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Nel secondo numero 2015 della “Rivista Energia”, Marco Lombardo (dottore di ricerca dell’Università di Bologna), ripercorre le tappe dell’inchiesta condotta dalla Commissione Europea sul presunto abuso di posizione dominante di Gazprom nel mercato europeo del gas, uno scontro che forse non è solo in campo antitrust.

LA DISPUTA TRA FASI FORMALI E PRASSI

Iniziato a fine agosto 2012, il procedimento di indagine della Commissione prosegue nell’aprile 2015 con la formale notifica a Gazprom della Comunicazione degli addebiti, lasciando al colosso energetico russo la possibilità di difendersi dalle accuse entro il mese di luglio 2015. Termine oltre il quale la Commissione potrà adottare una decisione definitiva e portare eventualmente Gazprom di fronte alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Un esito tuttavia non scontato sia per la “specificità dei beni energetici”, che fa sì che “nella prassi, a fronte di un elevato numero di indagini della Commissione sui mercati dell’elettricità e del gas” siano “rarissimi i casi in cui si è arrivati alla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea”, sia per la natura delle parti in causa “e dell’impatto che il procedimento può avere sulle relazioni geopolitiche tra l’Unione Europea e la Russia.

GAZPROM E IL MERCATO EUROPEO: PRESUNTO ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE

La Comunicazione degli addebiti ha circoscritto l’indagine pendente a carico di Gazprom su tre distinte ipotesi di violazione del diritto antitrust: “accordi di fornitura di lunga durata con restrizioni territoriali; politica dei prezzi sleale; accordi di tying (vendita collegata) sulle infrastrutture del trasporto di gas”. La posizione dominante non è vietata in sé, ma lo è il suo abuso: “l’impresa ha la facoltà di compiere gli atti che ritiene più opportuni per la protezione dei propri interessi economici, ma non può escludere, limitare o falsare la concorrenza in forza della sua posizione di potere di mercato.”
Le restrizioni territoriali riguardano gli accordi verticali di fornitura in Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia. Imponendo il “divieto di commercializzazione del gas o la destinazione di utilizzo del gas acquistato all’interno di uno specifico territorio” queste clausole “possono avere l’effetto di isolare o proteggere i mercati energetici nazionali e costituiscono, per loro natura, una restrizione alla concorrenza.”
La seconda ipotesi di violazione riguarda invece la politica dei prezzi sleali. Secondo la Commissione, Gazprom impone “ai grossisti prezzi significativamente più elevati rispetto ai propri costi o ai prezzi di riferimento” restringendo la concorrenza in Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia; la compagnia russa “starebbe praticando una politica di prezzi discriminatori attraverso lo svolgimento della medesima prestazione di fornitura di gas a condizioni diverse, in funzione del paese di destinazione, senza che tale disparità di trattamento trovi un’obiettiva giustificazione di carattere economico.”
Terza e ultima ipotesi di violazione sono gli accordi di tying, cioè di vendita collegata. “Subordinando la fornitura di gas alla Bulgaria e alla Polonia alla concessione di impegni di altra natura da parte dei rivenditori all’ingrosso per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto del gas”, Gazprom starebbe sfruttando a suo vantaggio la posizione dominante. Il delicato compito della Commissione in questo caso sarà quello di “vedere se i benefici prodotti dagli investimenti nelle infrastrutture del gas siano in grado di compensare gli svantaggi sul piano della concorrenza” o se “il solo scopo dell’accordo sia quello di rafforzare ed estendere il potere economico di Gazprom nel mercato del gas attraverso la realizzazione di nuovi gasdotti”.

UE CONTRO LA RUSSIA?

L’eventuale decisione della Commissione di aprire un contenzioso presso la Corte di Giustizia dell’UE dovrà tenere conto delle implicazioni politiche e di sicurezza energetica che questa produrrà. Gazprom è infatti “un organo strategico del Governo russo […] e rappresenta oltre il 10% dell’intera economia russa”. Se venisse accertato l’abuso di posizione dominante, Gazprom rischierebbe una sanzione pecuniaria fino “ad un ammontare di 12 mld. euro” rappresentando una minaccia non solo per la stabilità delle relazioni tra Mosca e Bruxelles, ma per l’intera economia russa.
Probabilmente, “le autorità russe cercheranno di spostare il piano della battaglia dal livello giuridico delle violazioni al diritto antitrust al livello della negoziazione politica”. Allo stesso modo, anche la Commissione “dovrebbe cercare di dosare sapientemente gli elementi giuridici a sua disposizione […] in favore della transizione per evitare il ricorso alla fase contenziosa”.

La famosa sentenza Microsoft, il lancio del pacchetto Unione dell’Energia, la prospettiva dell’interdipendenza energetica formano il contesto da cui si sviluppano analisi e prospettive sui possibili esiti dell’azione legale contro Gazprom. Per una maggiore completezza dei contenuti e accuratezza dei dati si rimanda alla versione originale; ogni eventuale discrepanza è da attribuirsi alla Redazione della Rivista Energia.

Perché Bruxelles sfruculia Gazprom

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