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Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali

La Cina è oggi il maggiore consumatore di energia al mondo, il principale importatore di petrolio, nonché il primo emettitore di gas serra. Circa il 70% dell’economia cinese è alimentato dal carbone.

Le conseguenze ambientali sulla salute di questa impressionante crescita si sono manifestate con chiarezza negli ultimi anni: le cosiddette “apocalissi dell’aria” in molte città, gli scandali sui raccolti e le falde acquifere contaminati, l’abbassamento delle aspettative di vita e le morti premature tra la popolazione evidenziati da recenti studi sono gli esempi più lampanti.

Preoccupata da questi problemi, e dalla potenziale instabilità sociale, la leadership cinese ha adottato misure eccezionali per combattere il degrado ambientale. Nel 2009, al vertice sul clima di Copenaghen, la Cina si è impegnata a ridurre del 40-45% l’intensità di carbonio e a raggiungere l’obiettivo del 15% del consumo totale di energia ottenuta da combustibili non-fossili entro il 2020.

DODICESIMO PIANO QUINQUENNALE
Il dodicesimo piano quinquennale (2011-2015) ha confermato questa nuova direzione enunciando una strategia generale di sviluppo low-carbon: il piano abbozza i contorni dei primi mercati per i crediti di emissione, colloca le nuove energie, la conservazione dell’energia, la protezione ambientale e i veicoli a energia pulita tra le sette “industrie strategiche” sostenute dal governo, e – soprattutto – si pone come obiettivo un tasso di crescita del Pil più basso (7%), con un minore utilizzo di energia.

Quali risultati sono stati finora ottenuti?

Dall’entrata in vigore del piano: a causa della più moderata crescita economica, la domanda di energia della Cina è cresciuta solo del 3,9% nel 2012 – il tasso di crescita più basso del decennio -, diminuendo così l’intensità energetica del 3,6%. L’emissione di CO2 è aumentata del 3,2% nel 2012 rispetto ad un aumento del 9,3% nel 2011, riducendo l’intensità di carbonio del 4,3%.

Inoltre, l’offerta di energia da combustibili non fossili è aumentata di circa il 9%, grazie alla crescita del volume di elettricità generata da centrali eoliche e idroelettriche. In aggiunta, dal giugno 2013, la Cina ha lanciato esperimenti-pilota di mercati delle emissioni a Shenzhen, Shanghai e Pechino.

Articolo pubblicato su OrizzonteCina, rivista online sulla Cina contemporanea a cura di Torino World Affairs Institute e Istituto Affari Internazionali.

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Cao Yuè è research assistant, T.wai.

L’apocalissi dell’aria cinese

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