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Il direttore della Cia, Bill Burns, sta incontrando oggi, martedì 28 ottobre, il direttore del Mossad, David Barnea, e il primo ministro del Qatar, Mohammed Bin Abdul Rahman al Thani . Il vertice avviene a Doha e serve a discutere di come gestire l’estensione della pausa nei combattimenti a Gaza. Burns è già stato a Doha il 9 novembre, e potrebbe essere stato quello il momento in cui si è concretizzata la possibilità dello scambio di prigionieri palestinesi catturati in passato da Israele in cambio degli ostaggi rapiti da Hamas durante l’attentato del 7 ottobre.

Che la questione sia tanto tecnica quanto politica lo testimonia la press a di Abbas Kamel, direttore dei servizi segreti egiziani che sono sempre ottimamente informati di quanto accade oltre il valico di Rafah. Per altro, secondo varie ricostruzioni (raccolte anche attraverso alcune delle primissime testimonianze degli ostaggi finora liberati), Hamas terrebbe le persone catturate in nascondigli nella fascia meridionale della Striscia. Nel medesimo luogo si troverebbero anche coloro che l’organizzazione palestinese ha passato a clan minori.

L’area, appena oltre il confine egiziano, è quella in cui molti cittadini gaziesi si sono rifugiati su invito di Israele, quando sono iniziati i bombardamenti e la campagna terrestre di reazione all’attacco subito. Campagna che il governo Netanyahu promette di non fermare, con il primo ministro che ha pubblicamente detto di essere l’unico in grado di vincere la guerra per distruggere Hamas e contemporaneamente gestire le relazioni con gli Stati Uniti – che detestano di dover subire il peso internazionale delle migliaia di vittime civili prodotte dalla campagna israeliana.

Il momento è delicato, perché se l’attuale prolungamento dell’accordo tiene, la pausa nei combattimenti si protrarrà fino a mercoledì, con Hamas che avrà rilasciato 92 dei 240 ostaggi catturati. Israele rilascerà inoltre altri 60 prigionieri palestinesi detenuti, oltre ai 150 già liberati. Un ulteriore, eventuale prolungamento potrebbe portare a un punto critico: Hamas potrebbe non avere altri ostaggi civili da rilasciare e a quel punto Israele sarà costretta a decidere se accettare forme di negoziazione ulteriore (con un cessate il fuoco prolungato), oppure proseguire con combattimenti che potrebbero produrre ancora più morti civili a Gaza.

Mentre le stime degli ufficiali sanitari palestinesi sul numero di morti a Gaza a causa dei bombardamenti e dell’assalto a terra israeliani si avvicinano a 15.000, il team dell’amministrazione Biden affronta una crescente pressione interna, soprattuto dai ranghi del Partito Democratico, per fermare i combattimenti. Anche per comprendere come poter andare oltre la fase attuale, in questi giorni in Medio Oriente sta tornando in missione il segretario di Stato Antony Blinken.

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