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Eppur si muove. Dagli entusiasmi con il quale è stato diffuso ieri l’ultimo monitoraggio del Ministero del Lavoro su Garanzia Giovani sembrerebbe questa la notizia. E dopo nove mesi durante i quali il piano europeo (1,5 miliardi di euro per contrastare l’inattività giovani) proseguiva a rilento e con risultati pressoché nulli, non potremmo che accogliere la notizia positivamente.

Ma sappiamo quanto la comunicazione conti per questo governo e quanto spesso venga posta una enfasi esagerata su novità marginali. In cosa consisterebbe quindi l’accelerazione di Garanzia Giovani, entrata “nel pieno della seconda fase di attuazione”?

In primo luogo nello sbandierato aumento del 10,6% degli iscritti al 26 febbraio (431.405 mila) rispetto al 26 gennaio. Ossia di 10mila unità al mese. Questo dato non presenta nessuna anomalia positiva o accelerazione in quanto a partire dal mese di giugno (un mese dopo l’avvio del piano) il numero dei giovani iscritti è aumentato di media, quasi con perfezione matematica, di circa 10 mila unità al mese. Non si registra quindi alcun exploit nel mese di febbraio.

Se i ritmi di iscrizione procederanno con questa velocità in poco più di tre mesi si raggiungerà il target di 560.000 giovani che, a partire dal 5 febbraio, il Ministero si è prefissato. Inizialmente infatti, e nel piano di attuazione presentato ed approvato dalla Commissione europea, di parlava di 1,7 milioni di giovani. Il rallentamento delle operazioni ha evidentemente fatto cambiare idea al governo, e grazie a questo cambio di mossa potrà a breve affermare che la fase di iscrizione è compiuta, quando invece mancheranno all’appello circa un milione di NEET.

Il secondo elemento di vanto del monitoraggio di ieri è il numero di coloro che, una volta registrati, sono stati presi in carico dai servizi per l’impiego, ovvero hanno effettuato il primo colloquio conoscitivo. Al 26 febbraio sono 200.691, il 17,6% in più del 26 gennaio. In questo caso si tratta di una novità in quanto, se solitamente il numero dei presi in carico cresceva settimanalmente di 6-8 mila unità, nell’ultima settimana è cresciuto di 30 mila giovani. Certo siamo ancora solo al 46,5% dei giovani registrati, e l’obiettivo da raggiungere è lontano, ma si può sicuramente parlare di accelerazione in questo caso. Fondamentale per capire se si tratta di un aumento temporaneo, e dettato dalla necessità di rinnovare l’immagine di Garanzia Giovani, o di un vero cambio di rotta sarà vedere cosa accadrà nelle prossime settimane.

L’ultimo dato a cui il Ministero fa riferimento è quello del numero effettivo di proposte di lavoro o di formazione fatte ai giovani. Dal 5 febbraio i monitoraggi ufficiali avevano smesso di indicare questo dato poiché fermo a 12 mila proposte, questo significava che solo 3 giovani su 100 tra quelli registrati aveva ricevuto una risposta concreta dal piano. Da ieri siamo di nuovo a conoscenza del numero di queste proposte, anche se non del numero esatto ma di una stima: si parla di circa 30.000 opportunità accettate dai ragazzi iscritti. La percentuale sale quindi al 6,8% rispetto ai registrati (14,7% rispetto al numero di coloro presi in carico).

 In questo i numeri riportati dal monitoraggio non tornano. È indicato infatti di un aumento del 20,5% delle proposte concrete dal 26 gennaio, ossia di un passaggio dal 12,2% al 14,7% di proposte effettuate rispetto al numero dei presi in carico. Peccato che nel monitoraggio del 29 gennaio si parlava dell’8,2% e che dopo questa data non si sia più saputo nulla fino a ieri. C’è qualcosa che non torna, soprattutto perché il Ministero avrebbe potuto indicare la percentuale dell’8,2% per vantare una accelerazione ancora maggiore nell’ultimo mese. Al contrario questi errori macroscopici mettono in dubbio l’affidabilità del monitoraggio, soprattutto su un aspetto centrale come quello delle risposte concrete date alle migliaia di giovani in attesa da mesi.

In ogni modo anche il dato di 30 mila proposte concrete è molto al di sotto delle aspettative, anche se si rivelasse corretto ci sarebbe poco da gioire e ancora molto lavoro da fare. Soprattutto perché i dati mostrano come circa la metà di queste proposte sono state effettuate in Lombardia ed Emilia Romagna. Questo evidenzia il fatto che chi sta beneficiando di Garanzia Giovani sono coloro che vivono in regioni nelle quali i servizi per l’impiego già funzionavano. Al contrario, l’obiettivo del piano europeo era soprattutto sviluppare un sistema di politiche del lavoro che fosse efficiente laddove prima non lo era.  A ciò si aggiunga che sono stati da più parti sollevati dubbi riguardo alle tipologie di proposte concrete offerte ai giovani, ad esempio ha fatto scalpore la Regione Campania nella quale sono stati proposti 6000 tirocini nella Pubblica Amministrazione.

In sintesi è sicuramente apprezzabile il tentativo del governo di rilanciare il piano, tentando di mostrare dei dati positivi e rassicuranti. Peccato che in questo caso la volontà e la fretta di mostrare una situazione positiva, complice probabilmente l’interessamento diretto del vice-presidente della Commissione Europea Katainen dopo aver ricevuto un report Adapt sulla situazione italiana del piano, abbia generato errori che gettano un ombra ancora più tetra sulla nostra Garanzia Giovani.

Quello di cui le migliaia di iscritti hanno bisogno non sono entusiasmi statistici ma risposte concrete, e saranno certo i primi a ringraziare il governo per questo, aiutando a migliorarne l’immagine, cosa che a questo esecutivo sappiamo stare molto a cuore.

Garanzia Giovani, i conti non tornano

Eppur si muove. Dagli entusiasmi con il quale è stato diffuso ieri l’ultimo monitoraggio del Ministero del Lavoro su Garanzia Giovani sembrerebbe questa la notizia. E dopo nove mesi durante i quali il piano europeo (1,5 miliardi di euro per contrastare l’inattività giovani) proseguiva a rilento e con risultati pressoché nulli, non potremmo che accogliere la notizia positivamente. Ma sappiamo…

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