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Adesso che lo strappo è dietro l’angolo, la pattuglia dei tosiani duri e puri dentro la Lega Nord inizia ad assottigliarsi. Già, perché un conto è sostenere nella battaglia dentro al partito “l’amico Flavio”, come lo chiama bonariamente Roberto Maroni, altra storia è scendere dal Carroccio per un futuro politico pieno di incertezze. Per questo già da domani, cioè dopo il consiglio nazionale della Liga Veneta di stasera nel quale Tosi farà valere la sua linea su liste e alleanze alle regionali, lo spartiacque potrebbe divenire più netto.

I FEDELISSIMI DI TOSI TRA ROMA E BRUXELLES

La forza di Flavio Tosi sta innanzitutto nella sua Verona e nel suo Veneto. Troppo poco per un leader che ambisce a una scalata nazionale; lui lo sa e non a caso da tempo ha lanciato la Fondazione Ricostruiamo il Paese (ora finita nel mirino del consiglio federale) con cui “accendere” – cioè aprire – Fari in tutta Italia, ossia sedi locali (domani è prevista l’inaugurazione a Palermo). La macchina organizzativa è affidata a un pasdaràn tosiano come Fabio Venturi, già vicepresidente della Provincia di Verona, tra i più attivi (anche sui social network) nella difesa del proprio leader. A Roma i parlamentari veneti pronti a seguire Tosi sono i deputati Matteo Bragantini, Roberto Caon ed Emanuele Pretaviera e le senatrici Emanuela Munerato e Patrizia Bisinella, quest’ultima compagna del sindaco. Più distaccati invece la senatrice Erika Stefani e l’ex assessore veronese Paolo Tosato, pure lui con scranno a Palazzo Madama. Uscendo dal Veneto, vicino a Tosi c’è il deputato e segretario della Lega Nord Romagna, Gianluca Pini, che però non intende abbandonare il partito e negli ultimi tempi si è proposto come mediatore tra il leader e Matteo Salvini. Al Parlamento europeo siede invece la tosiana di ferro Mara Bizzotto mentre l’eurodeputato veronese Lorenzo Fontana, che ha iniziato la sua carriera politica con Tosi e ha avuto il seggio grazie alla rinuncia del sindaco, è passato all’altra sponda.

LO SCACCHIERE TOSIANO IN VENETO

La decisione di ieri di due consiglieri regionali di uscire dal gruppo della Lega Nord per fondarne uno nuovo ribattezzato “Impegno veneto” è stata letta come la mossa delle avanguardie tosiane che anticipa la rottura finale. Luca Baggio e Matteo Toscani sono i protagonisti, non due personaggi qualunque: il primo è il presidente della Liga Veneta, uno che oggi sul Corriere della Sera dichiara di non voler avere nulla a che fare con l’estrema destra. “Quando entrai in Lega, vent’anni fa, lo feci perché credevo nel federalismo e nell’identità dei territori. Valori che ho faticato a distinguere in piazza del Popolo a Roma”. Il secondo, Toscani, è vicepresidente del consiglio regionale; a loro si aggiunge Francesco Piccolo, probabile neocapogruppo, eletto col Pdl poi passato in Ncd, da dove è uscito per gravitare attorno alla Fondazione Ricostruiamo il Paese di Tosi. Questa operazione apre ad uno scenario di dialogo in vista delle regionali tra un’ipotetica lista Tosi e Area Popolare, al quale potrebbe essere interessato anche Diego Bottacin, consigliere regionale di Verso Nord e vicino a Corrado Passera, pronto a creare il nucleo di Italia Unica in aula insieme a un alfaniano come Nereo Laroni.

Gli altri consiglieri regionali della pattuglia tosiana non paiono però disposti a immolarsi per il loro leader, al quale antepongono l’interesse della Lega. Tra questi Andrea BassiGiuseppe Stoppato, Bruno Cappon e Arianna Lazzarini oltre al capogruppo Federico Craner. Guardando alla giunta di Luca Zaia, l’unico assessore disposto a seguire Tosi fino in fondo pare essere Daniele Stival. I suoi colleghi, seppure annoverati nella schiera del sindaco scaligero, di fronte a un aut aut come quello che si sta profilando, difficilmente usciranno dal partito. E stiamo parlando di Maurizio Conte e Marino Finozzi, mentre l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, imposto dal sindaco cinque anni fa, è da tempo passato nell’orbita del governatore Zaia.

GLI INTRECCI NERI TRA TOSI E SALVINI

C’è però un aspetto che accomuna i duellanti leghisti. La contiguità con ambienti della destra estrema, già espolorati in tempi non sospetti da Tosi (che si è pure preso le accuse del senatùr Umberto Bossi di voler portare i fascisti in Lega), mentre Salvini li ha scoperti solo di recente. A farne un quadro completo è stato oggi Paolo Berizzi su Repubblica, ricordando il legame tra Tosi e il Veneto Fronte Skinhead (Vfs) fondato da Piero Puschiavo, imprenditore presente nell’ottobre del 2013 al debutto della Fondazione Ricostruiamo il Paese a Mantova. Tosi ha ricambiato la cortesia presenziando nel gennaio di un anno fa all’assemblea di Progetto Nazionale, di cui Puschiavo è presidente. C’è poi il rapporto con Andrea Miglioranzi coordinatore della lista Civica per Verona e oggi presidente dell’azienda municipale Amia, passato pure lui nel Vfs e in Progetto Nazionale come Massimo Piubello, capogruppo della lista Tosi in Comune a Verona. L’avvocato Roberto Bussinello, già dirigente di Forza Nuova, è stato invece nominato nell’organismo di vigilanza dell’Azienda comunale dell’energia elettrica e del gas. Chiudono il cerchio descritto da Berizzi i nomi degli esponenti di Progetto Nazionale avvicinatisi alla galassia leghista di sponda salviniana, da Pasquale Guaglianone, commercialista finito nell’inchiesta sui fondi in Tanzania, a Domenico Magnetta che conduce una trasmissione su Radio Padania Libera, fino a Roberto Jonghi Lavarini, ispiratore del Progetto Grande Milano.

FLAVIO TOSI

Lega, chi è pronto a seguire Flavio Tosi

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