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C’è anche un astio remoto fra bergamaschi e bresciani dietro le inchieste giudiziarie sui vertici di Ubi Banca che stanno lambendo il presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa, Giovanni Bazoli. Ecco come e perché.

LE PAROLE DI BAZOLI

“Tutto è stato debitamente comunicato”. Giovanni Bazoli, 81 anni è intervenuto così ieri sera con i suoi avvocati in merito alle notizie della multiforme inchiesta della procura di Bergamo su Ubi Banca. «Il professore — hanno specificato i legali — è interessato dall’indagine in corso esclusivamente come presidente di un’associazione di Ubi Banca, non come presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo”.

IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI 

Il riferimento degli avvocati di Bazoli è all’associazione Banca lombarda e piemontese, che rappresenta l’anima bresciana dell’istituto di credito insieme all’associazione (stavolta bergamasca) Amici di Ubi. Gli avvocati tengono a precisare che gli accordi che hanno dato vita a Ubi, dal cui consiglio di sorveglianza il professor Bazoli è peraltro uscito da oltre due anni, così come tutti i successivi, sono stati recepiti negli statuti e in atti ufficiali debitamente comunicati.

GLI IRRITATI

Un altro indagato eccellente, il presidente del consiglio di sorveglianza di Ubi Andrea Moltrasio, in una lettera inviata a tutti i dipendenti del gruppo ha parlato delle perquisizioni della Guardia di Finanza – riporta il Corriere della Sera – come di una “procedura conseguente alla presentazione di due esposti già noti dal 2012, prodotti da parte di Jannone (Giorgio, l’ex deputato di Forza Italia e tuttora presidente delle Cartiere Pigna, ndr) e Lannutti (Elio, dell’Adusbef, ed ex senatore Idv, ndr) e di un esposto del luglio 2013 presentato dai Consiglieri di Sorveglianza Resti, Agliardi, Cividini, Gallarati e Zucchi”.

LE DIATRIBE FRA ASSOCIAZIONI

Nel mirino degli inquirenti sono finiti i rapporti tra due Associazioni: quella Amici di Ubi Banca, fondata da Emilio Zanetti, e quella di cui è presidente Giovanni Bazoli, la potente Associazione Banca Lombarda e Piemontese. Le due associazioni hanno sempre votato insieme per la nomina del consiglio di sorveglianza, sostenendo la lista del consiglio di sorveglianza uscente e, secondo l’esposto presentato nel 2013 dai consiglieri di minoranza della banca, si sarebbero mosse secondo accordi non dichiarati.

L’ANALISI DI REPUBBLICA

“Le ragioni della conflittualità – scrive oggi Vittoria Puledda su Repubblica – nascono dalla stessa storia di Ubi, popolare anomala nata formalmente nell’aprile 2007 e figlia di molti matrimoni”. Da una parte, l’anima bresciana della Banca Lombarda (società per azioni), dall’altra quella bergamasca (a sua volta complicata dal precedente matrimonio con la milanese Commercio e Industria) che invece era già una popolare. “A benedire – e a garantire la pace sociale tra i vari pezzi della banca – per lungo tempo sono stati i due “grandi vecchi”: Emilio Zanetti per Bergamo, Bazoli (e in parte Faissola) per Brescia”, scrive Repubblica.

EFFETTO ZANETTI?

Conclude Vittoria Puledda di Repubblica: “Per un po’ ha funzionato, sebbene ci sia sempre stato un pizzico di reciproca insofferenza tra Brescia (che ha molto capitale) e Bergamo (che ha molti voti, decisivi in una popolare). Ma da qualche anno l’idillio si è definitivamente rotto, in parallelo con il ritirarsi dalla scena di Zanetti e con la crescita di una fronda interna, soprattutto bergamasca, che ha portato alla penultima assemblea ad assegnare ben cinque consiglieri alla minoranza. Che ora accusano le due Associazioni di aver stretto un patto occulto tra loro”.

Ubi Banca, tutti gli attriti fra bergamaschi e bresciani

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