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Nato a Palermo nel 1941, Sergio Mattarella deve la sua passione per la politica al padre Bernardo, tra i fondatori della Democrazia cristiana, vicesegretario nazionale del partito nel 1945, eletto nel 1946 nell’Assemblea costituente, ministro e più volte sottosegretario nei governi De Gasperi.

Democristiano quindi di tradizione familiare, da giovanissimo ha militato tra le file della Gioventù Studentesca di Azione Cattolica prima di laurearsi in Giurisprudenza, e divenire docente di Diritto parlamentare presso l’Università di Palermo.

I PRIMI PASSI IN POLITICA

Ma i veri impegni politici seguirono due tristi eventi, la morte del padre nel 1968 e l’assassinio del fratello Piersanti, che nel 1980 fu assassinato da Cosa Nostra mentre era presidente della Regione Siciliana. Alle elezioni politiche del 1983 fu eletto alla Camera dei Deputati nella circoscrizione della Sicilia Occidentale. Rieletto alla Camera nel 1987, fu nominato nello stesso anno ministro dei rapporti con il Parlamento nel governo Goria e confermato nell’incarico nel 1988 con il governo De Mita.

Ministro della Pubblica Istruzione nel governo Andreotti VI, si dimise dall’incarico il 27 luglio 1990 insieme ad altri ministri della corrente di sinistra della DC come atto di protesta contro la fiducia posta dal governo sul disegno di legge Mammì di riassetto del sistema radiotelevisivo. Fu il primo scontro con Silvio Berlusconi.

Fu poi vicesegretario della Democrazia Cristiana nel 1990 al 1992, anno in cui venne rieletto alla Camera. Nello stesso anno gli fu affidata la direzione del quotidiano democristiano Il Popolo.

IL MATTARELLUM

Il suo nome è legato alla legge di riforma del sistema elettorale in senso maggioritario, di cui fu relatore nel corso della XII Legislatura della Repubblica Italiana, rinominata dal politologo Giovanni Sartori “Mattarellum”, e impiegata per le elezioni politiche del 1994, del 1996 e del 2001.

FONDAZIONE DEL PARTITO POPOLARE

Ha seguito nel gennaio 1994 alla fondazione del Partito Popolare Italiano; fu eletto in quelle liste liste alla Camera nel 1994 e nel 1996.

Al congresso del luglio 1994, insieme alla componente più di sinistra dei popolari, si oppose alla candidatura di Rocco Buttiglione alla segreteria del partito di cui non condivideva la linea politica orientata ad un’alleanza con il Polo delle Libertà di Silvio Berlusconi, fino a dimettersi dalla direzione de Il Popolo, che dopo lo scioglimento della Democrazia Cristiana era diventato il giornale di riferimento del PPI.

Nel 1995, al culmine dello scontro interno al PPI definì «un incubo irrazionale» l’ipotesi che Forza Italia potesse essere accolta nel Partito Popolare Europeo.

LO SCHIERAMENTO NEL CENTROSINISTRA

Sostenitore, sin dal 1995, della candidatura di Romano Prodi alla guida dell’Ulivo, fu confermato alla Camera alle elezioni del 1996 e venne eletto capogruppo dei deputati popolari. Caduto il primo governo Prodi, con Massimo D’Alema a Palazzo Chigi divenne vicepresidente del Consiglio e poi ministro della Difesa.

Nel 2001 Mattarella fu rieletto alla Camera dei deputati nelle liste de La Margherita, che comprendeva l’intera componente dei popolari e nella quale pochi mesi dopo il PPI si sarebbe fuso. Nominato, su iniziativa del presidente della Camera, componente del Comitato per la legislazione, ne fu vicepresidente sino al 2002 e presidente fino al 2003.

L’ABBANDONO DELLA POLITICA

Alle elezioni politiche del 2006 fu candidato nella lista dell’Ulivo e venne eletto deputato per la settima volta. Nel 2007 fu tra gli estensori del manifesto fondativo dei valori del Partito Democratico, ma con lo scioglimento anticipato della XV legislatura il 28 aprile 2008, non si ricandidò.

ALLA CORTE COSTITUZIONALE

Il 22 aprile 2009 è stato eletto dal Parlamento in seduta comune componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, del quale è diventato poi presidente.
Nel 2011 viene eletto alla Corte costituzionale dal Parlamento riunito in seduta comune. E come giudice della Consulta il 4 dicembre del 2013 dichiara incostituzionale il Porcellum, la legge elettorale che il centrodestra aveva imposto cancellando, dopo oltre un decennio di applicazione, il suo Mattarellum.

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