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È stato Franco Bassanini, presidente uscente di Cdp che lascerà il posto a Claudio Costamagna, voluto dalla presidenza del Consiglio, a sottolinearlo ieri. E’ in corso – ha detto – solo un “naturale avvicendamento“. Naturale e quasi inevitabile visto che – come ha aggiunto Bassanini – “noi abbiamo sostanzialmente chiuso in anticipo di qualche mese l’attuazione del piano 2013-2015 e ha senso pensare che l’impostazione del piano 2016-2018 sia fatto da un cda nuovo che lo attuerà in una prospettiva triennale”.

Bassanini ha anche rimarcato che in Cdp “in cinque anni è raddoppiato il patrimonio netto, si è moltiplicato per dieci il supporto per l’economia, siamo arrivati a 400 miliardi di attivi”. E poi ha stimmatizzato il fatto che sulla vicenda dei vertici della Cassa “sui giornali ho letto di tutto, di cui almeno il 50% non era vero”.

(CHI SI AGITA, E CHI NO, PER IL FUTURO DI CDP. LE FOTO PIZZIANE DEI PROTAGONISTI)

Tra i criticati, non esplicitati, c’è pure il sottoscritto visto che il presidente uscente di Cdp nei giorni scorsi, dopo questo articolo tra il serio e il faceto, o il romanzato, ha twittato accusandomi di fare della disinformazione. Invece ci siamo limitati, forse prima di altri e forse con maggiori informazioni – seppure senza il timbro di istituzioni, ministeri, portavoce o portasilenzi – a ipotizzare i veri motivi del “naturale avvicendamento” ai vertici della Cdp (qui uno degli articoli più completi e questo è l’ultimo articolo ricognitivo sulla vicenda).

Ovviamente il governo ha il diritto di cambiare il top management di una società controllata dal Tesoro. Ma i governi devono avere la decenza – almeno la decenza – di non raccontare frottole a mercati, istituzioni, imprese e risparmiatori. Visto che la Cdp non è la Centrale del Latte di qualche paesucolo ma è la società che detiene partecipazioni di peso – controlla il 25,7% di Eni, il 100% di Sace, il 59% di Cdp Reti (che ha le quote di controllo di Snam e Terna), il 77% del Fondo strategico italiano (Fsi), il 100% di Fintecna e altro ancora – e che ha questi numerini: partecipazioni in 424 aziende, attivi per 401 miliardi, un patrimonio raddoppiato a 35 miliardi e 3,8 miliardi di dividendi distribuiti in 5 anni, come ricostruito dal Corriere Economia.

(CHI SI AGITA, E CHI NO, PER IL FUTURO DI CDP. LE FOTO PIZZIANE DEI PROTAGONISTI)

Dunque, da disinformati, chiediamo: qual è la versione da prendere in considerazione? Quella di Bassanini o quella di Renzi? Si ricorderà che il premier ha giustificato l’intervento sulla Cassa depositi e prestiti con imprecisati “motivi tecnici” che inducevano il governo “per forza” a cambiare i vertici di Cdp con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato sia del presidente Bassanini e dell’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini.

Da cronisti disinformati chiediamo agli informati: chi dice bugie fra Bassanini e Renzi? Aspettiamo fiduciosi che le istituzioni magari ammettano di aver detto un paio di bufalette per giustificare un naturale, necessario, avvicendamento.

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