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L’Italia è nel mirino dei jihadisti dell’Isis? Si moltiplicano in questi giorni gli avvertimenti nei confronti del nostro Paese, apparentemente identificato dai drappi neri come uno dei prossimi obiettivi.

L’ALLARME DI TOBRUK

Oggi, Omar al Gawari, il ministro dell’Informazione del governo libico di Tobruk, quello riconosciuto internazionalmente, ha lanciato l’allarme dall’Egitto: “Nelle prossime settimane” arriveranno in Italia anche terroristi del califfo al-Baghdadi a bordo di barconi di migranti. “Nelle prossime settimane – ha avvertito – l’Italia sperimenterà l’arrivo non solo di poveri emigranti dall’Africa ma anche di barconi che trasportano Daesh”, il nome dello Stato Islamico in arabo.
Puntando il dito contro la coalizione di milizie filo-islamiche al potere a Tripoli e nella parte ovest della Libia, il ministro di Tobruk ha detto che “Malta e l’Italia saranno interessate da operazioni attraverso i porti che sono dominati da Fajr Libya. L’esercito e i responsabili libici – ha rimarcato senza voler aggiungere altro – hanno informazioni in proposito”.

LE PAROLE DI BENOTMAN

Le parole di al Gawari seguono a quelle lanciate pochi giorni fa proprio a Roma da Noman Benotman, ex militante jihadista che ha preso le distanze dall’islamismo e che oggi è presidente della Fondazione Quilliam, un think tank con sede a Londra. Intervenuto alla tavola rotonda “La Libia e il futuro della sicurezza nel Mediterraneo”, organizzata dal Comitato atlantico italiano in collaborazione con “Abhath”, Al Thuraya Consultancy and Researches di Abu Dhabi e il Mediterranean-Gulf Forum presso il Centro alti studi per la Difesa, Benotman ha detto ai microfoni di Aki-Adnkronos International che le minacce rivolte dall’Isis all’Italia sono “concrete”. “Non stanno scherzando”, ha spiegato, il Paese ospita il più conosciuto simbolo del cristianesimo, il Vaticano. Questo simbolo – ha sottolineato – racchiude la loro avversione per l’Occidente e il cristianesimo”.

IL LAVORO DELL’UE

Questi allarmi sono certamente di parte, ma giungono in un momento di altissima tensione. Domani, a Bruxelles, i Commissari dell’Unione saranno riuniti per approvare l’Agenda europea per l’immigrazione alla quale ha lavorato Lady Pesc Federica Mogherini e che tra i suoi punti più controversi prevede missioni in acque libiche per affondare prima della partenza le carrette del mare degli scafisti. Il testo – scriveva ieri Formiche.net – avrebbe già avuto il via libera di Francia, Regno Unito, Spagna e Lituania (i Paesi europei nel Consiglio di sicurezza) e dovrebbe fondarsi sul Capitolo 7 della Carta Onu, che prevede l’uso della forza come ultima possibilità. Anche la Russia, membro permanente del Consiglio, sarebbe favorevole a una risoluzione, a patto che i barconi non vengano bombardati per via aerea. Chi si oppone a questo genere d’intervento sono invece le stesse fazioni libiche, divise su tutto ma unite nella volontà di non tollerare ingerenze occidentali nel Paese. L’ambasciatore libico all’Onu, Ibrahim Dabbashi, ha detto venerdì scorso che la Libia non accetta (per ora) che l’Europa possa condurre azioni nelle sue acque territoriali. La strada diplomatica, dunque, si profila in salita, così come bloccare i barconi nei quali potrebbero annidarsi i jihadisti dell’Isis.

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