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La riforma Gelmini? “Ha fatto il suo tempo”, dichiara dalle colonne dell’Espresso il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, annunciando una rivoluzione, con le singole università in grado “di chiamare in totale autonomia chi vogliono”. Formiche.net ha interpellato in proposito l’ex senatore Giuseppe Valditara, professore ordinario di diritto romano all’Università degli Studi di Torino, già relatore della legge 240.

“Abolirò i concorsi universitari per decreto” annuncia il ministro dell’istruzione: è d’accordo?
Occorre una premessa. Il ministro, da Rettore dell’Università di Perugia, è stato un sostenitore della riforma. La stragrande maggioranza dei Rettori si espresse a favore di questo sistema concorsuale. Scegliemmo questa opzione con la piena condivisione di buona parte del mondo universitario. Tra l’altro questo è sostanzialmente il modello francese e lì ha dato buoni risultati.

Giannini sottolinea che la riforma Gelmini ha fatto il suo tempo: le singole università devono poter chiamare in totale autonomia chi vogliono. Crede sia questa la priorità da riformare?
Bisogna fare chiarezza. L’articolo 97 della Costituzione prevede come criterio generale l’accesso alla pubblica amministrazione per concorso, se la proposta del ministro intende mantenere questa impostazione non vorrei che dietro la soluzione proposta si nasconda in realtà il ritorno ai concorsi locali. Noi siamo partiti proprio dalla presa d’atto del loro fallimento. Era stato Berlinguer ad averli introdotti e la protesta accademica li tacciava di essere la causa del nepotismo: nel 98% dei casi vinceva il candidato locale; per questo motivo si giunse ad un filtro nazionale. Se invece si intende con legge abolire il concorso come sistema di reclutamento si introdurrebbe un modello di tipo anglosassone che io potrei anche condividere, ma che dubito funzionerebbe in Italia. È un modello con molti pregi, snello e poco attaccabile dai ricorsi, ma in Italia sarebbe il meno adatto per contrastare nepotismo e scelte poco meritocratiche e poco trasparenti. In realtà i veri problemi del sistema sono due: il primo è stato causato dal ministero.

Per quale ragione?
La legge relativamente alla parte sui concorsi era estremamente semplice, ma il ministero, come spesso accade, decise di introdurre una serie di ulteriori requisiti ai fini dei giudizi di idoneità, complicando le cose. Proprio quei requisiti sono tra l’altro oggi contestati da molti ricorrenti. Requisiti che sono frutto di scelte politiche dei ministri che si sono susseguiti: Gelmini, Profumo, Carrozza. Per cui vi sono responsabilità politiche sulle attività regolamentari che hanno complicato una legge che in origine era molto chiara.

Il tutto inserito in un quadro-Paese economicamente in difficoltà: come valuta questo elemento?
O ci rendiamo conto tutti, dal calzolaio al politico, passando per il professore universitario o il medico, che si dovrà modificare il proprio modo di comportarsi oppure ancora una volta eviteremo di certificare che il sistema-Paese è marcio. In Italia abbiamo esponenti politici che non si dimettono nonostante rinvii a giudizio o addirittura condanne definitive, e vengono poi regolarmente rieletti. Siamo un Paese in cui spesso affiora una mentalità di tipo mafioso che tocca tutte le professioni e che privilegia sempre i rapporti di amicizia, colleganza, parentela. In una siffatta cornice, nessun sistema concorsuale potrà garantire che il merito sia al primo posto.

Come uscirne dunque?
A parte rivedere i valori che reggono la vita collettiva, occorre innanzitutto rivedere le regole introdotte dal ministero: più complicate sono, più direttive si emanano, più condizioni devono essere rispettate e maggiori saranno i ricorsi, come osservai quando ero relatore della legge 240.

Sulle regole dell’abilitazione nazionale, il ministro propone commissioni permanenti per le varie discipline. E’ lo strumento corretto per impedire le migliaia di ricorsi?
Bisognerebbe comprendere come saranno composte le commissioni. Certamente va evitato che qualcuno faccia parte per più concorsi della stessa commissione. In ogni caso con il tema dei ricorsi non centra nulla.

twitter@FDepalo

 

Ecco cosa penso del progetto Giannini sui concorsi universitari

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