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Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Le decisioni che verranno prese dai prossimi Consigli Europei in tema di flessibilità nonché la composizione delle principali istituzioni europee, in particolare la Commissione, avranno un impatto diretto e immediato sulle concrete opportunità di ripartenza del nostro paese.

Appare di fondamentale importanza per l’Italia poter utilizzare al meglio i fondi strutturali (e questo dipende soprattutto da noi e da come saremo in grado di riorganizzare la macchina) facendo tuttavia in modo che il cofinanziamento obbligatorio sia il più basso possibile o che una parte di esso venga contabilizzato in modo da non pesare sul debito pubblico e sui parametri che l’Italia faticosamente cerca di rispettare, almeno tendenzialmente.

È dunque necessario dare battaglia alla “contabilizzazione” esterna del cofinanziamento piuttosto che sull’ipotesi di abbatterlo in quanto nel primo caso le risorse immesse nell’economia sarebbero quelle già preventivate.

Non solo. È anche auspicabile che il governo – nel candidare un italiano ai vertici delle istituzioni europee – abbandoni ogni tipo di logica partitica e si concentri invece sulla necessità di candidare figure competenti e influenti a dirigere dicasteri con una precisa e importante delega, cruciali per il nostro Paese.

Occorre pertanto portare la discussione a un livello più alto e “competere” con i principali paesi dell’Unione, non lasciandosi coinvolgere in una competizione di basso livello con paesi di rilevanza minore o marginale rispetto all’Italia, e per di più per un dicastero di scarsa rilevanza.

Le recenti affermazioni del presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, sulla volontà di spacchettare i servizi finanziari dal mercato interno, a esempio, indicano una delle possibili strade da seguire. Sarebbe infinitamente più importante per le imprese poter contare sulla guida del portafoglio sui servizi finanziari o, se conseguente a precise scelte strategiche, dell’Ecofin, della concorrenza o dell’agricoltura, dicasteri che gestiscono dossier di competenza (per alcuni aspetti esclusiva) dell’Europa e rilevanti per le nostre imprese, al contrario della nomina a Alto rappresentante Pesc che dispone di deleghe inesistenti, come i drammatici avvenimenti in Libia, Ucraina, Palestina stanno quotidianamente a testimoniare.

Paolo Longobardi
Presidente di Unimpresa

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