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Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Siamo tutti garantisti. Ma anche giornalisti. Un’intera categoria che non se la passa bene, vessata da una crisi editoriale senza precedenti e da un’opinione pubblica che spesso non perdona, giustamente, la mancanza di analisi e quell’essere spesso megafono del potere piuttosto che “watch dog” – come dicono gli inglesi – del potere. Nel silenzio più assoluto il presidente del nostro Istituto per la previdenza, Inpgi, Andrea Camporese (nella foto) è indagato dalla procura di Milano per il crack Sopaf, società che opera nel campo delle partecipazioni finanziarie.

In pratica l’accusa è quella di truffa e corruzione per un episodio che avrebbe danneggiato l’lnpgi per 7 milioni di euro, attraverso l’acquisto di quote del Fondo immobili pubblici. Ammontano ad “almeno 200mila euro” i soldi che Camporese avrebbe ricevuto da Andrea Toschi, amministratore delegato della società Adenium del gruppo Sopaf, per “il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio, in particolare per gli investimenti che Camporese aveva veicolato quale presidente di Inpgi su Adenium Sgr, nonché sui canali di conoscenze e contatti che aveva offerto a Toschi per la propria attività”. È quanto ha scritto nero su bianco Gaetano Ruta pubblico ministero di Milano.

Camporese si è difeso, dicendo che confida “di poter chiarire al più presto di aver agito in totale trasparenza nei confronti dell’istituto”. “Sono sgomento per la contestazione provvisoria del reato di corruzione”, ha aggiunto, sostenendo di aver subito “per oltre un anno una incredibile gogna mediatica. Non permetterò a nessuno di infangare la mia storia”.

Adesso qui non si vuole processare nessuno. Le sedi non sono certamente queste per analizzare anche l’agognante situazione dell’Inpgi dove si richiedono spesso sacrifici ai più giovani giornalisti a fronte di una pensione che, per i più, rischia di essere un miraggio. Tuttavia un gesto d’orgoglio ci potrebbe essere. E dovrebbe venire proprio dal presidente dell’Inpgi.

Quello di fare un passo indietro. Di ridare dignità a un Istituto che fino a qualche anno fa era il fiore all’occhiello della previdenza privata. Se lo facesse potrebbe anche difendersi meglio dalle accuse che, speriamo, siano infondate e potrebbe permettere ad un’intera categoria di rialzare la testa. Almeno una volta.

Inpgi, Camporese che fa?

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