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I negoziati per il Ttip, l’accordo di libero scambio da realizzare tra Stati Uniti e Unione europea, proseguono nonostante gli intoppi.

LE DIVERGENZE

Ad allontanare per il momento l’accordo – atteso tanto a Bruxelles quanto a Washington per i riverberi positivi che avrebbe su Pil e nuova occupazione – sono alcuni dubbi su come unire i sistemi regolatori e legislativi delle due sponde dell’Atlantico in modo da promuovere la coerenza e la cooperazione, approfonditi dal mensile Formiche nel numero di giugno.

Entrambe le parti ammettono che ci sono alcuni aspetti da non sottovalutare e approfondire, come il tenere conto delle diversità delle reciproche economie, sia per le tipicità delle imprese (grandi aziende negli Usa e Pmi in Europa), ma anche per le peculiarità di alcuni settori, agricoltura in testa.

UNIONE D’INTENTI

Tuttavia c’è sostanziale convergenza sulla necessità di chiudere quanto prima la partnership transatlantica, che secondo alcune ricerche indipendenti potrebbe far aumentare l’economia europea di 120 miliardi di euro; quella americana di 90; quella del resto del mondo di 100.

Il Ttip – che in Italia sarebbe visto con favore anche da Confindustria, – ha per gli Stati Uniti un’importanza strategica. Da un lato la crisi ucraina, dall’altro la necessità di contenere quanto prima l’esuberanza cinese (una strategia di cui fanno parte sia il Pivot to Asia, lo spostamento del baricentro geopolitico di Washington in Far East, sia il Ttp, il trattato commerciale “gemello” che gli Usa promuovono con i Paesi asiatici, Pechino esclusa), hanno convinto il presidente Barack Obama ad accelerare.

I PASSI VERSO L’ACCORDO

E anche l’Europa e il nostro Paese ne discutono. Il Cesp, Centre for European Policy Studies ha recentemente prodotto un report sul tema realizzato per la Commissione di Bruxelles, mentre il 18 giugno scorso se n’è parlato alla Camera dei Deputati in un convegno organizzato dalla Fondazione Ego, con il patrocinio della Amcham Italy, alla presenza del viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e di Kathleen Doherty, vice Capo missione dell’Ambasciata Usa in Italia e di altri ospiti.

Non ci sono per il momento tempi certi di scadenza, né una timeline definita, almeno ufficialmente. Come da prassi rodata si preferisce non sbilanciarsi, ma l’impressione è che da parte di stakeholders e Istituzioni ci sia un forte impegno – almeno oltreatlantico – per chiudere i negoziati entro la fine del 2015.

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