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Essere di sinistra non sarà una malattia invalidante? Il Pd di Pier Luigi Bersani, nel 2013, pensava di vincere le elezioni, invece è andato molto vicino a perderle. Pur con una maggioranza delle urne risicata (se il Papa non si fosse dimesso per qualche giorno l’apertura delle tv, il Cavaliere rischiava di avere la meglio), il Pd ha incassato il dividendo del Porcellum, ma non è riuscito a combinare una coalizione maggioritaria al Senato, nonostante l’umiliante corteggiamento di quel M5s a cui oggi – alla buon ora – vengono rivolte critiche pesantissime.

Poi c’è stato lo shock del governo delle larghe intese. Per settimane, i militanti hanno occupato le sezioni, protestato in ogni modo, soprattutto quando è scoppiato il caso del voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi, in conseguenza della condanna passata in giudicato e dell’applicazione della legge Severino. Il Pd è stato implacabile. Ha rifiutato all’alleato le richieste più ragionevoli, come quella di un parere sulla retroattività della norma alla Consulta. Poi è venuto lo sfregio del voto palese, imposto con una sostanziale violazione del Regolamento del Senato. Ma la fortuna ha consentito al partito democratico di salvare capra e cavoli: l’esecutivo presieduto dall’ex vice segretario del partito e una maggioranza autosufficiente anche a Palazzo Madama, grazie alla scissione del Pdl.

Tutto lasciava credere che si fosse aperta una nuova fase politica, diversa dal bipolarismo forzato ed inconcludente che ha caratterizzato questa sventurata seconda Repubblica. Poi – ecco la stregoneria che si compie – il popolo del centro sinistra, alle primarie, ha incoronato Matteo Renzi – soltanto un anno prima lo cacciavano dalle manifestazioni – che è riuscito a convincerlo di essere una specie di Giovanna d’Arco in grado di condurlo alla vittoria. Appena insediato in Largo del Nazareno che cosa ha fatto il pulzello fiorentino? Ha rimesso in pista il Cavaliere indicandolo come interlocutore principale delle riforme – a partire dalla nuova legge elettorale – e come co-protagonista di un sistema bipolare maggioritario rinforzato. Ma il diavolo ci ha infilato la coda. Nonostante che il Cavaliere sia stato espulso dal Senato, che sia in attesa di scontare la pena, che sia in procinto di collezionare una sfilza di condanne infamanti, che contro di lui il Senato (come non era mai successo in precedenza) si costituisca parte civile; nonostante che il suo partito (la rinata Forza Italia) non esprima alcuna politica e non abbia un gruppo dirigente diverso da lui, dalla fidanzata e dal barboncino Dudù, il centro destra a trazione Silvio Berlusconi vola nei sondaggi, tanto che lo danno vincente al primo turno oltre la soglia del fatidico 37%.

Perché succede tutto questo? Perché la maggioranza dei nostri concittadini finirà per preferire un ottantenne incartapecorito ad un giovane aitante e spiccio? Noi una risposta ce l’abbiamo. Gli italiani si stanno accorgendo che il sindaco-segretario è solo un parolaio arrogante e sbruffone, che si è circondato di una squadra di ragazzotti senza arte né parte i quali hanno trovato nella politica il modo di mettere insieme il pranzo con la cena. Berlusconi vincerà con la sua strampalata coalizione, piena di vecchi arnesi e disposta a tutto pur di prendere voti, perché gli italiani tra un po’ si renderanno conto che il vero Matteo Renzi è quello imitato da Maurizio Crozza.

Il vero Renzi è quello di Crozza?

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