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Mentre il governo prosegue con il suo Piano Strategico sulla Banda ultralarga attualmente al vaglio della Corte dei Conti, gli operatori di telecomunicazioni sono concentrati sugli investimenti nella rete in fibra ottica. Per entrambi è essenziale non distogliere lo guardo dal dossier Metroweb che vede impegnata anche la Cassa depositi e prestiti.

Capire quali e quanti operatori far entrare in Metroweb, la società milanese della fibra ottica controllata dai fondi F2i e Fsi di Cassa depositi e prestiti, e chi ne deterrà il controllo è un dettaglio di non poco conto per l’infrastrutturazione tecnologica del nostro Paese sulla quale punta il premier Matteo Renzi.

COSA FARA’ F2I

Il destino di Metroweb è ancora in mano a F2ì, il Fondo Italiano per le Infrastrutture partecipato dalla Cdp e controllato da banche e fondi e che detiene quasi il 54% della società: il fondo dovrà decidere se dismettere la sua quota di controllo nella società o se, ipotesi più accreditata tra gli esperti del settore, consentire l’ingresso di un nuovo socio lasciandosi diluire da un aumento di capitale.

GLI INCONTRI A PALAZZO CHIGI

E mentre l’amministratore delegato di F2i Renato Ravanelli ha già portato a termine gli appuntamenti post natalizi fissati prima con Marco Patuano, ad di Telecom Italia, e poi con Aldo Bisio, ad di Vodafone Italia, a Palazzo Chigi nel frattempo continuano gli incontri tra il vicesegretario generale alla Presidenza del consiglio Raffaele Tiscar, il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, il presidente della Cassa Depositi e Prestiti e di Metroweb, Franco Bassanini, e i consiglieri renziani Andrea Guerra e Yoram Gutgeld.

I PROTAGONISTI

Non appare al momento prioritaria e condivisa l’ipotesi di “condominio” caldeggiata dall’amministratore delegato di Wind, Maximo Ibarra, attraverso una soluzione di sistema con una sola rete su tutto il territorio e l’apporto di tutti gli investimenti fatti dagli operatori nella fibra ottica.

Se Telecom Italia, facendo pesare la leadership di mercato, si è già candidata ad essere il socio chiave, sempre più determinata a vedersi riconoscere parità di trattamento a fronte di massicci investimenti sul settore è – come ha scritto Fabio Tamburini sul Corriere Economia – Vodafone, che prima ancora di inviare la sua manifestazione di interesse per la quota di F2i ha messo in risalto i rischi per la concorrenza di una possibile acquisizione da parte di Telecom.

QUALE PESO PER TELECOM

E per Giovanni Pons del quotidiano la Repubblica la strada più percorribile al momento sarebbe quella individuata dall’ex ad di Luxottica e attuale consulente del governo, Andrea Guerra, cioè quella di “permettere a Telecom di entrare in Metroweb al fianco di F2I e Cdp ma di mettere a punto, con l’ausilio di Antitrust e AgCom, una governance che preveda maggioranze qualificate per le decisioni più importanti e una parità di accesso alla rete (stessi prezzi) per tutti gli operatori, Telecom inclusa”, si legge sull’inserto economico di RepubblicaAffari e Finanza.

Il dibattito verte però a questo punto sul possibile peso azionario di Telecom alla luce soprattutto della diffidenza manifestata da parte del mondo politico e dei partecipanti al tavolo di Metroweb sulla realizzazione degli investimenti: qualora Telecom entrasse in Metroweb attraverso un aumento di capitale, in capo alla società di Patuano andrebbe subito il 51% o si fermerebbe a una quota inferiore con la possibilità di crescere dopo?

“Non avere un socio di maggioranza assoluta darebbe a Cdp e F2i più potere nell’imporre a Telecom il rispetto di una tabella di marcia”, sottolinea Pons anticipando però che per superare l’impasse Telecom “potrebbe a giorni proporre ai futuri soci dei patti parasociali che prevedano un cronoprogramma di investimenti città per città che possa essere cambiato solo con maggioranze superqualificate o accordi tra le parti. In cambio chiederebbe di avere il 51% di Metroweb fin da subito”.

DUE ALTERNATIVE PER RENZI

Attanagliato dal dubbio sul futuro controllo di Telecom, ancora in attesa di capire le intenzioni di Vivendi, la società francese cui Telefonica ha ceduto il suo 8,3%, a Renzi non resterebbero che due alternative:
“O tenere Metroweb ben separata da Telecom e presidiata dalla Cdp in modo da preservare l’asset di maggior valore, qualunque sia l’azionista di controllo al piano di sopra. Oppure a un certo punto far entrare la stessa Cdp nell’azionariato Telecom per disincentivare qualsiasi tentativo di scalata”, ha scritto Pons.

Ecco le ipotesi in ballo per Metroweb

Mentre il governo prosegue con il suo Piano Strategico sulla Banda ultralarga attualmente al vaglio della Corte dei Conti, gli operatori di telecomunicazioni sono concentrati sugli investimenti nella rete in fibra ottica. Per entrambi è essenziale non distogliere lo guardo dal dossier Metroweb che vede impegnata anche la Cassa depositi e prestiti. Capire quali e quanti operatori far entrare in Metroweb,…

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