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Le relazioni tra Roma e Il Cairo sembrano vivere uno dei loro momenti migliori. A testimoniarlo è il fatto che Matteo Renzi sia l’unico leader dell’Unione europea presente al Forum economico di Sharm el Sheikh, che ha preso il via oggi. In compagnia di al-Sisi, oltre all’inquilino di Palazzo Chigi ci sono il segretario di Stato americano John Kerry, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e gli omologhi di Arabia Saudita, Emirati arabi e Turchia.

GLI OBIETTIVI DI RENZI

Si tratta del terzo incontro con il presidente egiziano dopo il viaggio-lampo al Cairo ad agosto scorso e la visita di al-Sisi a Roma a novembre. Questa volta il premier italiano è volato in Egitto con due obiettivi. Da un lato sponsorizzare il sistema Italia e le sue imprese – a poche settimane da una missione imprenditoriale guidata dal viceministro del Mise Carlo Calenda – confermando all’Egitto di voler sostenere la sua ripresa e gli investimenti. Dall’altro vuole affrontare l’emergenza Libia che riguarda da vicino l’Italia e nella quale Roma, con una tessitura diplomatica che va avanti da tempo, punta a un ruolo di leadership nella gestione della crisi.

IL RUOLO DELL’EGITTO

La Repubblica Araba è uno degli interlocutori fondamentali per pacificare il caos libico (come dimostra anche il criticato viaggio di Renzi a Mosca che aveva anche lo scopo di spingere Vladimir Putin, finanziatore del Cairo, a esercitare la sua influenza su al-Sisi). Nell’ex regno di Muammar Gheddafi, le due macro-fazioni che si contendono il Paese sono sostenute da un lato da Turchia e Qatar e dall’altro proprio da Egitto ed Emirati arabi. I primi sostengono il vecchio parlamento, il Gnc; i secondi Tobruk, la nuova assise riconosciuta dall’Occidente. Finora l’Italia ha provato a tenere un atteggiamento equidistante, confermato ufficialmente mercoledì con l’incontro a Palazzo Chigi fra il premier Renzi e l’inviato speciale dell’Onu in Libia, Bernardino Leon.

L’ANALISI DI CINZIA BIANCO

Questa posizione, secondo molti osservatori, inizia però a vacillare, anche in virtù dei rapporti sempre più intensi sia con Abu Dhabi, sia col Cairo. Per Cinzia Bianco, analista esperta di Medio Oriente e Mediterraneo per la Nato Defense College Foundation, “Renzi ha deciso di supportare il team Emirati-Egitto. Lo fa politicamente in Libia e altrove e questo gli consente di inserirsi anche nella componente economica dell’alleanza, in particolare ad esempio negli investimenti che gli Emirati hanno fatto o faranno in Egitto e anche direttamente nelle grazie dei grandi gruppi emiratini” che portano liquidità in Italia, come nel caso dell’accordo tra Etihad e Alitalia.

IL PESO DELL’ECONOMIA

Rapporti dunque non solo politici, ma anche economici. Secondo l’esperta, il rinnovato rapporto tra Roma e Il Cairo dipende anche dal fatto che “attorno ad al-Sisi, dal punto di vista del network di contatti, gravitano i grossi businessmen e tycoon legati al Consiglio supremo delle forze armate, lo Scaf, quindi le stesse persone con cui l’Italia ha fatto affari per decenni sotto Hosni Mubarak. In parole povere siamo stati in grado di rispolverare bene queste relazioni che già erano lì“. Nomi come Ahmed Ezz, Abou Hashima (che ha finanziato al-Sisi con 50 milioni di pound egiziani) o Hussein Salem. Queste relazioni, in cambio di investimenti italiani – in un report realizzato dal gruppo assicurativo Sace si legge che tra il 2009 e il 2013, nonostante le turbolenze seguite alla rivoluzione del gennaio 2011, sono confluiti 3,7 miliardi provenienti dell’Italia -, portano in dote ricchi contratti egiziani per il nostro Paese.

INVESTIMENTI E RITORNI

Nella conferenza di Sharm el Sheikh, il governo della Repubblica Araba presenterà la sua strategia di sviluppo. Le maggiori opportunità di concentreranno in cinque ambiti, ai quali sono interessati diverse aziende italiane: grandi infrastrutture (15 megaprogetti dal valore complessivo di 100 miliardi di dollari, tra cui lo sviluppo regionale di Suez); industria mineraria; edilizia abitativa; energetico; trasporti ferroviari. In questo momento Roma e Il Cairo sembrano aver bisogno l’una dell’altro. Se l’Italia ha bisogno di tornare a crescere e a riguadagnare quote di mercato, uno dei problemi principali dell’economia egiziana, rimarca sul Sole 24 Ore Ugo Tramballi, è invece quello di attrarre capitali e investimenti. Il denaro continua a venire quasi esclusivamente dai Paesi del Golfo. Ecco perché ora si punta anche su Paesi asiatici e occidentali, come appunto l’Italia.

Che succede fra Italia ed Egitto

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