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Il Parlamento europeo, recependo gli impulsi italiani, compie un passo significativo verso un nuovo approccio al tema migratorio. La Commissione Libe infatti ha approvato il dossier sulla lista Ue dei Paesi terzi di origine sicura. Si tratta di un’azione concreta che va nella direzione auspicata dalla modifica del regolamento 2024/1348 per quanto riguarda l’istituzione di un elenco di paesi di origine sicuri a livello dell’Unione. In questo modo non solo si passerà ad una gestione dei flussi sottratta al controllo della criminalità organizzata, ma al contempo l’Unione europea sospenderà le preferenze commerciali per i Paesi che non collaborano ai rimpatri dei migranti. Cambieranno così sia l’approccio pragmatico al tema migratorio, sia la sicurezza dei Paesi membri.

LISTA PAESI SICURI

Nella proposta del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento vengono indicati espressamente quali sono i paesi di “origine sicuri a livello dell’Unione”: ovvero Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco, Tunisia e Kosovo. Per quest’ultimo la designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244 del 1999 dell’UNSC e con il parere della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo. Il relatore alla modifica è l’europarlamentare italiano Alessandro Ciriani, vice coordinatore di Ecr in Libe, secondo cui la proposta è “un passaggio cruciale per dotare l’Unione di regole più chiare, coerenti e realmente applicabili nella gestione dei flussi migratori, fornendo agli Stati membri strumenti adeguati che consentano decisioni rapide, senza mai venir meno al pieno rispetto dei diritti fondamentali e degli obblighi internazionali”.

LA RIFORMA EUROPEA

Pochi giorni fa da Malta, dove era intervenuto alla conferenza ministeriale Med5 (Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta) e per visitare l’Agenzia europea per l’asilo, il Commissario europeo per gli Affari interni e la migrazione aveva espresso la sua soddisfazione per i progressi compiuti, sottolineando che il lavoro svolto da Bruxelles nella lotta contro la migrazione irregolare funziona ma non è sufficiente. Secondo Magnus Brunner andrebbe potenziato il sistema di espulsione dei migranti irregolari: “Solo una persona su cinque che si trova illegalmente nell’Ue e ha già un ordine di rimpatrio viene effettivamente espulsa, questo non è accettabile”, ha detto. Per questa ragione tra un mese verranno presentate le nuove linee guida dell’Ue per i prossimi cinque anni, con all’interno una serie di riforme in tal senso, come il nuovo ruolo per Frontex. Nello specifico dal 2026 la Commissione europea punta a rafforzare Frontex dotandola di maggiori capacità operative, sia con un aumento del personale sia con l’uso di droni e intelligenza artificiale, strumenti ad appannaggio di una forza di reazione rapida alle frontiere. Saranno 10.000 gli agenti operativi che potranno essere dispiegati in modo rapido, dotati di una competenza più “larga”, come il contrasto al terrorismo e la cooperazione con Paesi extra-Ue, temi stimolati costantemente dal governo di Roma. 

MIGRANTI E GUERRA IBRIDA

Accanto al tema legato ad “accoglienza e diritti” vi è anche quello della strumentalizzazione dei flussi migratori come forma di guerra ibrida. La militarizzazione delle migrazioni rappresenta, di fatto, il nuovo volto di un conflitto che vede Mosca attrice principale. Non solo l’aggressione russa all’Ucraina ha provocato una oggettiva catastrofe umanitaria, come dimostrano i 13 milioni di ucraini che sono stati sfollati nel contesto della guerra, ma più in generale i flussi migratori diretto in Europa sono orchestrati al fine di destabilizzare Ue e Nato. Non va dimenticato che la Polonia è diventata uno Stato di prima linea, ospitando oltre 1,5 milioni di rifugiati ucraini.

Altro esempio calzante viene dall’Africa, dove sempre più spesso golpe e sommosse sono incentivare da player esterni. Anche per questa ragione le raccomandazioni di varie istituzioni, come i consigli di esperti sull’integrazione e la migrazione dei singoli Stati, mirano da un lato a sollecitare una gestione efficace della migrazione, compresa la lotta alla discriminazione e gli investimenti nell’istruzione e nell’inclusione, e dall’altro a contrastare con efficacia la disinformazione che omette di evidenziare il fil rouge tra criminalità, geopolitica e migrazioni irregolari in aree chiave del mondo.

Paesi sicuri e droni per Frontex. Cosa sta facendo l'Ue contro le immigrazioni irregolari

Nella proposta del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento vengono indicati espressamente quali sono i Paesi di “origine sicuri a livello dell’Unione”: ovvero Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco, Tunisia e Kosovo. Per Frontex pronti 10mila agenti e un “cervello” comune per la lotta al terrorismo e alla guerra ibrida

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