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Da crisi nazionale e regionale, la tensione in Ucraina rischia di allargarsi prendendo i connotati di un conflitto su vasta scala.

La tensione è alle stelle dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato di essere pronto ad intervenire con le truppe già in Crimea, mentre i militari ucraini passano in massa dalla parte delle autorità locali filorusse ed a Sebastopoli l’esercito di Mosca avrebbe assaltato un reparto della Marina militare di Kiev.

L’oggetto del contendere non è più la sola penisola, al controllo della quale la Russia sembra ad ogni modo non voler rinunciare – come spiega Felix Stanevskiy, già ambasciatore russo in Italia -, ma riguarda piuttosto la storia e le ambizioni di Mosca.

Da tempo il Cremlino ha inaugurato una stagione di politica estera aggressiva – dalla crisi siriana al negoziato nucleare con l’Iran -, utile a riprendere quota sul piano internazionale e basata sulla consapevolezza che gli Stati Uniti di Barack Obama prediligono un approccio pragmatico e che l’Europa, attraversata da interessi particolari e personalismi, è incapace di esprimere una visione comune, come richiamato in un suo commento dal fondatore di Formiche, Paolo Messa.

LE DICHIARAZIONI DI WASHINGTON
Così, anche questa volta, è toccato agli Usa prendere in mano la situazione, assumendo un atteggiamento critico nei confronti delle mosse militari di Putin e minacciando provvedimenti concreti.
Gli Stati Uniti, ha detto oggi il segretario di Stato, John Kerry (che ha diffuso anche un comunicato stampa per illustrare lo stato della situazione diplomatica), sono “assolutamente pronti” a boicottare il vertice del G8, previsto per il giugno prossimo a Sochi, se la Russia non disinnescherà la gravissima crisi in Ucraina. Intervistato dalla principali emittenti americane, ha ribadito la forte condanna “dell’incredibile atto di aggressione” della Russia che potrà avere “conseguenze molto gravi“. Se la crisi “non verrà risolta in altro modo“, Putin “non avrà un G8 a Sochi“, ha detto ancora Kerry che poi ha aggiunto che il presidente russo “potrebbe non continuare ad essere nel G8 se tutto questo continua“, riferendosi alla minaccia di intervento russo in Ucraina.

UN’ARMA SPUNTATA
Secondo molti osservatori, però, quella della Casa Bianca, desiderosa di non imbarcarsi in un conflitto, sarebbe un’arma spuntata, come rimarca un’analisi a più mani del Washington Post.
Il segretario di Stato americano ha infatti da un lato sostenuto che insieme alla potenziale perdita di investimenti economici stranieri e ad altre sanzioni economiche, l’uscita del Cremlino dal G8 sarebbe un “prezzo pesante da pagare“, definendo la Russia isolata. Dall’altro ha comunque aggiunto che “questa non è una posizione di forza” e che una risposta militare per replicare all’azione russa è improbabile. “L’ultima cosa che chiunque vuole è una opzione militare” ha detto Kerry. “Vogliamo una risoluzione pacifica attraverso i normali processi delle relazioni internazionali“. Parole che rassicurano Mosca e il suo protagonismo, che consta – come sottolinea Carlo Jean in un suo commento su Formiche.net – di un’ampio ventaglio di opzioni.

OBAMA, LE CRITICHE DELLA STAMPA…
Non mancano per questo le critiche dei commentatori al capo di Stato Usa, che dopo i tentennamenti in Siria (e non solo), si trova un’altra volta a dover decidere l’entrata o meno in un conflitto che considera pericoloso, lontano e impopolare. Se è vero che la popolazione vedrebbe di cattivo occhio una nuova entrata in guerra di Washington, sul Time è Michael Crowley a definire la crisi ucrainal’ultimo esempio della limitata influenza globale di Obama“. Per il capo corrispondente di affari esteri del settimanale americano, “da Da Kiev a Kabul al Cairo, il presidente degli Stati Uniti è uno spettatore frustrato“. Putin, invece, aggiunge il giornalista, sembra aver calcolato perfettamente che “la possibilità di una risposta militare degli Usa o della Nato” a una sua invasione “è quasi pari a zero“, vista l’influenza economica ed energetica della Russia sull’Occidente.

…E QUELLE POLITICHE
Critiche anche sul fronte politico e in particolare da quello repubblicano. Putin “sta giocando a scacchi, noi a biglie” ha detto Mike Rogers, deputato del Gop che presiede la commissione Intelligence della Camera dei deputati. Il parlamentare ha accusato Barack Obama di essere ancora una volta troppo debole in una crisi internazionale, e di essere stato messo in scacco dal presidente russo. I russi hanno quindi guadagnato un enorme vantaggio, ha detto Rogers oggi intervistato da Fox News: “credo che sia colpa della posizione ingenua del Consiglio di Sicurezza nazionale e dei consiglieri del presidente che credono che continuando a concedere cose alla Russia alla fine diranno ‘gli Stati Uniti in fondo non sono cattivi’. In questo modo sfuggono completamente – ha concluso – le motivazioni sul perché la Russia fa quello che fa“.

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