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Un accordo di libero scambio tra la Cina e l’Ue. “Epocale”, secondo l’opinione di Syetarn Hansakul e Hannah Levinger, analisti di Deutsche Bank che all’argomento hanno dedicato un report.
“Durante la visita del presidente cinese Xi Jinping in Europa alla fine di marzo – ricordano gli analisti – l’Ue si è impegnata ad aprire colloqui bilaterali su un accordo di libero scambio (Fta), a seguito di un esito positivo dei negoziati in corso per un accordo bilaterale sugli investimenti, nel quadro del dialogo Ue-Cina previsto dall’Agenda Strategica 2020. In particolare, le imprese europee stanno spingendo per migliorare le pratiche commerciali che le vedono in condizioni di svantaggio nell’ottenere contratti e finanziamenti locali in Cina”. Non vi è ancora alcun calendario preciso, ma la semplice dichiarazione di intenti è un passo significativo, secondo Deutsche Bank.

I NUMERI DEL COMMERCIO UE-CINA
La Cina è il numero uno dei fornitori di beni all’Ue, con una quota del 16,6% dell’import extra-Ue, e il terzo maggior grande esportatore, dopo Usa e Svizzera, con una fetta dell’8,5%. A sua volta, l’Unione europea è il principale partner commerciale della Cina. Il commercio bilaterale tra l’Ue e la Cina è già superiore a un miliardo di euro al giorno. “Estrapolando la tendenza degli ultimi dieci anni si ricava il valore degli scambi bilaterali di beni e servizi potrebbe raggiungere i 660 miliardi di euro nel giro di un decennio. Gli scambi di merci tra la Cina e l’Ue a 27 hanno toccato quota 428 miliardi di euro nel 2013, quasi il doppio del valore registrato nel 2005”. E la Germania è particolarmente ben posizionata per beneficiare di una intensificazione degli scambi bilaterali: le esportazioni tedesche verso la Cina potrebbero crescere del 60% nei prossimi dieci anni, e se l’area di libero commercio diventasse realtà potrebbero raddoppiare. “Nel 2013, il commercio bilaterale ha raggiunto 138,6 miliardi di euro – più del valore degli altri tre maggiori partner commerciali insieme, ovvero Regno Unito, Francia e Paesi Bassi. La Germania ha rappresentato il 45% delle esportazioni dell’Ue verso la Cina e il 28% dell’import. La Cina ha rappresentato il 14% dell’export tedesco extra-UE e il 18% dell’import extra-Ue”.

NON SOLO BENI, MA ANCHE SERVIZI.
E lungi dall’essere solo la fabbrica del mondo, la Cina dà vigore alle economie del Vecchio Continente. “L’export dall’Ue – scrivono gli analisti – è esploso grazie alla domanda di una classe media sempre più ricca in Cina. Ad esempio, nel 2013 la Cina ha superato la Francia come maggior mercato di consumo di vino rosso. Così, la scoperta dell’olio d’oliva ha fatto diventare Pechino il quarto mercato per l’olio greco nel 2012, con l’export da Atene di quel prodotto aumentato del 160% nel giro di due anni”. Ovviamente i rischi non mancano e per esempio i produttori di lusso “hanno già cominciato a sentire l’impatto della campagna del governo cinese contro il consumo ostentato”. Tuttavia le potenzialità sono enormi. E con la continua integrazione della Cina nell’economia mondiale i trasporti e servizi connessi al commercio sono destinati a crescere in modo significativo.

TURISMO E INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI
Secondo Deutsche Bank ci sono due ulteriori driver di crescita potenziale. I turisti cinesi che visitano l’Europa sono sempre più numerosi e danno un significativo impulso ai business correlati. E gli investimenti esteri diretti, che possono diventare il motore del partenariato Ue-Cina. Mentre l’Ue è il maggior investitore in Cina, gli investimenti diretti cinesi rappresentano meno dell’1% del totale di quelli che arrivano nell’Unione. “Ovviamente se si siglasse l’accordo bilaterale ora in negoziazione, si avrebbe un sensibile incremento di questi investimenti, dato anche il crescente interesse di investitori cinesi in società europee, come dimostra la nostra raccolta di offerte cinesi di fusione a acquisizione nei confronti di società dell’Ue e soprattutto della Germania”. Infine, esiste molto spazio per una maggiore adozione del l’uso dello yuan in Europa, che potrebbe essere usato per il 40% delle transazioni Ue-Cina nel 2024, dal 10% che pesa oggi.

PARTNER CHIAVE DEL PROSSIMO DECENNIO
In conclusione, l’Ue e la Cina rimarranno partner commerciali e di investimento chiave anche nel prossimo decennio. “L’Ue può svolgere un ruolo di guida per la Cina che mira a diventare un produttore a valore aggiunto, fornendo tecnologia e servizi alle imprese locali. Allo stesso tempo, l’Ue è destinata a rimanere una fonte di beni e servizi high-end per un sempre più esigente (e benestante) classe di consumatori cinesi.
Finora, le dinamiche commerciali ruotano intorno lo scambio bilaterale di beni con alcuni grandi paesi europei. L’area di libero scambio potrebbe favorire il commercio anche nelle economie o industrie minori”.

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