dato mandato alla giunta di Roberto Maroni di fare ricorso contro il decreto del governo nel frattempo diventato legge, e mentre la Uilca, la federazione dei bancari della Uil, pensa a nuove forme di partecipazione dei dipendenti nelle banche, a partire ma non solo dalla Popolare di Milano (QUI L’APPROFONDIMENTO DI FORMICHE.NET), le ultime assemblee degli istituti coinvolti hanno riproposto il tema delle fusioni e acquisizioni.

(IL 20 PRESENTAZIONE A ROMA DEL LIBRO “POPOLARI ADDIO?”, ECCO TUTTE LE INFO)

Ieri il tema del risiko è stato al centro delle conference call di due tra i maggiori player del sistema, la Popolare di Milano e la Popolare dell’Emilia Romagna, ha scritto Luca Gualtieri su Mf/Milano Finanza di oggi. Entrambi gli istituti sembrano orientati verso una fusione alla pari che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe realizzarsi in tempi spediti. «Non siamo attendisti, partiremo velocemente con l’analisi delle opportunità», ha detto il consigliere delegato di Bpm Giuseppe Castagna durante l’incontro con la comunità finanziaria.

LE PAROLE DI CASTAGNA

La banca di Piazza Meda- ha ricordato Mf – con i risultati del primo trimestre (utile netto di 64,3 milioni e impieghi in crescita dell’1,6%) è vista dal mercato come uno dei candidati favoriti alle aggregazioni in arrivo. Dopo l’assemblea di aprile, “finalmente serena e tranquilla, ci apprestiamo a scendere in campo e adesso cominceremo a guardare a progetti con altre banche popolari”, ha spiegato ieri Castagna, aggiungendo che l’obiettivo “è quello di creare gruppi bancari importanti, che possano sostenere la ripresa del Paese. Ci piacerebbe sapere se sono possibili aggregazioni con banche più forti per essere poi poli aggreganti con altri istituti più piccoli”. “Non escludiamo – ha aggiunto Castagna – che sia possibile una trasformazione in Spa prima della fusione, soprattutto se non incontrassimo dei partner con cui affrontare un discorso di fusione”, ha aggiunto il manager.

LE FRASI DI VANDELLI

Gli indizi, secondo gli analisi, conducono a Modena, sede della Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper). Alessandro Vandelli, amministratore delegato della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, ha infatti escluso una fusione con una banca non quotata, definendola “molto, molto difficile”. L’annuncio del banchiere, che sembrerebbe sgombrare il campo dalle ipotesi su un intervento nel Nordest – ha notato Mf – corrobora lo scenario di una fusione tra uguali con istituti quotati anche per Bper. L’istituto modenese comunque potrebbe muoversi meno rapidamente della Bpm: «Sarà necessario attendere ancora alcuni mesi per capire se sarà possibile un merger con un’altra popolare. È un periodo di transizione”. Comunque alla fine Vandelli, come riporta il Sole 24 Ore, ha detto che nella lista del possibile partner c’è sempre Bpm, “per molte ragioni”, ha aggiunto.

L’ANALISI DI MEDIOBANCA SECURITIES

Nel frattempo analisi e banche d’affari si stanno sbizzarrendo negli scenari: “Bper e Ubi risultano i soggetti con la posizione più appetibile – si legge nel report di Mediobanca Securities – in quanto sono quelle che mostrano il miglior bilanciamento tra upside, potenziale di razionalizzazione e protezione dall’incertezza regolatoria. Inoltre, la razionalizzazione delle minority in Ubi potrebbe comportare un aumento di 40 punti base nel suo Cet1. Bpm merita di essere inserita nel gruppo delle migliori, in quanto promette una migliore remunerazione degli azionisti. Banco Popolare mostra un ampio upside e non ci preoccupano particolarmente i rischi collegati al potenziale inasprimento del quadro regolatorio”.

IL REPORT DI EQUITA

Bpm è comunque al centro del risiko ed è ritenuta dal mercato sia preda che predatrice. Banco Popolare sta conducendo una campagna su Milano per accaparrarsi Bpm? “Durante le assemblee di Banco Popolare e Bpm – ha scritto Giovanni Razzoli, di Equita Sim, in una nota del 13 aprile – sono stati fatti riferimenti al processo di consolidamento”. In dettaglio, “il management di Banco Popolare continua ad auspicare una fusione con Banca Popolare di Milano, operazione che è ritenuta difficile da realizzare ma non impossibile. Da non escludere anche un deal con Ubi; Banca Popolare di Milano sta analizzando le ipotesi ed eventuali fusioni dovrebbero essere realizzate prima del termine previsto per la demutualizzazione”.

 

LA SIMULAZIONE DEL CORSERA

Probabilmente per via della dimensione, è proprio questa la triade su cui si concentra maggiormente l’attenzione degli operatori. E c’è chi considera l’alleanza tra Verona e Milano praticamente cosa già fatta. Se Banco Popolare e Bpm trovassero l’accordo ne verrebbe fuori la terza banca italiana, dopo Unicredit e Intesa. “Il progetto – ha scritto Stefano Righi sul Corriere Economia – è ancora nella fase embrionale, ma i contatti ci sono stati. Senza crismi di ufficialità, ma concreti”. Anche perché i legami sono già esistenti: “il presidente del consiglio di Sorveglianza della Bpm, l’ex ministro Dino Piero Giarda è stato per anni amministratore del Banco Popolare e diversi amministratori di allora siedono ancora nel board della banca veronese. Si conoscono bene anche gli amministratori delegati dei due gruppi, Pier Francesco Saviotti (Banco) e Giuseppe Castagna (Bpm)”.

Bpm e Bper. Cosa studiano Castagna e Vandelli

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