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Report del Boston Consulting Group a Londra: il Regno Unito è leader mondiale come centro di produzione più economico nell’Europa occidentale. I costi diretti di produzione sono scesi fino a 10 punti percentuali rispetto ad altri paesi europei occidentali grazie a salari stabili e al miglioramento della produttività negli ultimi dieci anni.

REPORT
Secondo lo studio, la tendenza è così evidente che il Regno Unito sta anche diventando sempre più competitivo rispetto a molti paesi dell’Europa dell’Est come la Polonia e la Repubblica Ceca, fino a pochi mesi fa mete preferite di molteplici realtà imprenditoriali, e che oggi hanno in Londra un’accanita concorrente.

CAUSE
I costi salariali, che sono definiti dalla società di consulenza come “ciò di cui le imprese necessitano per pagare un’unità lavorativa”, sono aumentati del 16% nel Regno Unito negli ultimi dieci anni. Di contro, i costi salariali sono aumentati del 52% in Francia nello stesso periodo di tempo e addirittura del 62% in Italia. La competitività di un certo numero di paesi europei è stata quindi ostacolata dalle leggi sul lavoro poco flessibili e dalla mancanza di investimenti in tecnologia e infrastrutture.

PANORAMICA
Il rapporto completo del BCG relativo all’esportazione dei 25 principali paesi a livello mondiale è stato diffuso una settimana dopo la pubblicazione dei dati relativi al Regno Unito che hanno mostrato come i guadagni siano scesi per la prima volta in cinque anni. Ciò ha costretto la Banca d’Inghilterra a una revisione al ribasso delle sue previsioni di crescita annuale: gli utili nell’ultimo trimestre di quest’anno sono calati dal 2.5% all’1.25. Per cui il Governatore Mark Carney ha osservato che la crescita degli utili è stata “notevolmente debole, anche se la disoccupazione è scesa rapidamente”.

UTILI IN CALO
La bassa crescita degli utili si è verificata nonostante la Banca preveda una crescita dell’economia con un Pil in aumento del 3.5% quest’anno e del 3% nel 2015. Ecco quindi che il report della Bcg sembra suggerire che i due fattori siano facce diverse della stessa medaglia, “con un costo del lavoro più economico che stimola gli investimenti nel Regno Unito, guidando la crescita e contribuendo ad aumentare il numero di posti di lavoro”, come vergato Ben Wright sul Telegraph.

ASTRI NASCENTI
Secondo BCG il Regno Unito è, assieme a Paesi Bassi, Indonesia e India, tra gli “astri nascenti regionali” e certifica come sia oggi “l’economia a più basso costo di produzione dell’Europa occidentale”. A supporto di questa tesi cita le basse aliquote dell’imposta sulle società applicate dal Regno Unito, oltre ad un mercato del lavoro flessibile come dimostrano i risultati in termini di vantaggi competitivi nel medio e lungo periodo.

TREND
Nel loro insieme queste tendenze stanno rallentando la fuga verso i Paesi dell’est europeo, oltre che dell’Europa orientale, come Sud America e Asia che sono stati tradizionalmente considerati come realtà a basso costo e quindi “paradisi” per le imprese.

SCENARI
“Le percezioni stanno cambiando nelle industrie globali”, ha dichiarato al Telegraph Sukand Ramachandran, partner di Boston Consulting Group a Londra, secondo cui esiste una crescente consapevolezza che tutte i fattori possono, se migliorati, essere più efficaci per produrre le merci in luoghi più vicini ai clienti. “Tale tendenza è stata evidente negli Stati Uniti per circa un anno e mezzo e stiamo ora iniziando a vederla anche in Europa”.

ESEMPIO
Ramachandran cita un esempio significativo nel settore aerospaziale e automobilistico, come caso in cui questo trend inglese si è manifestato in maniera più acclarata. L’acquisizione di Jaguar Land Rover da parte dell’indiana Tata Motors nel 2008, che al momento aveva sollevato forti preoccupazioni per investimenti che sarebbero potuti essere trasferiti lontano, in realtà ha offerto una risposta diversa rispetto ai dubbi. L’azienda ha investito in un numero significativo di impianti nel Regno Unito creando ulteriori 1.700 posti di lavoro nel suo stabilimento di Solihull.

CONCLUSIONI
Lo studio BCG, esaminando una serie di fattori tra cui il lavoro e l’energia al fine di confrontare i costi di produzione dei 25 paesi esportatori top nel mondo, giunge alla conclusione che molti dei paesi europei hanno perso ulteriore terreno negli ultimi dieci anni a causa di una debole crescita della produttività e grazie all’aumento dei costi energetici. Si tratta di Francia, Italia, Belgio, Svezia e Svizzera.

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