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Avremmo bisogno di Clint Eastwood nella politica italiana. Il grande attore-regista, durante la convention repubblicana del 2012, inscenò una finta intervista al presidente Barack Obama incalzando di domande una sedia vuota. Non sarebbe male vedergli ripetere lo show per spiegare quanto è successo a Palazzo Chigi nel consiglio della vigilia di Natale quando è stata approvata la norma che depenalizza le frodi fiscali sotto il 3%. Nel nostro caso, di fronte a lui dovrebbero esserci tante poltrone vuote quanti sono (non ne ricordo il numero e non ho voglia di cercalo su internet) i ministri di questo brancaleonesco governo guidato dall’incredibile (nel senso che è meglio non credergli mai) Matteo Renzi.

L’intervista, più o meno, potrebbe andare così.

Eastwood: Da qualunque parte la si prenda, questa storia fa pena. Com’è possibile che il governo di un Paese alla disperata ricerca di rifarsi un’immagine decente nel mondo, faccia una simile figura da Pinocchio vestito da Arlecchino?

Ministri (brusìo): Ma noi veramente, signor Clint, non sapevamo… nessuno ci aveva detto…

E. Ma chi doveva dirvi e che cosa? Siete voi i ministri: dovete leggere voi gli atti che approvate. Se non ne avete voglia o non ne siete capaci, levatevi di torno, alzate le chiappe da quelle poltrone d’oro.

M. Ma sa, c’erano tante pagine, tanti provvedimenti. I tecnici li hanno riempiti di parole difficili…

E. E allora? Dovevate andare preparati: era un consiglio dei ministri, non una festicciola in famiglia.

M. Consideri anche la stanchezza, lo stress…

E. Volete dirmi che non stavate bene, che eravate ammalati come i pizzardoni romani?

M. No, no: eravamo ai nostri posti. Solo che…

E. Solo che avevate già brindato troppo, in vista del Natale. E anche che avevate fretta di andare in vacanza. Magari a sciare. Magari a Courmayeur. Magari con un volo di Stato che fa tappa a Firenze per raccogliere i vostri cari.

Renzi. Guardi, signor Clint, per quanto riguarda quel voletto, io ho già spiegato tutto. Per la faccenda del decreto fiscale, mettiamola così: me ne assumo la responsabilità. E’ colpa mia, va bene?

E. Sembri un allocco: certo che è colpa tua, visto che sei tu il presidente del consiglio. Da quando stai a Palazzo Chigi a far bubu alle mosche (riferimento a “Quer pasticciaccio brutto di via Merulana” di Carlo Emilio Gadda, ndr) non fai che dire sciocchezze e ovvietà. Non sai fare di meglio?

R. Certo che sì: quella norma fiscale tanto brutta ora l’abolisco. Vorrà dire che la ripresenterò dopo l’elezione del presidente della Repubblica e solo se durante le votazioni tutti avranno fatto i bravi votando chi dico io, cioè una mezza tacca che non mi dia ombra. Capito il messaggio?

E. L’ho capito. Lo hanno capito tutti. Sei ancora peggio di quanto pensassi. Ha ragione quell’editorialista del Corriere della Sera. Come si chiama? Ah sì, Ostellino. Qualche giorno fa ha scritto, più o meno: “Se Renzi fosse intelligente, sarebbe pericoloso”. E’ proprio così. Per fortuna degli italiani, tu hai fatto lo scout.

Quel pasticciaccio brutto di Palazzo Chigi sul decreto fiscale

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