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Solo sei anni fa sembrava insediarsi un bipolarismo tra la coalizione di centrodestra guidata da un grande partito, quel PDL che valeva da solo quasi il 38%, e la coalizione di centrosinistra imperniata sul Partito Democratico. La legge elettorale era l’imperfettissimo porcellum a venature maggioritarie.

LO SPAPPOLAMENTO DEL CENTRODESTRA

In soli sei anni la situazione si è così ribaltata: il PDL non esiste più, è tornata Forza Italia e anche Alleanza Nazionale in versione sottoprodotto “Fratelli d’Italia”. Non basta, il centrodestra è diviso in tre parti portatrici di tre pacchetti programmatici e di idee molto diverse tra loro: quella nazionalista e sociale di Fdi-An, quella centrata su pensionati e piccola impresa di Forza Italia, l’elettorato moderato e neo democristiano di NCD.

LO SCENARIO LOCALE

Tutti e tre i partiti portano una diversa linea rispetto all’Europa che è stata il segno evidente della divisione in questa campagna elettorale. Queste forze giocano separate anche nelle competizione per gli enti locali nella maggior parte dei casi determinando di fatto la scomparsa del centrodestra dal territorio. Non è sbagliato quindi affermare che siccome esistono tra centrodestra molto diversi, divisi e “chiusi”, di fatto, non esiste nessun centrodestra agli occhi del Paese.

TSUNAMI RENZI A SINISTRA

A sinistra è cambiato molto eccetto il nome del partito democratico ed il residuo vetero-comunista della lista Tsipras (Sel). Spazzata via la vecchia nomenklatura a colpi di primarie Matteo Renzi e i suoi hanno monopolizzato il PD. La centralità mediatica del Presidente-Segretario è totale e se una minoranza esiste è tale solo nei gruppi parlamentari e nelle stanze del partito. Sempre più persone oggi votano “Renzi” e sempre meno “Partito Democratico”. E’ comunque molto probabile che il PD resti il partito più votato del Paese anche a queste elezioni europee.

VARIABILE GRILLO

A questo si aggiunge la variabile esplosiva del Movimento 5 Stelle: contro tutti e contro tutto, ma soprattutto anti-sistemico. Negli ultimi mesi non sono solo entrati in Parlamento consolidando l’avversità a qualsiasi forma di collaborazione con le altre forze politiche ma hanno avviato un processo di “istituzionalizzazione”: presenza in tutte le assemblee elettive, funzionamento para partitico dell’organizzazione (procedure di espulsione ecc), insediamento nelle aziende municipalizzate, assidua presenza nel sistema radio-televisivo, battaglie core martellanti e continuative, affermazione di un gruppo di leader del Movimento, consolidamento di Grillo come personalità-guida. Dagli ultimi sondaggi il M5S sembra avere una forchetta compresa tra il 23 e il 30% con ottime probabile d’insediarsi elettoralmente molto vicino alla prima forza elettorale del Paese. C’è chi tra i commentatori punta addirittura sul superamento del Partito Democratico. Di fatto il M5S rischia di diventare in salsa terzo millennio ciò che il Partito Comunista è stato nella prima fase della prima repubblica: l’elemento anti-sistema, forte elettoralmente e isolato dalle forze politiche di governo.

IL NODO ELETTORALE

A questo scenario si aggiunge il consultellum: la legge elettorale proporzionale scelta dalla Corte Costituzionale, e questo già dovrebbe esser fonte di religiosa riflessione. Non è certamente utile giocare a fare le previsioni, ma pare istruttivo provare a costruire uno scenario.

IL RISIKO E LO SCENARIO

Cosa succederebbe, e può accadere, se si votasse con questa legge elettorale e con rapporti di forza simili a quelli di oggi? La coalizione al Governo probabilmente resterebbe unita negli intenti di replicare il governo Renzi formando una sorta di “pentapartito”, Berlusconi ha l’interesse di non spegnersi da solo in isolamento e quindi giocherebbe, come fa già oggi, ad essere il partner strategico del Presidente del Consiglio, Fdi-An probabilmente cercherebbe di costituire un MSI 2.0 fuori dal Governo, la Lega Nord continuerebbe a rafforzarsi come forza territoriale anti-governativa, mentre il Movimento 5 stelle farebbe la “grande opposizione” ad un governo di fatto costituito da una coalizione neo democristiana (semplifichiamo e generalizziamo), la sinistra alternativa resterebbe fuori dall’esecutivo e con basse percentuali. Risultato? Il centrodestra come lo abbiamo conosciuto, cioè la grande coalizione che aspiri a governare, non esisterebbe più e Matteo Renzi si accrediterebbe come il vero erede di Silvio Berlusconi tra la maggioranza dell’elettorato moderato. Il Movimento 5 Stelle giocherebbe il ruolo dell’opposizione continua e massiccia contro un sistema che non riesce ad auto-correggersi e sfrutterebbe una crisi economica di cui non si vede la fine.

VERSO UN BIPOLARISMO IMPERFETTO

Grillo e Renzi sembrano occupare tutto il centro della scena e determinare già oggi un “bipersonalismo imperfetto” tra loro stessi e le rispettive forze politiche. Che si propini all’orizzonte un rapido, nuovo, ma schematicamente vecchio, cambio di sistema politico in cui la vittima sacrificale sia l’unità e la forza del centrodestra italiano?

 

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