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Oggi riprende a Siena il processo sul derivato Alexandria che vede alla sbarra Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri, rispettivamente ex presidente, ex direttore generale ed ex responsabile finanza proprietaria del Monte dei Paschi di Siena. L’accusa per tutti e tre gli ex manager di Mps è di ostacolo all’attività di vigilanza: cioé di aver ostacolato il vigilante Banca d’Italia, occultando il famoso “mandate agreement” legato al contratto con Nomura sul derivato. Fabrizio Viola, amministratore delegato di Mps, sostiene che quel “mandate” fu da lui “scoperto” nella cassaforte di Vigni il 10 ottobre del 2012. Cioé era stato nascosto.

Ma cosa dicono i fatti e, soprattutto, le carte? Agli atti del processo è depositato un documento esplosivo: una mail che Valentino Fanti spedisce il 30 ottobre 2012 a Fabrizio Leandri. Fanti è segretario del consiglio d’amministrazione Mps, nonché di Viola e del presidente Alessandro Profumo. Era stato segretario anche di Mussari e del presidente precedente Pierluigi Fabrizi. Insomma: Fanti è un’eminenza grigia nel potere Mps, segretario con ben tre presidenti. Leandri è il capo dell’ispettorato interno della banca e area controlli (audit): risponde a Viola e prima rispondeva a Vigni. E’ un ex Banca d’Italia.

Il giorno prima Leandri ha chiesto a Fanti di sintetizzargli “cronologia eventi ritrovamento copia contratto Alexandria con le date” e qualche ora dopo Fanti gli risponde. E cosa scrive? Che il 20 settembre Bernardo Mingrone, vice dg e cfo nominato da Viola, gli aveva chiesto di verificare se presso la mia struttura risultassero atti e/o contratti con Nomura”. Fanti chiede alla sua struttura se c’era qualcosa di simile riconducibile all’ex presidenza: esito negativo. Poi Fanti scrive di aver invitato Sandra Bartolomei, già segretaria di Vigni (e ora di Viola e Profumo) che a lui risponde di effettuare “una verifica sul protocollo” dell’ex segreteria di direzione. E la segreteria riscontra “nel protocollo dell’ex segreteria di direzione” il “mandate agreement” del 31 luglio 2009 fra Mps e Nomura con una nota “conservato in cassaforte”. Tutte queste carte vanno subito, cioé il 20 settembre, a Mingrone, cioé a Viola. Non solo: perché Fanti ricorda proprio a Leandri di averlo avvertito lo stesso giorno perché “effettuasse una verifica presso detta cassaforte”.

Ricapitoliamo: il mandate era regolarmente protocollato. Quindi bastava cercarlo per trovarlo. Perché nessuno lo ha cercato prima? Viene invece “trovato” solo il 20 settembre. Ma Viola, entrato in carica 6 mesi prima, sostiene di averlo trovato nella cassaforte di Vigni solo il 10 ottobre.

Qualcuno mente, sapendo di mentire. O no?

Mps, una mail esplosiva

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