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La strategia di Vladimir Putin per condizionare le sorti della crisi di Kiev sta mutando. Secondo diversi osservatori, l’incontro con Matteo Renzi a Mosca, il sostegno alla Grecia e l’accordo della Marina russa con Cipro non sono episodi slegati tra loro, ma tasselli di uno stesso mosaico. Dopo il fallimento dell’escalation militare nell’Est ucraino, il Cremlino starebbe infatti giocando a spaccare in due l’Unione europea e minare la sua alleanza con gli Usa, facendo leva sulle difficoltà economiche dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

LA STRATEGIA DI MOSCA

Uno dei quotidiani americani più attenti ai temi di difesa e sicurezza, il Los Angeles Times, ha fotografato questa situazione, rilevando come da metà febbraio Putin abbia incontrato i leader di quattro Stati governati dalla sinistra e ricadenti nel perimetro di Bruxelles, tra i quali l’Italia. Obiettivo: convincerli ad agire in modo indipendente nelle loro relazioni con la Russia, in modo da non patire troppo gli effetti delle contro-sanzioni russe, che vietano alle 28 nazioni dell’Ue di esportare nei confini di Mosca i loro prodotti alimentari.

GLI EFFETTI SU ROMA

Non è un caso che nella sua sortita moscovita Renzi abbia voluto incontrare una folta rappresentanza di imprenditori italiani attivi in Russia. L’Italia, dicono i numeri, è uno dei Paesi più penalizzati da queste restrizioni economiche. Nel 2014 il salasso dell’interscambio italo-russo è stato di 5,3 miliardi di euro, una contrazione di oltre il 17% sull’anno precedente.  “Da gennaio a giugno 2014 il nostro export è calato dell’8%, solo a giugno ha segnato -18%, -16,3% ad agosto”, aveva allarmato a settembre scorso Antonio Fallico, numero uno di Banca Intesa Russia, ricordando che l’Italia è il quarto partner mondiale della Federazione russa. Intesa gestisce il 57% degli scambi tra Roma e Mosca. Un business non da poco, visto che nel 2013, secondo dati dell’Istituto per il commercio estero, tra il nostro Paese e la Russia ci sono stati scambi commerciali che hanno sfiorato i 30 miliardi di euro. E che ora si orientano a mercati come quelli di Cina, Sud Africa e Corea del Sud. La sfida italiana, a questo punto, è quella di riuscire a raggiungere un delicato equilibrio tra le ragioni dell’economia e quelle della politica. Più facile a dirsi, che a farsi, viste le pressioni incrociate che giungono su Palazzo Chigi e le continue denunce a carico della Russia, accusata di continuare a violare per procura il cessate il fuoco deciso a Minsk.

IL DESTINO DI PUTIN

Venerdì scorso i ministri degli Esteri europei si sono riuniti a Riga, la capitale lettone, con l’intento di valutare se estendere le sanzioni nei confronti di Mosca. Una scelta che i leader dovranno operare prima di un vertice continentale che si terrà il 19 e 20 marzo prossimi. Nel frattempo Putin gioca le carte più funzionali alla sua propaganda interna, lasciando trasparire una spaccatura nel Vecchio continente. In Russia – sottolinea ancora il Los Angeles Times – è in atto una campagna mediatica di disinformazione tesa a far credere che a Roma stia venendo meno il sostegno nei confronti delle misure punitive messe in atto da Washington e Bruxelles. In verità, ha spiegato Carlo Pelanda a Formiche.net, lo “zar” è in grande difficoltà. Le restrizioni occidentali non sarebbero tanto indirizzate all’economia russa, quanto a colpire l’entourage del presidente e le élite del Paese e stanno producendo un effetto: a breve il leader indiscusso della politica russa potrebbe essere abbandonato dagli oligarchi e rimosso dal potere. Ecco perché, ha sottolineato l’esperto di relazioni internazionali, per Palazzo Chigi sarebbe meglio non farsi ammaliare dalle promesse di un Putin in debito d’ossigeno, ma comportarsi in modo più prudente del solito. Le sanzioni non potranno durare per sempre.

Così Putin sta seducendo il Sud Europa

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