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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori e dell’autore pubblichiamo l’articolo di Edoardo Narduzzi apparso su MF/Milano Finanza

La Cancelliera Angela Merkel ha iniziato ad incassare il bonus della sua lungimirante politica estera. Si è tenuta fuori dall’attacco alla Libia di Gheddafi e non ha partecipato ai bombardamenti di Mosul. Distante anche dal caos siriano, una guerra civile tra sunniti e sciiti ad uso e consumo di interessi non europei. Ma a Minsk, a margine della trattativa per l’Ucraina, la Cancelliera ha offerto il commento più chiaro per capire la visone di Berlino in questo scorcio di secolo.

La Russia è un vicino importante della Germania, ha sottolineato la numero uno del governo tedesco, chiarendo a chi non lo avesse ancora capito che dietro a Maidan e alla rivolta di Kiev non ci sono gli interessi tedeschi ma quelli di molti oligarchi russi e di altri paesi.
L’Ucraina è uno dei quattro paesi dell’Europa dell’est che nel corso dei secoli sono stati condizionati dai due grandi vicini: Russia e Germania. Quando entrambi i paesi sono forti, come fu alla fine dell’ottocento o nel periodo precedente la seconda guerra mondiale, i paesi, come l’Ucraina, vengono spartiti tra Mosca e Berlino.

Quando le due potenze regionali sono deboli, come accadde alla fine della prima guerra mondiale e dopo il crollo del muro di Berlino, fiorisce l’indipendenza e l’autonomia anche a Kiev. Quando solo la Russia o solo la Germania sono forti il contesto è sdrucciolevole e poco chiaro, perché non c’è una chiara influenza regionale. Oggi la Germania è di nuovo un paese forte avendo totalmente germanizzato l’eurozona, mentre la Russia non è una nazione altrettanto solida minata dal declino demografico, tecnologico e industriale. Mosca vive troppo a ricasco delle sue materie prime, mentre Berlino è il leader mondiale dell’export e quindi ricca e nuovamente sicura dei propri mezzi.

La Merkel, come tutto l’establishment tedesco, sa bene che è nell’interesse della Germania avere relazioni strategiche solide con la Russia. Servono a garantire all’economia tedesca non soltanto materie prime ma anche territorio, risorse idriche, un mercato di consumo, una possibile cooperazione militare e tecnologica. Ecco spiegato perché la Merkel non permetterà che l’Ucraina, come altre forze internazionali vorrebbero, diventi una guerra civile senza esclusione di colpi. Nessuna città del Donbass diventerà una sorta di linea Maginot da difendere ad oltranza come è stato per il nodo ferroviario strategico di Debaltsevo. Le truppe di Kiev gradualmente si ritireranno ad ovest perché da una resistenza ad oltranza la Germania non ne ricaverebbe nulla di significativo, mentre spingerebbe Mosca nelle braccia di Pechino precludendo al suo paese le opportunità che l’est slavo ortodosso può garantire.

La tregua in Ucraina rimarrà precaria, si continuerà a sparare e la Merkel ha già messo in conto che una parte di territorio, almeno quello che possa rendere sicuro il collegamento di terra tra la Russia e la Crimea, sfugga al controllo militare di Kiev. Ma i tempi non sono maturi per la spartizione dell’Ucraina, perché la Russia, anche se può sembrare il contrario, non è sufficientemente forte. Nel frattempo Vladimir Putin si potrà concentrare nel modernizzare il suo paese che deve debellare la corruzione e sbarazzarsi degli oligarchi se vuole partecipare a pieno titolo al nuovo ordine mondiale e rendere di nuovo forte la Russia.

Tutte le mosse di Angela Merkel in Ucraina

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