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La pace è stata, ancora una volta, la parola magica per vincere le elezioni presidenziali in Colombia. Ieri il presidente Juan Manuel Santos ha vinto al secondo turno contro Óscar Iván Zuluaga. Rispetto alla prima tornata, questa volta ha conquistato il triplo dei voti nella Capitale e nei tre dipartimenti sulla costa. La campagna elettorale è stata incentrata sul processo di pacificazione interna e su un Paese unito.

LA FORMULA MAGICA

Come ricorda il settimanale colombiano Semana, la prima volta che “la pace” è stata protagonista di una campagna elettorale era nel 1982, quando Belisario Betancur, dopo tre mesi al governo, aveva offerto un’amnistia ai guerriglieri colombiani in cambio della deposizione delle armi. Anche Andrés Pastrana nel 1998 era riuscito ad arrivare alla presidenza quando, grazie all’assessore Víctor G. Ricardo, si fece scattare una foto con il capo delle Farc, Tirofijo. Álvaro Uribe, invece, più che sulla pace aveva centrato il suo discorso sulla fine delle Farc.

LA STRATEGIA DI SANTOS

Dall’inizio della campagna elettorale, Santos aveva messo in chiaro che lo slogan sarebbe stato “Uniti per la pace”. E bisognava crederlo vista la sua coalizione: “La U”, “Liberal” e “Cambio Radical” per sostenerne la candidatura e supportare il processo di pace.

Ecco un grafico con i risultati elettorali per stati

colombia risultati

VENDERE I SUCCESSI

“La pace non era soltanto una buona opzione, ma l’unica formula vincente che aveva Juan Manuel Santos nelle sue mani. Un presidente che vuole essere rieletto ha due opzioni: vendere i suoi successi o vendere sé stesso. Nel caso di Santos, era rischioso centrare la campagna sulla sua figura, visto che l’antisantismo era al 38% ad aprile”, si legge in un’editoriale di Semana.

Un altro fattore determinante per la vittoria di Santos è stato il mea culpa durante i negoziati per la pace a Cuba. Il 6 giugno le Farc e il governo hanno ammesso la loro responsabilità riguardo le vittime del conflitto armato. Un passo in avanti nel processo di pace.

NOMI DI PESO

Ad aprile la campagna di Santos è arrivata al punto più critico. Come quattro anni fa, quando il presidente sembrava essere dietro all’ondata verde del candidato Antanas Mockus, la stessa formula lo aiutò a recuperare consenso. Questa volta, a 10 giorni dal primo turno, Santos ha deciso di incorporare nel suo team personaggi celebri in Colombia: l’ex-presidente César Gaviria, il candidato alla vicepresidenza Germán Vargas, Rafael Pardo, Gina Parody e David Luna.

LA MACCHINA ELETTORALE

Una idea vincente di Santos è stata concentrarsi non solo sulla pace, ma nel messaggio: “Con la pace facciamo di più”, affiancando cifre come i 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro e la costruzione di 1,2 milioni di abitazioni. Inoltre, una grande macchina elettorale ha aiutato il presidente: mentre nel primo turno Santos ha ottenuto 951mila voti in sette dipartimenti sulla costa, tre settimane dopo i voti sono saliti a due milioni.

LA VITTORIA DEL DISINCANTO

Ma la vera vincitrice delle elezioni di ieri in Colombia è stata l’astensione. Secondo il quotidiano El Pais, dei 33 milioni di elettori, ai seggi elettorali si sono presentati soltanto in 16. Negli ultimi sedici anni, l’affluenza non ha mai superato il 49%. Il disincanto dei colombiani verso la loro classe dirigente è arrivato al punto massimo durante il primo turno di queste elezioni.

Gli abitanti di Barú, un’isola di fronte a Cartagena de Indias, hanno deciso anche questa volta di non votare. “Senza acqua, strade ed istruzione, Barú non partecipa alle elezioni”, si leggeva su alcuni cartelloni.

Ecco la prima parte del discorso di Santos dopo la vittoria elettorale

Colombia, così Juan Manuel Santos ha rivinto le elezioni

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