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A noi comuni mortali non è dato di sapere cosa ci sia dietro ad una scelta azzardata, quali siano le ragioni per le quali a distanza di pochi giorni, il monello guascone toscano, diventato controvoglia segretario di un partito di fatto mai nato ma tenuto insieme per anni da una sola ossessione – inutile ricordarla ancora – ha fatto ciò che ha fatto. Come è nell’ordine delle cose e delle vicende terrene, non solo quelle politiche, possiamo solo esprimere opinioni, fare previsioni, dibattere sui giornali, in televisione e sui social: lo spirito e la fantasia – grazie al cielo – non manca alla stirpe italica.

A molti di noi, quei comuni mortali, lo strappo in avanti del Matteo (a proposito, possiamo ancora continuare a chiamarlo confidenzialmente per nome ora che è salito al Colle o dobbiamo iniziare con un rispettoso Sua Eccellenza?) non è piaciuto per i modi ed i tempi con i quali è stato realizzato. Pur essendo il sottoscritto un convinto sostenitore dell’esigenza di avere una personalità di forte temperamento alla guida del governo, di un decisionismo necessario per uscire dalla palude dell’immobilismo stabile, peraltro dovuto più a ragioni di sopravvivenza politica di molte mezzetacche in circolazione per i palazzi romani che a ragioni di interesse nazionale, la prima personalissima reazione è stata quella di inviare a S.E. in pectore un rozzo ma sentito “vaffa” dandogli del bugiardo, in sintesi una vergogna tale da far rimpiangere gli schemi bizantini della prima repubblica dove gli attori nondimeno erano da oscar rispetto a molti degli attuali.

Tutto ciò non perché il governo del povero Letta riscuotesse le mie personali simpatie, tutto il contrario. Quel governicchio frutto di contraddizioni e tenuto in piedi dal virus del poltronismo si è rivelato fin dall’inizio un catorcio inadatto a correre nel gran premio della ripresa e i continui pit stop ne avevano si modificato gli assetti, ma certamente non migliorato le prestazioni. Ma oramai il tutto è preistoria, quindi come diciamo dalle mie parti tiremm innanz  e volgiamo lo sguardo al futuro, senza fermarci in troppe considerazioni sull’etica della politica, sulla democrazia e la sovranità popolare ed il totoministri.

Già, perché il sindaco toscano è salito al Colle al cospetto del capo del Stato che, presumibilmente, gli avrà chiesto come pensa di risolvere le questioni sul tavolo disponendo della medesima maggioranza parlamentare e senza dover cedere ai lacci e lacciuoli che hanno imbrigliato il suo responsabile e pavido predecessore, come ha risolto la questione di un inutile tonno che reclama posti nel futuro esecutivo, di come affronterà la critica interna al suo (?) partito, notoriamente poco abile nelle campagne elettorali ma storicamente imbattibile nel distruggere i propri leader.

Tutte le questioni irrisolte per Renzi premier in pectore

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