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Sono 30 i rilievi posti dalla commissione Industria al Senato al Pacchetto europeo sull’unione dell’energia: si va da un coinvolgimento extra europeo sulla riduzione delle emissioni di gas serra alla richiesta “dell’introduzione graduale di forme di carbon tax”, dall'”auspicio” che gli investimenti nelle reti elettriche e del gas derivanti dal piano Juncker “siano finanziati con tariffe in grado di remunerare il capitale investito con equilibrio” al favorire l’import di merci a basso footprint.

È quanto si legge nel parere al Pacchetto Unione Energia approvato in commissione Industria al Senato.

Tra i rilievi principali, “si ritiene che l’impegno unilaterale dell’Ue a ridurre le emissioni del 45% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 vada considerato in relazione agli impegni che le altre macroregioni nel mondo sono disposte a prendere nella stessa materia” anche perchè, a differenza dell’Europa, hanno “emissioni più elevate se viste in proporzione al Pil e meno elevate se considerate pro capite”, spiega il parere.

Le riduzioni delle emissioni, inoltre, “vanno realizzate nel contesto di adeguati accordi che coinvolgano tutte le principali economie del mondo, con particolare riferimento alla prossima Conferenza di Parigi e ai negoziati sul Ttip”.

In merito al progetto di riforma dell’Emissione trading system “si invita a valutare se sia in grado di rendere il mercato delle quote di emissione di gas a effetto serra finalmente liquido e remunerativo in misura sufficiente ad attivare un adeguato ciclo di investimenti contro i cambiamenti climatici o se non rischi di introdurre nuove forme di sussidio nel quadro di un sistema di prezzi sostanzialmente amministrate, nel qual caso andrebbe riconsiderata l’alternativa dell’introduzione graduale di forme articolate di carbon tax a valere si sulle merci prodotte nell’Ue sia su quelle di improtazione, così da evitare, nel rispetto degli accordi Wto, negativi effetti di spiazzamento dell’Europa nel commercio mondiale”.

Secondo il parere “si considera prioritario promuovere, a completamento della produzione interna e delle importazioni dalla Russia, l’approvvigionamento dai giacimenti del Mediterraneo orientale, del Caspio e, compatibilmente con i vincoli di una politica estera a promozione e difesa della pace, del Medio Oriente e del Nord Africa”. Nel parere, poi, si auspica di superare le “strozzature” infrastrutturali e di “rendere possibile il reverse flow”.

Tra gli altri rilievi: l’invito a prevedere “una gestione congiunta a livello europeo” degli stoccaggi gas; considerare “imprescindibile” il carattere volontario della partecipazione ai meccanismi di aggregrazione della domanda per acquisti collettivi di gas in caso di crisi; l’auspicio che gli investimenti nelle reti elettriche e del gas derivanti dal piano Juncker “siano finanziati con tariffe in grado di remunerare il capitale investito con equilibrio, in particolar modo in relazione ai tassi d’interesse”; semplificare le regole di accesso al sostegno finanziario per i Progetti di interesse comune ed estendere l’accesso ai fondi Connecting europe facilities anche per il finanziamento di progeti di interconnessione con Paesi terzi; “si considera necessaria uina maggiore trasparenza” del quadro regolatorio europeo, in particolare in riferimento al Terzo pacchetto.

E ancora: definire un quadro di riferimento europeo nell’ambito del quale ciascun membro possa definire la distribuzione degli oneri generali di sistema; auspicio di un’evoluzione delle tariffe per tutelare i consumatori vulnerabili in base ai redditi e non ai consumi; “prudenza” nell’introduzione di prezzi minimi garantiti nel sistema elettrico; fissazione di standard sulle emissione di Co2 nel settore trasporti; l’incentivazione alle rinnovabili rispetti il principio di neutralità tecnologica dell’assegnazione delle risorse di origine fiscale e parafiscale; libertà agli Stati membri nella definizione del proprio mix energetico. FRA

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