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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo un estratto dell’articolo di Antonino D’Anna uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

La data da segnare in calendario è il 13 maggio, Madonna di Fatima. Il luogo è la parrocchia di San Giuseppe della Pace, zona Bullona di Milano. L’invitato è di quelli che contano molto, in tutti i sensi. Parliamo del cardinale George Pell, attuale «ministro delle finanze» vaticano dato un po’ in calo dal borsino d’Oltretevere, che la sera del 13, dopo la Santa Messa delle ore 18.00, guiderà la processione aux flambeaux con la Madonna pellegrina di Fatima. Le celebrazioni presiedute da Pell sono parte della Missione Mariana a Milano che si sta tenendo da oggi fino al 17 maggio. La Parrocchia sta anche festeggiando i 50 anni dalla sua fondazione.

C’è chi, in Vaticano, sottolinea come la presenza di Pell in questa parrocchia guidata dal dinamico don Vittorio De Paoli (che è assistente spirituale nazionale dell’Apostolato Mondiale di Fatima nonché molto attivo tra i poveri e gli ultimi di questa zona della città) sia interessante anche da un altro punto di vista: San Giuseppe della Pace, infatti, appartiene al Decanato Sempione, 50.000 anime per cinque parrocchie in una zona che accoglie fedeli cinesi (soprattutto nella chiesa della Trinità, in piena Chinatown: è la Cappellania cinese della città). La presenza di Pell a fare gli onori di casa alla Madonna pellegrina di Fatima, dunque, non sarebbe soltanto una doverosa celebrazione della Vergine, ma viene letto da alcuni anche come un segnale di interesse e riguardo verso la comunità cinese di Milano. A Roma si dice che questo possa essere letto come un messaggio discreto verso Pechino con cui il Vaticano sta faticosamente spingendo per una ripresa dei rapporti e soprattutto per la soluzione della Chiesa cattolica clandestina, oggi perseguitata perché fedele al Papa.

A guidare le trattative, come abbiamo detto già in passato, è il segretario di Stato cardinale Pietro Parolin. Uno che ha saputo concludere un buon accordo con il Vietnam, dove la nomina avviene sulla base della scelta di Hanoi all’interno di una terna presentata da Roma. Parolin, all’inizio di questo secolo, ha anche trattato con Pechino ed è andato molto spesso vicino ad un possibile accordo diplomatico; poi per tanti motivi (non escluso il suo trasferimento da Roma con la nomina a Nunzio papale in Venezuela nel 2009) non è stato possibile arrivare alla fine della querelle diplomatica.

La Santa Sede potrebbe capitalizzare un eventuale aiuto diplomatico da parte degli Usa, dopo il contributo di Papa Bergoglio per la fine dell’embargo cubano, anche se in passato Parolin ha sempre messo in guardia dall’appiattimento sulle posizioni americane nei confronti della Cina. Si dice però che i contatti per un viaggio papale in Cina stiano continuando e che Roma starebbe lavorando da tempo a questo gesto che sarebbe la fine di una persecuzione cominciata contro i cattolici divenuti clandestini nel 1951, quando Mao scacciò gli ultimi missionari da Roma. Il Papa gesuita, erede di quel Matteo Ricci che da gesuita si fece cinese per evangelizzare il Celeste Impero, potrebbe riuscirci. Che cosa gli porterà Pell da Milano?

Tutti i passi verso la distensione tra Vaticano e Cina

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