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Ancora non c’è un testo di riferimento, ma senz’altro attorno alla costruzione della nuova legge elettorale c’è tantissimo movimento. A partire dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni che punta molto sulla revisione del meccanismo di elezione politica perché in qualche modo si configura come strumento propedeutico alla “madre di tutte le riforme”: il premierato. L’impianto su cui le forze di maggioranza stanno lavorando – pare già con discreti abboccamenti anche dalle parti dell’opposizione – è quello di un proporzionale con premio di maggioranza e, novità rilevante, reintroduzione delle preferenze. L’ha spiegato di recente sulle nostre colonne anche il presidente della Commissione Affari Costituzionali in Senato, Alberto Balboni: uomo di estrema fiducia del premier a cui Meloni ha affidato i dossier più delicati sul piano delle riforme (e non solo). “Per il governo la stesura di una nuova legge elettorale è una scelta strategica. E, da quanto è emerso fino a ora, l’idea è quella di restituire identità alle forze politiche e un maggior peso all’espressione del voto popolare”. Quella di Salvatore Curreri, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Kore di Enna, è una sostanziale promozione della proposta che arriva dall’esecutivo.

Professore, pur non avendo ancora un disegno di legge di riferimento, possiamo dire che l’obiettivo è quello di approvare una legge a forte caratterizzazione proporzionale. Un orientamento corretto?

Direi di sì, da quanto è emerso sembra di capire che l’idea sia quella di una legge elettorale di tipo proporzionale con il premio di maggioranza fissato al quaranta percento. L’impianto normativo rispecchia l’orientamento del premier Meloni e della maggioranza in generale. Questa legge si configura infatti come un provvedimento propedeutico alla riforma sul premierato.

L’idea sarebbe quella di dare facoltà di indicare il candidato presidente. Un premierato ante-litteram?

Per come si stanno profilando le cose, la possibilità di designare il candidato premier potrebbe addirittura evitare al governo la via costituzionale della riforma sul premierato aggirando peraltro una serie di problematiche ad essa connesse. La designazione richiama un po’ i meccanismi elettorali che hanno caratterizzato la vita politica della Prima Repubblica.

A proposito di Prima Repubblica. Prende corpo l’idea di reintrodurre il sistema delle preferenze. Lei come la vede?

In maniera molto positiva. I benefici di un sistema a preferenza sono molteplici: si valorizzano le esperienze degli amministratori locali, si restituisce una grande centralità al voto popolare e soprattutto si tacitano molte logiche correntizie tipiche dei partiti leaderistici che caratterizzano questa stagione politica.

Quindi lei intravede anche un beneficio sul piano dell’attività parlamentare?

Certo. Un deputato o un senatore eletto con i voti di preferenza, piuttosto che per la sua amicizia o vicinanza al leader di turno, gode di una legittimazione molto più alta. In ossequi al principio di reciprocità verso gli elettori, esercita il suo mandato in modo molto più “coraggioso” e libero dalle logiche partitiche in senso stretto. L’unico possibile rischio che potrebbe profilarsi, è quello di un aumento esponenziale delle spese elettorali per intercettare le preferenze.

Prevede che ci possa essere una qualche resistenza da parte dei partiti, sentendosi meno “forti” nell’esercizio delle loro prerogative?

Sarebbe un errore. L’intendimento di questa legge è quello di dare maggiore indentità ai partiti restituendoli al loro ruolo primario, evitandone le degenerazioni. Ma c’è un altro punto fondamentale: i partiti si sono dimostrati, in questi anni, del tutto incapaci di selezionare la classe parlamentare. Con le preferenze, saranno gli elettori a sopperire a questa mancanza. Eliminando i listini bloccati, si depotenziano i leader ma si aumenta la possibilità di scelta da parte delle persone.

Da parte della Corte prevede possibili rilievi?

Se il disegno di legge si muove entro i contorni che sono emersi non mi pare ci possano essere profili di incostituzionalità. La Corte ha chiaramente spiegato che il premio di maggioranza al 40% che garantisca governabilità (attorno ai 14 e 15 punti) non è sproporzionato. Mi auguro che, tra le forze politiche, possa esserci un’ampia convergenza sulla nuova legge elettorale.

Le preferenze sono un toccasana per l'attività parlamentare. Curreri promuove la legge elettorale

Per il governo la stesura di una nuova legge elettorale è una scelta strategica. E, da quanto è emerso fino a ora, l’idea è quella di restituire identità alle forze politiche e un maggior peso all’espressione del voto popolare. Il costituzionalista Curreri promuove l’orientamento del governo e in particolare il sistema delle preferenze

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