Skip to main content

Il dibattito sulla legge elettorale, in corso (con toni anche violenti) in questi giorni, ha come obiettivo la “governabilità”. Una volta ottenuta – di dritta, di raffa o di baracca – l’agognata e sospirata “governabilità”, che ne facciamo? Il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, dovrebbe chiederselo. Nei suoi frequenti appelli al suo ‘fraterno’ amico Presidente del Consiglio, Enrico Letta, invita il governo a un cambio di marcia, per accelerare l’attuazione di un programma (i cui lineamenti sono peraltro molto sfumati). Non varrebbe la pena domandarsi se siamo sulla corsia giusta. Accelerando la marcia sulla corsia sbagliata, porta inevitabilmente a uno scontro tanto più forte quanto più si preme il pedale. In questo caso, forse sarebbe meglio la “non governabilità” con pertinente paralisi da ingorgo.

Che l’Italia non sia necessariamente sulla strada giusta paiono suggerirlo due seminari, uno ad inviti (alla Banca d’Italia) tenuto la mattina del 31 gennaio, e l’altro, organizzato dall’Istituto Affari Internazionali (IAI), il 28 gennaio, in una saletta al piano seminterrato di quello che fu il ‘Bottegone’ con la richiesta di massima discrezione.

Specialmente eloquente il primo, articolato su una presentazione del rapporto del Fondo monetario su crescita ed occupazione in Europa, un documento che pochi alti funzionari ministeriali hanno letto e che nessun politico ha sfogliato. Dal testo, e dalla discussione, si traggono queste conclusioni in termini di contenuti da dare alla “governabilità” se la si otterrà:

In primo luogo, nell’UE a 15 (ossia senza contare gli Stati aggiunti con l’allargamento, il debito sovrano è pari all’80% del Pil, ossia allo stesso livello a cui era nel 1945, con un forte aumento rispetto al 1975 (quando era giunto al 20% del Pil). E’ distribuito in modo non omogeneo tra i 15 Stati ma incide sulla crescita meno di quanto non si pensi.

Un vincolo più grave è l’indebitamento delle aziende e delle famiglie (in forte ascesa soprattutto in Italia). Alle prime blocca gli investimenti. Alle seconde i consumi. Il programma per smaltire almeno parte del debito commerciale delle pubbliche amministrazioni con le imprese non pare abbia avuto, sino ad ora, gli esiti sperati. L’impoverimento progressivo delle famiglie rende difficile contare sulla domanda interna.

In questo quadro, non certo positivo, si innescano i problemi della produttività. Nell’UE dal 1945 al 1975, la produttività del lavoro è cresciuta a tassi maggiori che negli Usa; da allora, la tendenza si è rovesciata. Dal 2000, in due Stati UE la produttività ha avuto complessivamente crescita zero: l’Italia (dove la produttività era relativamente bassa) e la Svezia (dove era alta).

Su questo scenario, si pone il problema occupazionale: l’Italia è lo Stato UE a tasso di partecipazione più basso nella forza lavoro di coloro che hanno l’età di lavoro (appena il 65% rispetto al 75% della Spagna ed all’80%) degli Stati Nordici.

L’export è stato l’elemento dinamico della crescita, ma lo sarà in futuro dato il rallentamento dello sviluppo in numerosi mercati “emergenti” e dato che siamo lontani dell’”hub” europeo la Germania e siamo tardivi nel collegarci con il resto d’Europa (leggi “Tav”).

Da questo quadro emerge chiaramente l’esigenza di porre l’accento sullo smaltimento del debito privato (imprese, famiglie)  sull’aumento della produttività, sulle infrastrutture che, nel breve periodo, contribuiscono all’occupazione e nel lungo al rendimento di tutti i fattori di produzione, e su un programma “comprehensive” per l’occupazione (lo è il Jobs Act?).

A conclusioni per certi aspetti analoghe si giunge dalla lettura del documento sul debito sovrano del Centre for International Governance Innovation – quello discusso nel sottoscala del “Bottegone”. Viene proposto un modo non necessariamente innovativo – negoziare ristrutturazioni sulla base di clausole di azione collettiva – invece di continuare a sperare in un’unione bancaria europea, non solo piena di buchi ma in effetti affossata questa settimana dal Parlamento Europeo (EP). E di cui si riprenderà a discutere tra diversi mesi, dopo la formazione del PE (e dei suoi organi) scaturente dalle elezioni di fine maggio.

