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Sviluppo enorme per un Paese che tiene insieme crescita e povertà in un tutt’uno, spesso senza accorgersene. Il Brasile e le risorse energetiche oggetto di studio. Anche quest’anno prende avvio il master di Safe (Sostenibilità ambientale fonti energetiche) in ‘Gestione delle risorse energetiche’ che si concentra sulle nuove opportunità delle fonti energetiche pulite e dell’innovazione. Il nucleo ispiratore per questa 15esima edizione – cui hanno avuto accesso, su oltre 200 candidati, i migliori curricula universitari – è stato il Brasile, la sua crescita ‘verde’ e le enormi potenzialità offerte dal Paese.

E alla presentazione del nuovo corso, insieme al presidente di Safe Raffaele Chiulli, all’ambasciata brasiliana a Roma, l’ambasciatore Ricardo Neiva Tavares parla di “rivoluzione energetica” per il Paese che troppo spesso “nel corso del XX secolo ha visto il suo sviluppo economico ostacolato dalle importazioni di petrolio. Ed ecco allora perché la ricerca di un mix energetico diverso”. Matteo Codazzi, amministratore delegato di Cesi, in Brasile c’è spazio per lavorare sul “problema del trasporto di energia” dal momento che “i grandi bacini di idroelettrico sono molto distanti dai centri di consumo”, una distanza che copre il percorso che va da Lisbona a Mosca. Orazio Privitera, amministratore delegato di RenEn, mette al centro la parola “innovazione”; c’erano anche Alessandro Fiocco, amministratore delegato di Terna plus, e Francesco Starace, amministratore delegato di Enel green power, che ha disegnato quello che il gruppo ha in mente per il Paese latino americano: “Siamo molto concentrati sul Brasile; è un Paese che ha ancora grandi potenzialità”.

“Gli obiettivi europei per la diminuzione dei gas serra del 40% al 2030 sono ambiziosi – ha detto l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini, intervenendo nella parte finale dedicata ad osservazioni più ampie del quadro energetico – Ma come si fa ad arrivare ad un obiettivo del genere senza delle adeguate politiche?”. Per Clini poi, riferendosi al nostro Paese, “in realtà l’obiettivo posto dal protocollo di Kyoto per l’Italia ancora non è stato raggiunto; c’è ancora una certa distanza. La riduzione che c’è stata – spiega – è dovuta soprattutto a causa della crisi”. Il punto fondamentale è che in Europa “ci sono misure molto diverse da Paese a Paese che non hanno permesso di creare un mercato”. Clini, che attualmente è direttore generale al ministero dell’Ambiente, vede nel Brasile degli aspetti molto interessanti: “A San Paolo stiamo lavorando per rafforzare o creare sistemi di generazione distribuita che valorizzino le fonti rinnovabili e le reti intelligenti”.

Il presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, Guido Bortoni, ha messo in evidenza il problema attuale di “occupazione” e di “ristrettezza economica”, facendo presente le “potenzialità del Brasile”.

Sul protocollo di Kyoto, Clini si riferiva a un recente rapporto della Fondazione per lo sviluppo sostenibile in cui si fa presente come l’Italia vada sempre meglio sul fronte della riduzione della CO2, tanto che nel 2013 il nostro Paese avrebbe tagliato le emissioni del 6% rispetto al 2012. L’Italia prosegue “nel suo percorso virtuoso di riduzione delle emissioni di gas serra e dopo aver centrato e superato nel 2012 l’obiettivo di Kyoto (meno 7,8% rispetto al 1990), nel 2013 ha ridotto le emissioni di un ulteriore 6%”. Nel 2013 le emissioni di gas serra si sono attestate “a 435 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti”.

Ecco come il Brasile balla a suon di risorse energetiche

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