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La questione Greca dovrebbe fare calmare il giovane toscano sempre troppo ardito e rapace. La storia insegna che l’arroganza non paga. Chissà se lui e i suoi amici dell’Ellade  sanno che nel 1999  il Trattato di Maastricht impegnava tutti i paesi dell’Unione europea, salvo Regno Unito e Danimarca, ad adottare presto o tardi la moneta unica. Oggi sono 19 i Paesi su 28 che l’hanno fatto e assistiamo al 12esimo Paese che lo adottò, per fare ritorno alla moneta che aveva lasciato.

Chissà i nobili Padri della Magna come si rivoltano nella tomba. Nessun Paese ha mai lasciato l’area euro e i Trattati non prevedono procedure formali perché questo possa avvenire. Paradossalmente, sarebbe forse meno complicato uscire dall’Unione Europea che dalla sua moneta unica. E la decisione di lasciare l’euro dovrebbe essere il frutto di un lungo e incerto negoziato. E ora i  giovani governanti “guasconi” greci, che ad arroganza e bugie non hanno nulla da invidiare al giovane toscano nostro, sono massacrati dai numeri dell’economia che parlano e dicono la verità. Così come lo stato dell’economia italiana, è evidente  che le conseguenze della Grecia  avranno una ripercussione drammatica e comunque sull’eurozona e  anche su di noi, che a conti fatti ai 36 miliardi di credito detti da Padoan aggiungendo gli 11 miliardi in valuta estera di effetto di trascinamento di debito bancario, rimaniamo in credito dalla Grecia quei 47 miliardi che tanto ci servirebbero. Altrochè! I mercati “squalescamente” prenderanno di mira gli altri paesi della periferia dell’eurozona, percepiti a torto o a ragione come più deboli, appunto. E francamente come non essere d’accordo con chi afferma che la Grecia è incapace ad affrontare i problemi e che ha creduto a un giovanotto che raccontava una favola? Noi  italiani e dell’eurozona siamo grati al coraggio di Mario Draghi, che interviene sempre sui Paesi debitori con il Fondo Salva Stati, che prima ha “ormeggiato” Cipro e le banche spagnole e in successione ha creato una Rete bancaria europea che lavora per l’unione per la circolazione del credito nell’eurozona.

La ripresa economica nell’Ue  deve potersi avvalere di una azione concentrica degli Stati membri, compresa l’Italia che  deve, come il resto della Ue sia dal punto di vista fiscale che monetario essere più rigorosa nelle sue riforme e flessibili  in tempi di crisi e più rigida in periodi più di ripresa, così che a livello italiano si salvaguarderebbero i necessari adeguamenti per l’economia nostrana e a livello Ue si porrebbero le stesse. Le decisioni dei processi  in ambito europeo come in Italia dovrebbero essere depoliticizzate, soprattutto per quanto riguarda la procedura per disavanzo eccessivo, la procedura per gli squilibri macroeconomici, e le decisioni di politica monetaria della BCE. Sono le riforme  della PA e gli  investimenti pubblici che vanno fatti perché si avvii veramente  la ripresa e un coordinamento ue delle politiche nazionali va fatto immediatamente perché le regole di bilancio siano rispettate e perché gli effetti redistributivi della politica fiscale, e le misure per limitare il loro impatto sugli strati più poveri della popolazione consentano una ripresa. E Renzi si dia una calmata: non basta il putiferio di un PD prenditutto, di una riforma del Senato bastarda? Di una riforma della scuola nel caos perché sbagliata culturalmente e politicamente? C’è sete di armonia e di equilibrio.

Cercansi armonia ed equilibrio

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