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Agli scontri tra forze regolari e ribelli filorussi che da mesi sconvolgono l’est dell’Ucraina, si è sommata nei giorni scorsi una tragedia dai contorni ancora poco chiari.

Un Boeing 777 della Malaysia Airlines partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur è stato abbattuto da un missile giovedì vicino al confine con la Russia. Il velivolo, con 298 passeggeri a bordo, è caduto a 80 chilometri da Donetsk mentre volava a 10mila metri dal suolo, non lasciando nessuno scampo ai passeggeri.

All’incidente è subito seguito un rimpallo di responsabilità tra il governo di Kiev e i vertici dei gruppi separatisti. Altrettanto velocemente sono però giunte le prime intercettazioni raccolte dall’intelligence ucraina, secondo la quale alcune telefonate inchioderebbero i ribelli.

E gli analisti sembrano essere concordi: per il presidente del Centro studi internazionali Andrea Margelletti la pista più verosimile è quella dei separatisti, che “hanno gli strumenti” per abbattere un aereo, “ma non sufficiente capacità per saperli utilizzare al meglio. Usare una batteria di missili – prosegue l’esperto – non vuol dire solo avere la capacità di abbattere un bersaglio, ma anche di verificare bene cosa si vuol colpire”.

L’episodio, pur nella sua tragicità, potrebbe però costituire per il vice direttore dell’area Sicurezza e Difesa dello Iai, Jean-Pier Darnis, una svolta nella crisi ucraina, contribuendo a isolare i ribelli e costringere la Russia di Putin a fare un passo indietro rispetto al suo protagonismo politico iniziato con l’annessione della Crimea.

Probabilmente si è parlato anche di questo nella conversazione telefonica a caldo avvenuta dopo l’incidente tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo americano Barack Obama.

Ecco alcuni approfondimenti recenti di Formiche.net sulla crisi ucraina e la tragedia del volo MH17 Malaysia Airlines:

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