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L’Australia sta tenendo sotto stretto monitoraggio quattro navi da guerra russe che si stanno dirigendo verso il paese da nord: due fregate sono state spedite per osservazioni dirette, mentre dal cielo gli “occhi” degli aerei da ricognizione non si staccano dal piccolo gruppo da battaglia russo.

Non ci sono guerre in vista, non ci sono invasioni: molto probabilmente si tratta di una delle solite prove di forza di Putin, che vuole dare “dimostrazione di sé” in vista del G20 di Brisbane, che inizierà sabato 15 novembre.

«Il movimento di queste navi è del tutto coerente con le disposizioni derivanti dal diritto internazionale per le navi militari, di esercitare la libertà di navigazione in acque internazionali», si legge nella dichiarazione dell’ADF (Australian Defense Force), che ha ricordato che già per il vertice Apec di Singapore, nel 2009, si assistette a un’operazione analoga. E pure nel 2010, una nave da guerra della flotta del Pacifico, accompagnò a distanza la visita dell’allora presidente Dimitri Medevedev a San Francisco – e l’attuale presidente Vladimir Putin arriverà fra qualche ora in Australia.

James Brown, military fellow dell’australiano Lowy Istitute, ha scritto sul suo blog che il motivo di questa attività navale così intensa, in questo momento, è «to be to flex a little muscle». Muscoli che Mosca sta mostrando nell’area anche con le esercitazioni della nave ammiraglia della Flotta del Mar Nero, la “Moskva” (Classe Slava), che sta conducendo esercitazioni nel Mar Cinese Orientale – è arrivata in zona passando per l’Oceano Indiano (tappa in Sri Lanka) e Singapore. L’area è per altro, come noto, molto sensibile ed è stata al centro, più o meno ufficialmente, delle discussioni tenutesi al summit Apec della scorsa settimana.

Lo US Naval Institute ha definito la situazione come «una rara dimostrazione di presenza superficiale nella regione».

Proprio martedì passato, al vertice Apec di Pechino, il primo ministro australiano Tony Abbot ha avuto colloqui con Putin, incentrati sull’abbattimento del volo MH17 – dove c’erano 38 australiani. Abbott aveva incolpato, da subito, i ribelli filo-russi, ma Mosca ha negato sempre il proprio coinvolgimento: il Cremlino ha emesso una dichiarazione discutibile dopo l’incontro, in cui si sottolineava che entrambi i leader erano fermi nel chiedere la soluzione dell’indagini.

Le provocazioni non si fermano alle azioni marine nel sud est asiatico: infatti sono ormai diventati un’abitudine gli sconfinamenti di velivoli russi sopra lo spazio aereo europeo. L’ultimo episodio giovedì, quando due F16 olandesi hanno scorato due aerei da trasporto Ilyushin che viaggiavano, senza essersi dichiarati, tra Estonia, Lituania e Olanda. I due apparecchi russi, sono poi rientrati alla base nell’exclave russo-polacca di Kaliningrad.

Putin is in the air“, si scherzava su Twitter: ma con le nuove immagini che arrivano dalle province orientali dell’Ucraina, che hanno ripreso l’arrivo di mezzi russi in territorio di Kiev, Putin è anche “on the ground” e pure “on the sea“, spinto da un pericoloso soffio di bullismo.

@danemblog

Navi da guerra russe verso l'Australia

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