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Tutti conoscono Vedrò. L’evento che ha messo in contatto politici, lobbisti e imprenditori, di cui si è scritto e parlato tanto, al punto da divenire perfetta espressione del principio morettiano del “mi si nota più se ci vado o no?”. Tendenzialmente, comunque, le persone ci andavano. A giudicare dal numero di partecipanti delle ultime edizioni una apparizione a Vedrò, anche fugace, era quasi una necessità.

Cosa ha prodotto Vedrò? Legami e rapporti personali, soprattutto. Ma anche dibattito. Ed è ovviamente un bene. Ha prodotto anche un governo, sebbene sia stato breve ed effimero, incapace di azioni concrete e sia finito nel peggiore dei modi. Il governo Letta è stato l’espressione della mentalità di Vedrò. Solo che a Vedrò, seduti ai tavoli tematici (e poi all’aperitivo, e poi a cena) alla fine erano tutti amici. Quando si è trattato di applicare la mentalità al concreto, beh i risultati sono stati quelli che conosciamo tutti. E così la fine del governo di Enrico Letta è coincida con la fine di Vedrò (a voler essere precisi, la fine dell’evento era stata comunicata con qualche mese di anticipo, ma la sostanza non cambia). Il che risponde anche alla domanda su cosa NON ha prodotto Vedrò: azioni concrete.

Ovviamente il fatto che sia finito Vedrò non significa né che siano finiti i Vedrodi – categoria assortita, accomunata dalla propensione a fare network – né che, appunto, sia finita la voglia di riprovarci. Che questo sia un bene o un male non saprei. A giudicare dai risultati concreti ottenuti nel tempo qualche perplessità viene fuori. Prendete il tavolo di lavoro sulle lobby. Al netto di chi scrive sul Cv di averne fatto parte (tutti “tengono famiglia” del resto) la realtà è che quel tavolo ha prodotto tante belle chiacchiere, forse anche molta carta, ma comunque nessun risultato in termini di regolazione delle lobby.

Quando il Governo Letta si apprestava a discutere quello che sarebbe diventato l’ennesimo imbarazzante fallimento – cioè il tentativo di disciplinare le lobby con DDL governativo – i vedroidi tornarono a incontrarsi. Celebre fu l’evento tenutosi nello studio di Velardi e Micucci, cui partecipò un discreto numero di persone. Servì a qualcosa? Portò spessore al tema? Diciamo…che le pizzette del rinfresco erano ottime.

Ora pare i Vedroidi vogliano riprovarci. Non solo loro in verità. Una parte di loro, cui si uniranno (presumibilmente) molti nuovi entrati. Si vedranno martedì 7 ottobre alle ore 15 (orario bizzarro, per cui ti chiedi: ma di questi non lavora nessuno?) in luogo da destinarsi. Si vedranno per discutere il tema.

Ora, premesso che chi scrive difende a spada tratta il dibattito e la discussione, al punto che, da studioso e docente universitario, si occupa di democrazia e partecipazione (e premesso anche che la domanda che segue non è ironica, ma sinceramente interessata): ma di che bisogna parlare ancora? Per saperlo non c’è da attendere molto, poco più di una settimana.

 

I Vedroidi e le lobby, again

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