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Una delle più famose citazioni del leggendario primo ministro britannico Winston Churchill è: “Se stai attraversando l’inferno, vai avanti e non ti fermare”. Una frase che si addice molto alla difficile situazione bellica che l’Ucraina sta vivendo in questo momento. A più di due anni dall’inizio dell’invasione russa, l’apparato bellico di Kyiv sta perdendo il suo mordente: da una parte le forze armate ucraine soffrono di una carenza di organico, causata dalla volontà politica di mantenere criteri di mobilitazione più contenuti (al momento solo i maschi ucraini dai ventisette anni in su vengono considerati idonei per la coscrizione) e da una sempre più forte renitenza alla leva diffusa tra la popolazione, che comincia a sentire la stanchezza causata dal conflitto e non riesce a vedere una luce in fondo al tunnel; dall’altra, al fronte Kyiv soffre una forte carenza di munizioni, mentre gli aiuti occidentali rallentano.

Dall’altra parte, Mosca sembra avere ripreso l’iniziativa. Seppur contenuti, la Federazione Russa sta ottenendo guadagni territoriali sul campo. Dopo l’occupazione del centro di Avdiivka, i militari del Cremlino stanno concentrando i loro sforzi nelle aree della regione di Zaporizhia rioccupate a caro prezzo dagli ucraini durante la controffensiva del 2023. Non che i russi abbiano avuto vita facile: per occupare Avdiivka le perdite di Mosca sarebbero ammontate a più di seicentocinquanta veicoli corazzati (contro i cinquantasette ucraini) e a svariate migliaia di uomini. Ma il bacino umano a cui la Russia più attingere è immensamente più alto di quello ucraino, e il Cremlino sfrutta ogni possibilità (come l’arruolamento di personale straniero, carcerati compresi) per ampliarlo il più possibile; inoltre, mentre Kyiv deve fare economia di munizioni, Mosca ha adattato il proprio apparato militare-industriale allo sforzo bellico e si è assicurata i rifornimenti iraniani e coreani, che gli permettono di mantenere stabile il proprio rateo di fuoco (la stima è che per ogni proiettile sparato dagli ucraini i russi ne sparino cinque).

La situazione sul terreno è dunque tutt’altro che incoraggiante. Ma ci sono prospettive ottimiste sullo sviluppo della situazione, incentrate sul superamento della difficoltà di breve periodo e sulla capitalizzazione dei vantaggi nel medio periodo. Tra i sostenitori di queste prospettive ottimiste c’è il direttore della Cia William Burns, che durante un’audizione al Senato americano tenutasi lunedì 11 marzo ha affermato che “con un’assistenza supplementare, l’Ucraina sia in grado di resistere in prima linea fino al 2024 e all’inizio del 2025, e che possa continuare a infliggere pesanti perdite alla Russia. Non solo con la penetrazione e gli attacchi in Crimea, ma anche contro la flotta russa del Mar Nero, portando avanti la serie di successi che hanno portato all’affondamento di 15 navi russe nel corso degli ultimi sei mesi” aggiungendo che questo potrebbe permettere all’Ucraina di “riprendere l’iniziativa offensiva”.

Una posizione molto simile è stata espressa anche da Dara Massicot, senior fellow presso il Russia and Eurasia Program del Carnegie Endowment for International Peace ed ex-analista militare delle forze armate russe per il Dipartimento della Difesa, in un articolo pubblicato da Foreign Affairs. Massicot afferma che “le forze russe hanno vulnerabilità che possono essere sfruttate e vantaggi che possono essere erosi nel tempo, ma solo se l’Ucraina ottiene ciò di cui ha bisogno ora”. Il riferimento è ovviamente ai decisivi aiuti occidentali, senza i quali l’Ucraina rischierebbe di cedere di fronte agli sforzi offensivi avversari attualmente in corso, volti proprio a sfruttare il momento di debolezza che l’apparato militare di Kyiv sta attraversando.

“Per mantenere le posizioni nel 2024, le forze ucraine hanno bisogno di un urgente rifornimento di munizioni e uomini. Se i rinforzi arriveranno, l’Ucraina potrà difendere il fronte quest’anno e rigenerare la forza di combattimento mentre la base industriale dell’Occidente si prepara per il 2025 e oltre. L’assistenza militare occidentale, in particolare quella americana, deve essere approvata rapidamente per sostenere le forniture critiche di munizioni e per mantenere i sistemi di combattimento esistenti”, scrive l’analista, che però indica anche in quali direzioni deve muoversi l’Ucraina, in primis addestrare personale per rinforzare le unità di prima linea, anche a costo di una mobilitazione impopolare. Inoltre, l’Ucraina deve accelerare la costruzione di posizioni difensive preparate.

Le debolezze a lungo termine delle forze armate russe non avranno importanza se l’Ucraina non sarà sostenuta quest’anno. I soldati ucraini in prima linea sono sempre più in pericolo, non perché manchino di volontà di combattere o non conoscano le debolezze del nemico, ma a causa della carenza di munizioni e di uomini. Se l’Occidente, e in particolare gli Stati Uniti, non vuole che la linea del fronte in Ucraina continui a piegarsi o, peggio ancora, a spezzarsi, deve approvare urgentemente gli aiuti. E se Kyiv vuole sostenere i suoi sforzi, deve fare scelte difficili su come generare più forza lavoro. Il tempo sta per scadere”, conclude Massicot.

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