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Giorno dopo giorno, cresce la sensazione che l’Europa stia per collassare. Anche l’osservatore più superficiale non fatica a prendere atto che l’architettura europea – le sue istituzioni, le sue burocrazie, persino i suoi simboli e, non ultimi, i suoi ideali – per come la descrivono le cronache sembra appartenere a un’epoca passata, che vale la pena di superare al più presto per incamminarsi verso nuovi (seppur indefiniti) orizzonti. In fondo, le Comunità europee prima, l’Unione europea oggi, appaiono destinate ad avere lo stesso trattamento riservato alla democrazia: dopo un periodo di entusiasmo legato al loro insediamento e consolidamento, sono oggetto di crisi periodiche.

L’Europa, però, come la democrazia, non collasserà dall’oggi al domani. Piuttosto, continuerà a trasformarsi e a rendere sempre più evidenti – anche sulla vita dei cittadini – gli effetti generati dalle politiche che riuscirà a promuovere. Per questo, è inevitabile che gli organismi che la animano non solo continueranno a relazionarsi, ma dovranno sempre più trovare sinergie con gli altri livelli di governo che influenzano e dai quali, forse in maniera meno incisiva, sono influenzati.

Sembra paradossale, ma nonostante riflessioni infinite sulla sussidiarietà, a guardare il funzionamento della governance europea sembra che l’intento originario che tendeva all’armonizzazione delle strutture di governo periferiche con quelle operanti a Bruxelles e a Strasburgo sia ancora un obiettivo da raggiungere.

Soprattutto quando, come oggi, gli enti territoriali sono sotto la lente di numerosi critici che però spesso dimenticano di ricordarne l’apporto essenziale (e non sostituibile) per una efficiente erogazione dei servizi pubblici.

Tra le Autonomie locali e l’Europa, c’è l’Italia. C’è un paese che si affaccia nell’anno che ospiterà un importante evento come Expo con una consapevolezza maggiore rispetto al passato per quanto riguarda le sfide da affrontare, ma con ancora pochi strumenti concreti sui quali fare affidamento per cambiare in profondità.

Di tutto ciò si parlerà lunedì prossimo, 26 gennaio, a Milano, durante il nuovo incontro del ciclo “Integratori Culturali” che sarà emblematicamente intitolato: “Fra Europa e Autonomie locali, quale Italia nel 2015?” e vedrà la partecipazione del Presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni e di Vittorio Emanuele Parsi, Direttore di ASERI (Alta Scuola di Economia e Relazioni internazionali dell’Università Cattolica) – partner dell’iniziativa assieme a Mediolanum Farmaceutici – che, moderati dal fondatore di Formiche Paolo Messa, proveranno a offrire risposte a questo impellente interrogativo.

Tutte le info a questo link

Fra Europa e Autonomie locali, quale Italia nel 2015?

Giorno dopo giorno, cresce la sensazione che l’Europa stia per collassare. Anche l’osservatore più superficiale non fatica a prendere atto che l’architettura europea – le sue istituzioni, le sue burocrazie, persino i suoi simboli e, non ultimi, i suoi ideali – per come la descrivono le cronache sembra appartenere a un’epoca passata, che vale la pena di superare al più…

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