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Libia al voto per eleggere il nuovo Parlamento con un’instabilità politica padrona della scena, anche se i segnali positivi non mancano. Duecento i membri della nuova Camera dei Rappresentanti che saranno scelti al posto dell’attuale Congresso Generale Nazionale, eletto nel luglio 2012 con la novità dei 32 seggi riservati alle donne.

ALLE URNE

Dopo che la Corte suprema della Libia ha definito “incostituzionale” l’elezione a premier di Ahmeed Maiteeq (che lo scorso 2 giugno aveva preso il potere), ecco la nuova tornata elettorale. Le urne sono già state aperte lo scorso sabato per quei cittadini libici che vivono all’estero, mentre mercoledì saranno operative in 13 città. È la seconda votazione che si tiene dalla morte dello storico leader Muammar Gheddafi, deposto nel 2011.

IL CONTESTO LIBICO

Il contesto libico pre-elettorale appare particolarmente caotico, con le milizie che prendono sempre più spazio all’interno del Paese, ragion per cui gli osservatori internazionali hanno da tempo segnalato motivi di forte preoccupazione circa la tenuta democratica complessiva. Il timore è che anche questo tentativo possa non andare a buon fine, consegnando la Libia alla totale instabilità, con tutti i riverberi socio-economici del caso.

LA RISPOSTA DI TRIPOLI

Tripoli però risponde con tranquillità alle paure continentali, e lo fa con le parole del numero uno della speciale Commissione elettorale Superiore, Imad Al-Sayeh, che ha pubblicamente respinto i dubbi sulla capacità di Tripoli di organizzare le elezioni: sarà un successo, ha annunciato, nonostante i numerosi problemi presenti nel Paese. Sayeh ha detto che la commissione “ha completato i preparativi finali per le elezioni e che i 1601 centri elettorali in tutto il Paese sono stati approntati”.

GLI SCONTRI NEL PAESE

I punti maggiormente critici sono le zone a est e a sud del Paese, dove proseguono senza sosta scontri giornalieri tra le forze fedeli al generale Khalifa Haftar e gli estremisti islamisti. Ecco perché la Commissione ha prescritto una serie di misure rigorose per garantire la sicurezza nelle urne, in particolare richiedendo ai libici di presentare i loro documenti di identità nazionali da confrontare con le iscrizioni nei registri elettorali. Ma il problema sorge proprio per quei cittadini, residenti nelle zone meridionali e occidentali della Libia, che non hanno i documenti rilasciati dallo Stato, in quanto le numerose falle organizzative in loco hanno impedito anche i servizi primari come l’anagrafe.

DIPLOMAZIA AL LAVORO

Al contempo, in primis gli Usa, hanno intensificato tutte le misure di sicurezza sia riguardo alle rappresentanze diplomatiche sia ai propri interessi commerciali in Libia. Su quest’ultimo punto si segnala una circolare del governo americano rivolta ai propri diplomatici in cui si consiglia di intensificare misure preventive per evitare aggressioni o rapimenti. Il timore è che alcuni gruppi sovversivi cerchino di vendicarsi per l’arresto, avvenuto sette giorni fa, del cittadino libico Ahmed Abu Khatallah, sospettato di essere responsabile dell’attacco al consolato americano a Bengasi nel 2012.

IL REPORT

Un report basato su fonti libiche interne ha fatto scattare l’allarme tra le presenze americane, dal momento che è molto alta la possibilità di un attacco diretto contro gli interessi e i cittadini statunitensi in Libia. Inoltre le milizie libiche hanno recentemente rapito un certo numero di diplomatici, in particolare quelli provenienti da Paesi arabi, nel tentativo di scambiarli con i detenuti libici che si trovano in quelle nazioni.

twitter@FDepalo

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