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Da anni assistiamo preoccupati ad una escalation di crimini che crea inquietudine e allarme sociale. Nonostante gli sforzi delle forze di polizia non manca giorno in cui non abbiamo notizia di furti, rapine in abitazioni e negozi, non di rado conditi da violenze, scippi, borseggi, aggressioni, risse, pestaggi e accoltellamenti per futili motivi, persecuzioni (stalking), occupazioni abusive di case, sfruttamento dei bambini, omicidi stradali causati da alcool e incoscienza. In tutte le città vediamo aree off limit, in mano alla criminalità. Le panchine nei parchi pubblici sono occupate a tutte le ore da crocchi di sfaccendati che non si capisce di cosa campino. E intanto mamme e bambini sono costretti a stare in casa.

Eppure, di fronte a un simile quadro, gli italiani hanno rinunciato a far sentire la loro voce, quasi come se si trattasse di un problema che non li riguarda. O come se fossero rassegnati. Provate a chiedere a un passante se è a conoscenza della sequenza di interventi normativi a dir poco sconcertanti che sono stati approvati in questi anni o che si profilano all’orizzonte, che rischiano di minare alla radice uno dei cardini della lotta la crimine: la certezza della pena. Vi risponderà che ne sa poco o nulla.

Il fatto è che se ne parla poco e, a parte il grido accorato di qualcuno (ad esempio mi vengono in mente Formigoni, Meloni, Salvini, Tosi) per il resto è silenzio. Credo allora che valga la pena, di tanto in tanto, tornare sulla questione.

Il problema di fondo sta nel fatto che per fronteggiare l’ormai endemico sovraffollamento delle carceri non si pensa di adeguare quelle esistenti o di costruirne di nuove. Né si pensa di stipulare convenzioni perché gli stranieri condannati possano scontare la pena nei paesi di provenienza (dove costerebbe molto meno). La soluzione è sempre di altro tipo: pene alternative, depenalizzazioni e sconti.

Così, partendo dalla legge Gozzini, passando attraverso Severino e Cancellieri e arrivando agli ultimi provvedimenti “svuota carceri”, tra forze di polizia con sempre meno risorse, lungaggini processuali, prescrizioni e sconti di ogni tipo, dalla certezza della pena si è gradualmente passati alla certezza dell’impunità. Dopo l’ennesimo “svuotacarceri” della scorsa estate, motivato dalla necessità di dare attuazione alla sentenza Torreggiani della CEDU sulle dimensioni delle celle, un anno di condanna alla reclusione “vale” oggi in concreto sei mesi e mezzo (contro i 7 e qualcosa prima). E chi ha subito una detenzione in spazi inadeguati ha diritto ad un risarcimento di 8 euro al giorno.

E non è finita qui. Dopo l’approvazione alla commissione giustizia della Camera è infatti in dirittura d’arrivo un decreto legislativo sulla depenalizzazione dei reati “minori” (che tali di certo non sono per chi li subisce) ovvero con pena fino a 5 anni di reclusione. Ebbene, credo che di una nuova immissione di dosi massicce di indulgenza nessuno sentisse bisogno. Se proprio non si può farne a meno, mi auguro che il governo abbia almeno molta cura nell’individuare limiti rigorosissimi e, soprattutto oggettivi, escludendo espressamente dalla depenalizzazione i reati che minano il senso di sicurezza in modo da evitare ogni valutazione discrezionale del singolo magistrato. Oppure, meglio, fermiamo tutto e proviamo ad invertire la marcia.

Perché siamo stufi di vedere circolare liberamente per strada chi non esita a legare e picchiare a sangue un anziano in casa, ad accoltellare per un diverbio, a pestare a morte un tassista che per errore ha investito un cagnolino, ad uccidere senza pietà con un calcio un ragazzo a terra, a mettere a rischio la propria vita e quella altrui sfrecciando ubriaco o drogato per le vie di un paese. E di vedere invece in carcere Corona.

Piuttosto che agevolare ancora chi commette lesioni personali gravi, risse, violenze private, violazioni di domicilio, omicidi colposi, omissioni di soccorso, e così via rivediamo le condizioni per il riconoscimento di qualsiasi beneficio, casomai subordinando sconti e misure alternative al proficuo svolgimento di attività lavorative (vere); ripensiamo alla posizione di chi (privato cittadino o forze dell’ordine che sia) protegge sé o altri, ampliando i confini del concetto di legittima difesa visto che la legge approvata tra grandi clamori nove anni fa sembra non avere prodotto dei grandi risultati; prevediamo sconti ed incentivi per l’installazione di antifurti e strumenti di protezione delle abitazioni.

Non vogliamo diventare il “paese dei balocchi” per i delinquenti di mezzo mondo.

Basta svuotacarceri e depenalizzazioni forzate

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