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Le stime dell’ultima tragedia a largo di Lampedusa parlano di 331 morti. Era la notte tra l’8 e il 9 febbraio e quattro gommoni tentavano la traversata dalla Libia. Dei 400 e più migranti in viaggio, ne sono stati salvati un centinaio.
“Con questa nuova tragedia stanno emergendo le prevedibili conseguenze dell’assenza di una sostituzione adeguata dell’operazione Mare Nostrum. Gli Stati dovrebbero smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia”, ha commentato Amnesty International.

UN CHIARIMENTO DAL VIMINALE

Ma il passaggio di consegna potrebbe non essere la sola causa: “Con o senza mare Nostrum nel canale di Sicilia si continua a morire”, sostengono i vertici del Viminale. “L’incidenza percentuale dei decessi avvenuti in seguito a eventi di naufragio in rapporto al numero di migranti transitati in mare è ben più alta proprio nei periodi in cui era maggiore la presenza in mare di navi italiane”, si legge nell’analisi di Guido Ruotolo su la Stampa che riporta anche i dati: “2,09% durante Mare Nostrum, 1,05% durante la coabitazione di Triton e Mare Nostrum e dello 0,81% (percentuale da aggiornare con i dati di queste ultime ore) durante la sola Triton”.

L’INTENSITA’ DEGLI SBARCHI

Se i morti non sono aumentati, lo stesso non può dirsi dell’intensità degli sbarchi. “Essi sono cresciuti dal primo gennaio a oggi del 60 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014”, si legge su Repubblica che fa notare comeLe crisi in Siria e in Libia stanno alimentando i flussi di etiopi, sudanesi, malesi, eritrei, siriani, intercettati sulle coste a est di Tripoli, nella zona di Gharabulli, da gente tipo Abdel Raouf Qara, comandante di un gruppi di fondamentalisti islamici che col business dei barconi porta soldi alla Jihad”.

L’INTERVENTO DELL’UE

La decisione di avviare i pattugliamenti impiegando mezzi e uomini in accordo con gli altri Stati membri è giunta dopo un lungo periodo di pressioni all’Unione Europea per farsi carico del problema dei migranti che sbarcano in Italia.
Un problema che coinvolge tutti, quindi, e che si è deciso di affrontare archiviando nell’ottobre scorso Mare Nostrum, l’operazione italiana ritenuta non risolutiva per affrontare i flussi migratori, oltre che troppo onerosa per il solo Stato italiano, e varando Triton.
“Anche perché – sottolinea oggi il Corriere della Sera citando fonti del Viminale – su 63.041 richieste di protezione internazionale presentate nel 2014, ne sono state effettivamente esaminate 16.603 (pari al 26,34 per cento) dalle competenti Commissioni territoriali, di cui 7.553 con esito positivo (pari al 45 per cento) e questo significa che oltre ai profughi sono giunti nel nostro Paese anche migliaia di irregolari”.

NUMERI E ORIGINI DI MARE NOSTRUM

Per fare i conti con l’emergenza immigrazione l’Italia ha avviato ad ottobre 2013 l’operazione Mare Nostrum, costata 114 milioni di euro e che ha permesso di salvare oltre 100mila vite umane.
Secondo i numeri riportati oggi dai quotidiani la Stampa e la Repubblica, che hanno messo a confronto le due missioni, il costo di 9 milioni di euro al mese della prima operazione ha permesso nell’arco di un anno di dispiegare, entro 100 miglia dalla costa, una nave e due corvette della Marina militare, 2 pattugliatori, 6 elicotteri, 2 aerei droni e circa 700 militari.

MISSIONE TRITON

I finanziamenti messi a disposizione da Triton sono invece di 2,9 milioni di euro al mese. A farsene carico è però Frontex, l’agenzia per il controllo delle frontiere esterne, che non comunica i nomi dei 19 Paesi che offrono il loro sostegno.

L’area di azione della missione Triton, è di 30 miglia marine dalla Sicilia, mentre Mare Nostrum si spingeva ben oltre, fino a 100 miglia.

Ad oggi pattugliano quell’arco di mare “4 motovedette (2 della Guardia di Finanza e 2 della Guardia costiera), 2 pattugliatori (uno della Marina e l’altro islandese), 2 aerei (maltese e islandese), 1 elicottero della Finanza, 2 mini pattugliatori maltesi”, ricorda Repubblica

IL POTENZIALE DI SOCCORSO DI TRITON

Sulla scelta di Triton di non spingersi oltre le 30 miglia qualcuno si mostra scettico: “Nessuna carretta del mare può arrivare fino a lì”, ha dichiarato a Repubblica una fonte del Viminale, spiegando che “affondano tutte prima, a meno che non siano grossi barconi”.
“Quindi – commenta il giornalista Carlo Bonini – il potenziale di soccorso di Triton è minimo, i suoi mezzi intervengono nei salvataggi fuori dalla zona di pattugliamento solo se chiamati nelle emergenze”.

missioni

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