Che cosa si dice dell'Italia in Bankitalia e al Fondo monetario internazionale

Il dibattito sulla legge elettorale, in corso (con toni anche violenti) in questi giorni, ha come obiettivo la "governabilità". Una volta ottenuta – di dritta, di raffa o di baracca – l’agognata e sospirata "governabilità", che ne facciamo? Il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, dovrebbe chiederselo. Nei suoi frequenti appelli al suo ‘fraterno’ amico Presidente del Consiglio, Enrico Letta,…

Ripensando (a) Foucault

Alfonso Berardinelli, su "Il Foglio", concludeva così una sua riflessione: "Secondo me, demolire le false fedi non è deprimente, è tonificante, perché una volta sgombrato il campo ognuno è lasciato a se stesso e può credere in quello che vuole": già, è così, ma non per tutti: c'è chi ha bisogno di una fede quale che sia, e non vuole…

Veltroni, Floris e Pizzul festeggiano la Rai. Le foto di Pizzi

Tanti i volti del presente e della storia della Rai ieri al Complesso del Vittoriano. Il servizio radiotelevisivo pubblico festeggia i novant’anni dalla nascita della radio e i 60 della televisione con la mostra “1924-2014. La Rai racconta l’Italia”. L’inaugurazione ha visto la presenza del presidente Rai Anna Maria Tarantola e del direttore generale Luigi Gubitosi. Volti storici come Sergio Zavoli, Piero Angela, Bruno…

Il caos a 5Stelle: dall'IMU a Bankitalia, quante bufale

Che cosa è la democrazia? La democrazia è un metodo per prendere decisioni collettive ed ha una natura "procedurale" si può dire: esistono procedure concordate (tacitamente ed esplicitamente) con cui si prendono decisioni, si organizza una discussione e si attuano delle regole, il rispetto di queste regole e procedure è premessa per il funzionamento della democrazia. Colgo questa definizioni dalla voce…

FCA, uno schiaffo ai sindacalisti alla Landini

La decisione è storica. La scomparsa della Fiat che rinasce sotto la sigla Fiat Chrysler Automobiles (FCA), con sede legale in Olanda e sede fiscale a Londra, dimostra che fare impresa in Italia è diventato quasi impossibile. Causa una complicatissima legislazione sul lavoro, un fisco che aggredisce e colpevolizza chi produce, un mondo sindacale che vive di rendita ideologica anacronistica…

Perché i Jobs Act non servono a creare lavoro

La pubblicazione del dato Istat di dicembre su occupati e disoccupati consente di tirare qualche consuntivo sul deterioramento del mercato del lavoro nell’ultima recessione. Tra l'avvio della caduta produttiva nel secondo trimestre 2011 e il quarto trimestre 2013, quando presumibilmente il PIL è tornato a crescere, la flessione netta di occupati è stata di oltre 670 000 di unità. Dato…

Ecco come i 5 Stelle si dividono sull’impeachment a Napolitano

I toni restano molto concitati. L’escalation di protesta dei 5 Stelle in Parlamento ha aizzato il popolo grillino, anche sulla rete. Ci si confronta, o meglio scontra, sull’opportunità delle ultime iniziative grilline, dalla bagarre in Aula alla messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica, fino al passo indietro chiesto a Laura Boldrini. E insieme alla condanna unanime di…

Senza un ‘populismo progressista’ l’Europa è spacciata

Le elezioni europee sono alle porte: 22-25 maggio 2014. Il danno provocato all’immagine dell’Europa dalle politiche europeiste neoliberali di gestione della moneta, della fiscalità, del bilancio e dell’austerità per contenere il debito pubblico, fa presagire che l’astensione e la polarizzazione potranno prevalere. Già nelle ultime elezioni europee del 2009 l’affluenza era stata del 43,09%, arenandosi al minimo storico da quando…

Così ho salvato la Fiat dall'estinzione. La testimonianza di Marchionne, rottamator cortese

Autorità, Signori e Signore, Buongiorno a tutti. Desidero ringraziare tutto il Consiglio Regionale dell’Abruzzo per il riconoscimento che avete deciso di conferirmi. Grazie, in particolare, al Presidente Pagano, anche per le sue parole di introduzione. Lasciatemi dire, però, che sono così tanti i meriti che voi oggi attribuite a un uomo solo. Ma nulla di ciò che la Fiat è…

Chi è Michael Rogers, il nuovo direttore dell'Nsa

Come preannunciato il 27 gennaio, il Pentagono ha nominato l'ammiraglio di squadra navale Michael Rogers (nella foto), 53 anni, attuale comandante della cyber sicurezza della Us Navy, a capo della National Security Agency e del comando di tutte le difese unificate contro i cyber attacchi. Rogers, esperto di codici, sostituisce il generale di squadra aerea Keith Alexander e costituisce la…

×

Iscriviti alla newsletter