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Roma celebra Ambrogio Pozzi, un artista dalla creatività inesauribile, in grado di “padroneggiare” qualsiasi materiale. Per merito di Nicoletta Giannoni e Massimo Monini, e della sua “metà” Maria Antonietta, la capitale celebra un italiano che è stato un gigante del design (e non solo): la ceramica è stata il territorio privilegiato di una progettualità lineare e nitida, basata su un rigoroso senso della forma e della sua ambientazione. Estraneo alle correnti effimere e ondivaghe, Pozzi si è imposto all’attenzione internazionale coniugando il tratto raffinato ed essenziale con la profonda conoscenza tecnica della materia e del patrimonio artigianale italiano. Rosenthal lo ha incluso nella ristretta cerchia degli eletti, con Andy Warhol, Victor Wasarely e Tapio Wirkkala, e le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti del MoMa di New York e del V&A Museum di Londra.

La collaborazione di Pozzi con le Ceramiche Rometti è iniziata negli anni novanta del secolo scorso e si è protratta fino alla sua scomparsa. Un rapporto di stima e amicizia, coltivato negli anni, che ha prodotto una fiorente stagione creativa. Pozzi ha disegnato per Rometti eleganti oggetti d’uso quotidiano e figure plastiche di forte impatto visivo, enigmatiche o sottilmente allusive. Malgrado una grave malattia, Pozzi si è dedicato alla manifattura fino all’ultimo, come provano i numerosi disegni preparatori che sua moglie Maria Antonietta ha voluto consegnare alla Rometti.

Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali – la mostra “Una storia italiana. Le Ceramiche Rometti rendono omaggio al designer Ambrogio Pozzi. 1931-2012″, in programma fino al 4 gennaio nella Casina delle Civette di Villa Torlonia, rappresenta un gesto di gratitudine verso il maestro che ha svolto un ruolo fondamentale nel rinnovamento artistico della manifattura.

La mostra si snoda all’esterno e all’interno del museo e della “dipendenza” e comprende 17 opere, realizzate in diversi colori. Nel giardino si possono ammirare la “Venere etrusca”, la “Venere bianca” e la “Venere nerea”: vasi-scultura di grandi dimensioni in argilla affrescata. Negli spazi della Casina sono esposti in anteprima alcuni esemplari realizzati sui disegni originali di Pozzi dopo la sua scomparsa: la “Presenza sciamana”, la “Presenza pugnace” e la “Presenza equestre”, la cui potenza evocativa è rafforzata dalle raffinate tonalità oro, platino e rame, oltre al bianco e nero tipici della Rometti. Lo “sciamano” ha esercitato su Pozzi una forte suggestione emotiva e simbolica, a partire dal suo incontro inatteso con una figura sciamanica disegnata sulle pareti della grotta di Lascaux, in Francia. Le tre sculture sono prodotte in serie limitata e numerata di 10 esemplari ciascuna. L’eccezionale brillantezza delle tinte oro, platino e rame è ottenuta grazie a una dose consistente di metallo prezioso contenuta in ogni colore.

Le serie colorate “Veneri e profili” e quelle monocrome “Jazz”, insieme alla “Composizione floreale” di vasi e petali, completano l’allestimento dentro la Casina. Nella “dipendenza” trovano posto opere gentilmente messe a disposizione da Maria Antonietta Pozzi: dipinti eseguiti dall’artista e disegni a lui dedicati da Giò Ponti, Pierre Cardin, Tapio Wirkkala, Enrico Baj e Raymond Peynet. Sono inoltre esposti il plateau completo da pasto disegnato da Pozzi in collaborazione con Joe Colombo per la prima classe dei voli Alitalia (1970) e il servizio da tavola piramidale, scomponibile in 13 pezzi, ideato a metà degli anni ‘60 per Cardin, di cui restano pochissimi pezzi, ambitissimi dai collezionisti.

Ambrogio Pozzi, un genio italiano del design (e non solo)

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