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Il prossimo appuntamento pubblico di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, sarà venerdì 21 al meeting di Rimini. È probabile che in questa settimana il numero due dei vescovi italiani si asterrà da commenti sulla politica italiana. Il suo intervento alla kermesse avrà questo titolo: “Persona e senso del limite”, un tema che, però, tra le righe potrebbe nascondere richiami alla situazione sociale del Paese. Don Nunzio, così ama farsi chiamare, infatti in questi mesi ha abituato gli osservatori a molte sorprese.

Quando ieri ha comunicato che non sarebbe andato in Trentino a ricordare Alcide De Gasperi, a molti questo è sembrato un passo indietro rispetto alle parole dei giorni scorsi sulle politiche immigratorie. E invece, il discorso consegnato alla stampa nel tardo pomeriggio di ieri è deflagrato mediaticamente. La politica odierna, a differenza di quella a quella del tempo di De Gasperi, è stata dipinta come “harem di cooptati e furbi”. Nella sua lectio, poi, il segretario generale della Cei ha chiesto la società “ascolti” e “sostenga” i vescovi. Evidentemente Galantino non ha gradito le critiche che gli sono state rivolte soprattutto da Matteo Salvini della Lega e da Maurizio Gasparri di Forza Italia, quando, in sostanza, ha definito “piazzisti da quattro soldi” chi propugna esclusivamente la logica di respingimenti.

Le polemiche sono divampate subito. Matteo Salvini non ha perso l’occasione e ha detto che “Galantino è più a sinistra del Prc”, Daniela Santanché di Fi ha affermato che “in quanto a cooptati, harem e furbi, evidentemente Galantino in quanto capo dei vescovi se ne intende assai”, pure da Area Popolare sono arrivati distinguo con Fabrizio Cicchitto che ha chiesto “analisi più serie”.

Anche Palazzo Chigi non avrebbe gradito (significativo anche l’editoriale di giorni fa sul Messaggero del consigliere renziano Giuliano Da Empoli). Questa mattina, il ministro Graziano Delrio rimarca un certo fastidio le parole di Galantino in una intervista a Repubblica e afferma che non apprezza “un giudizio generalizzato, che non sa distinguere. Io sono un cattolico adulto, ma il rischio è che così si ingeneri nei cittadini un senso di sfiducia o un senso di rimpianto per il passato. Alimentare la nostalgia non fa bene, diventa uno stile qualunquista”.

Per il momento, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, sempre moderato nei toni, preferisce non intervenire e probabilmente non lo farà nemmeno nei prossimi giorni. Anche altri vescovi rimangono cauti. Sull’immigrazione, la Conferenza Episcopale conferma la linea dell’accoglienza e chiede che Onu e UE avviino un’azione più decisa, soprattutto sul fronte diplomatico, per evitare nuove tragedie del mare. Ma tanti vescovi, soprattutto del Nordest, auspicano un rapporto più dialogico con la classe politica e scontri meno frontali.

Galantino ha una franchezza che piace a molti, in netta discontinuità con i suoi predecessori, ma nei fatti, quando parla, continua a considerarsi più don Nunzio che il segretario generale della Cei. Il peso della Chiesa in Italia continua ad essere importante, il suo apporto per far uscire il Paese dalla crisi è stato fondamentale, ma a buona parte del mondo della politica fa gioco rispondere alle polemiche. L’opposizione, sull’immigrazione, punta alla pancia e agli istinti delle comunità locali; governo e maggioranza fanno fatica a rilanciare economia e occupazione.

Che succede nella Cei di Bagnasco e Galantino

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