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Tutti i media, dai grandi tg ai grandi quotidiani, per finire ai piccoli giornali di provincia, e, quel che è ancora più singolare, indipendentemente dal loro colore politico, hanno trasmesso sabato, o titolato domenica, che nella manifestazione della Cgil di piazza San Giovanni, a Roma, c’era un milione di partecipanti. Non uno in più e non uno in meno. Un milione, tondo tondo. Che al pari del milione (supposto) di manifestanti che aveva radunato Sergio Cofferati ai tempi del Circo Massimo (dove ci stanno, stipati, al massimo 200 mila persone) diventeranno, fra un paio d’anni, tre milioni, com’è già stato certificato qualche mese fa dal Corsera e poi ripreso da tutti i media italiani incuranti del ridicolo. Nello scorso fine settimana, dicevo, tutti hanno detto che c’era un milione di persone in piazza San Giovanni anche se in questa piazza e nelle vie ad essa adiacenti, supposte intasate a livello inverosimile, ci stanno, al massimo, 170 mila persone.

Se tutti i giornali e tutti i Tg  hanno detto che a piazza San Giovanni c’era un milione di persone,  non si può che credere a questa notizia. E’ sempre meglio (forse) che non credere a nessun media di questo paese se la verità non riesce ad emergere nemmeno quando essa è matematica, cioè oggettiva e perciò inscalfibile da considerazioni di merito che, per definizione, in democrazia, sono sempre possibili. La Repubblica, e c’era da aspettarselo, vista la sua linea politica (che non dovrebbe escludere però il rispetto dei dati di fatto) ha pubblicato, a caratteri cubitali, in prima pagina: “Un milione con la Cgil” e poi, temendo forse che ai suoi lettori fosse sfuggito il dato, o temendo che esso non fosse stato creduto in prima battuta, lo ha replicato, sempre a tutta pagina, e con caratteri ancor più grandi,  anche in seconda: “Un milione  in piazza con la Cgil” con un’iterazione dello stesso fatto e con le stesse parole, per di più su due pagine consecutive, che non ha mai trovato l’eguale in nessuno quotidiano di opinione dell’intero Occidente libero.

Il Corriere della sera, pur non sottraendosi nemmeno lui all’obbligo di pubblicare in prima pagina la cifra piena (e falsa) di un milione di manifestanti, ha avuto almeno cura di non farla propria (la classe non è acqua) per cui  ha scritto, nell’occhiello del titolo di apertura della prima pagina: “Sfida del sindacato: siamo un milione”. Insomma il Corsera, pur adeguandosi alla vulgata del milione, non se ne è assunto pienamente la responsabilità e la lascia dire al sindacato. Non è tutto, ma è già qualcosa. Sarebbe stato meglio se, dopo aver dato, nell’occhiello, la versione della Cgil, avesse dato, sempre nell’occhiello, anche la propria, cioè quella oggettiva, basata sugli studi topografici conosciuti da tutti, fatti dalla Facoltà di architettura dell’Università di Roma e che da tutti, per far felice la Camusso, sono stati invece vissuti, non come elementi per far capire ai lettori le cose come stanno, ma come un imbarazzante contraddizione che, non a caso, è stato rilevata da nessuno.

Tra la Cgil e la topografia, tutti i media hanno creduto, senza fiatare e rigidamente incolonnati,  alla Cgil. E questo, purtroppo, la dice lunga, sul modo con il quale l’opinione pubblica (e anche il mondo politico) vengono privati dai dati di fatto, incontrovertibili, sui quali poi potersi formare una libera, ma documentata, opinione. E ciò non vale solo per la Cgil ma anche, a suo tempo, per Forza Italia che, proprio in questa stessa piazza, indisse un’affollata manifestazione a favore delle famiglia che venne anch’essa gratificata del bel milione di persone che non ci stanno proprio. In ogni caso ed in tutti i casi, tra duecentomila e un milione di manifestanti c’è una bella differenza che ha un grande significato politico e sociale. Se si trucca il dato, soprattutto scientemente, si tradiscono le legittime attese dei lettori e degli spettatori che hanno il diritto di sapere come stanno i fatti. La stampa è sorta per evitare che i fatti fossero costruiti sul “si dice”. Un quarto di secolo fa, Lamberto Sechi fece grande Panorama, dicendo che il suo motto era: “Fatti separati dalle opinioni”. Un obiettivo non facile da perseguire ma che, almeno, era stato enunciato per tracciare una lodevole intenzione di percorso. Sono passati invano tanti anni perché, di battaglia in battaglia, siamo arrivati, adesso, al punto che le opinioni, come in questo caso, ammazzano impunemente i fatti.

Chi ha paura del partito unico, che dovrebbe ammazzare l’opposizione (peraltro già defunta per autonoma eutanasia) non dovrebbe preoccuparsi più di tanto di questa sciagura perché il giornale unico, sia pure declinato in più testate, esiste già. Non a caso anche il Giornale che, per linea politica, sul tema dei partecipanti alla manifestazione di piazza San Giovanni, dovrebbe incamminarsi su percorsi diversi da quelli utilizzati da quasi tutti gli altri quotidiani, ha titolato in prima pagina così: “Un milione di vetero comunisti in piazza”. Il Giornale quindi ha attaccato i piddini definendoli in blocco “comunisti” e aggiungendo, per soprammercato, la qualifica di  “vetero” ma poi, in contraddizione contro la sua volontà di andare all’attacco, ha confermato la partecipazione di un milione di persone che era tecnicamente impossibile come far stare cinque litri di liquido in una bottiglia da un litro.

I dati di capienza forniti dalla Facoltà di architettura dell’Università di Roma partano dalla verifica topografica delle estensioni delle varie piazze romane e delle vie che in esse confluiscono. Una volta accertato  quanti sono i metri quadrati disponibili in queste aree, sono state fatte alcune ipotesi di affollamento. L’affollamento più alto è quello di quattro persone per metro quadrato che non è superabile perché già è “da soffocamento”. Comunque, prendendo per valida, fra le diverse ipotesi, solo quest’ultima (4 persone a mq) che è quindi la più favorevole a chi ha organizzato la manifestazione (sia esso la Cgil o Forza Italia)  il numero massimo di persone che può esserci in piazza San Giovanni è appunto di 170 mila. Parlare di un milione è pertanto fare della pura disinformazione. Inoltre, prendere atto che questa cifra più che quintuplicata sia stata data per buona da “tutti” i media, dovrebbe essere inquietante. Il grave è che nessuno la ritiene tale.

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