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Come annunciato alla vigilia, il voto in Germania è stato tranquillo e non ha riservato particolari sorprese. Con un’affluenza in lieve aumento (48% contro il 43% della precedente tornata del 2009), la Cancelliera tedesca è riuscita a mantenere più o meno stabile la sua CDU (30%), pur dovendo subire una forte battuta d’arresto da parte degli alleati della CSU, il partito cristiano-sociale bavarese, bloccatosi al 5,3%.

I socialdemocratici, invece, alleati della signora Merkel nella grande coalizione, risorgono (27,2%), migliorando di ben sei punti percentuali la prestazione di cinque anni fa, quando avevano toccato il minimo storico.

Lieve calo anche per i verdi (10,7%), che tuttavia tornano un partito a due cifre, dopo il crollo subito alle politiche di settembre. Disastro invece per i liberali dell’FDP, che dopo il già insoddisfacente 4,8% delle elezioni federali, affondano ora al 3,4%.

In crescita, invece, l’Alternative für Deutschland (AfD), il partito dei professori e dei giornalisti anti-euro che tocca il 7% e agguanta quasi Die Linke (7,4%). Per gli euroscettici si tratta di un trionfo. Anche la Germania ha per la prima volta una formazione apertamente anti-UE rappresentata nelle istituzioni.

Dal momento che il Tribunale costituzionale di Karlsruhe ha bocciato la soglia di sbarramento, la ripartizione dei seggi al Parlamento europeo avverrà su tutti i partiti presentatisi che abbiano raggiunto una quota minima di circa lo 0,5%. Ottengono quindi ciascuno un seggio: i neonazisti dell’NPD, la lista civica euroscettica dei Freie Wähler, il partito pirata, il partito ecologista bavarese, il partito animalista e il partito goliardico Die Partei.

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