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Buone notizie economiche per l’intero Paese provengono da una delle due piccole regioni del Meridione, la Basilicata, che dimostrano come la scelta di un grande insediamento industriale privato compiuta venticinque anni orsono – l’arrivo a Melfi della Fiat nel ’91 con l’appoggio dello Stato che ne cofinanziò l’investimento con un ricco contratto di programma – e l’avvio nel 1998 delle estrazioni petrolifere da parte dell’Eni in Val d’Agri, grazie all’accordo fra il primo Governo Prodi e la Regione, abbiano conservato una loro piena validità sul medio e lungo periodo, smentendo così tutti coloro che pensano (sbagliando) che molte decisioni assunte per l’industrializzazione dell’Italia meridionale nell’ultimo mezzo secolo abbiano prodotto solo esiti fallimentari. Nulla di più sbagliato. Se si osservano infatti quasi tutti i grandi insediamenti tuttora in esercizio nel Meridione e localizzati nelle sue regioni a partire dall’inizio degli anni ’60, si constaterà come essi abbiano conservato e spesso accresciuto una loro capacità di traino dei rispettivi territori e, soprattutto, una funzione di servizio per l’intera economia nazionale.

Negli ultimi mesi la Basilicata è balzata per tre volte agli onori della cronaca economica nazionale. La prima quando Matera è stata designata capitale europea della cultura per il 2019; la seconda con l’approvazione del decreto Sblocca Italia che consentirà di incrementare le estrazioni petrolifere avviate dall’Eni in Val d’Agri dalla fine degli anni ‘90, cui si aggiungeranno dal 2016 quelle a Corleto Perticara ad opera di Total, Shell e Mitsui che necessitano di un terminal di stoccaggio nel porto di Taranto, la cui costruzione – a lungo osteggiata dagli ambientalisti ionici – è stata sbloccata dalla legge di stabilità. E la terza volta – con più elevata eco mediatica – riferita all’annuncio di 1.500 nuove assunzioni alla Sata-FCA di Melfi, ove il Gruppo guidato da Marchionne ha investito 1 miliardo di euro che consente l’avvio in produzione su grande scala della Jeep Renegade e della 500X, con benefici effetti occupazionali e produttivi anche sulle aziende dell’indotto di primo livello, localizzate accanto allo stabilimento a S.Nicola di Melfi, e a quelle ben più numerose di secondo e terzo livello insediate in altre regioni italiane.

Una delle più piccole regioni del Paese e del Meridione conferma così i suoi persistenti caratteri di ‘territorio industriale’ – assunti dalla fine degli anni ’50 dopo il rinvenimento dei pozzi metaniferi in Val Basento con le industrie che vi furono collegate – poi confermati dalla crescita del distretto dei salotti a cavallo con la Puglia (ora però in pesante ristrutturazione), e dall’insediamento della Fiat a Melfi all’inizio degli anni ’90. Ma questa regione – che certo non è classificabile fra quelle alle soglie della desertificazione industriale – ha anche una spiccata vocazione turistica, esaltata dai Sassi di Matera, dalle spiagge del Metapontino, dal polo tirrenico di Maratea e dalla stazione sciistica della Sellata nel Potentino.

Il suo apparato industriale nella ricchezza delle sue componenti e il suo sistema turistico, integrati a livello nazionale e internazionale, costituiscono un punto di forza dell’economia italiana.

Federico Pirro (Università di Bari – Centro studi Confindustria Puglia)

Che succede (di buono) in Basilicata. Viaggio nel sud sviluppista/13

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